A Torino

Anche Mohamed Shahin condanna l’assalto a La Stampa: 34 identificati nella protesta per l’espulsione dell’imam

Il blitz nella giornata dello sciopero dei giornalisti. La moschea dell'imam: "Grave intrusione, prendiamo le distanze". Polemica per le parole di Albanese

News - di Redazione Web

1 Dicembre 2025 alle 18:13

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Il ministro della Cultura Alessandro Giuli in visita alla redazione de La Stampa. Torino, Italia – 1 Dicembre 2025 – Cronaca – (Foto Andrea Alfano/LaPresse) Italian Culture Minister Alessandro Giuli visiting La Stampa headquarter. Turin, Italy – 1 December 2025 – News – (Photo Andrea Alfano/LaPresse)
Il ministro della Cultura Alessandro Giuli in visita alla redazione de La Stampa. Torino, Italia – 1 Dicembre 2025 – Cronaca – (Foto Andrea Alfano/LaPresse) Italian Culture Minister Alessandro Giuli visiting La Stampa headquarter. Turin, Italy – 1 December 2025 – News – (Photo Andrea Alfano/LaPresse)

Sono almeno 34 le persone identificate per l’assalto alla sede del quotidiano La Stampa a Torino. Tra questi ci sarebbero alcuni attivisti del centro sociale Askatasuna e dei collettivi studenteschi Collettivo universitario autonomo e Kollettivo studentesco autorganizzato, riconducibili sempre al centro sociale. In corso le verifiche della Digos di Torino. L’assalto si è consumato nel pomeriggio di venerdì 29 novembre, proprio nella giornata dello sciopero nazionale della categoria. A fine settembre un altro assalto si era verificato all’Italian Tech Week, organizzata dallo stesso editore de La Stampa, Exor. Lo stesso imam, la cui espulsione aveva ispirato la mobilitazione, ha condannato l’assalto: ci si dovrebbe chiedere quanto un’azione del genere possa far bene alla causa palestinese e a quella dello stesso Mohamed Shahin.

Alcuni manifestanti si sono staccati dal corteo principale, hanno scavalcato i cancelli della sede del quotidiano, lanciato fumogeni, scaricato letame sulle scale, strappato le telecamere esterne di videosorveglianza. La redazione è stata vandalizzata, le immagini hanno raccontato di pile di giornali, agende, libri buttati in disordine per terra e sulle scrivanie. Caos completato dalle scritte a spray sui muri. “Palestina Libera”. “Giornali complici di Israele”. “Free Shahin”. “Stampa complice di Genocidio”. La protesta era scattata per protestare contro la revoca del decreto di espulsione per un imam di Torino.

Shahin ha 47 anni, egiziano, imam della moschea di San Salvario, il quartiere dove si trova la sede del quotidiano. È detenuto dallo scorso 24 novembre in un Cpr di Caltanissetta in attesa di espulsione. È accusato di avere posizioni radicali per aver definito in un comizio di inizio ottobre, gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 che avevano provocato la reazione militare di Israele, come un atto di resistenza. Aveva ritrattato ma non era bastato. Proprio venerdì la Corte d’Appello di Torino aveva convalidato il trattenimento.

 

 

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Questo giornale aveva raccolto la voce dell’avvocato Gianluca Vitale: “Intanto da noi esiste ancora la libertà di manifestazione del pensiero; poi per il reato di istigazione si apre un procedimento penale qui, non si interrompe la vita di una persona che non ha più legami con l’Egitto, che ha una propria vita personale e familiare qui. Da ultimo c’è un totale disprezzo dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che proibisce l’espulsione in un Paese in cui si rischia di essere sottoposti a trattamenti inumani e degradanti. Ma evidentemente queste tre motivazioni non sono ritenute sufficienti”. Shahin è residente in Italia da 20 anni, è padre due figli minorenni nati qui, spesso coinvolto nelle organizzazioni delle mobilitazioni per la Striscia di Gaza e per la Palestina. Ha chiesto protezione internazionale non essendo il Paese d’origine, l’Egitto, in quanto considerato oppositore del Presidente Al Sisi.

“Abbiamo anche un bottone di sicurezza che chiude le porte tagliafuoco – ha spiegato il direttore del giornale, Andrea Malaguti, all’ANSA -, ma non l’abbiamo usato, evidentemente non abbiamo fatto in tempo. Hanno gridato ‘giornalista terrorista, sei il primo della lista’ e a uno che ha provato a riprenderli anche ‘giornalista, ti uccido’. Insomma c’era questa aggressività molto esplicita, anche se poi avrebbero potuto fare un sacco di danni in più, perché lì c’erano computer, che invece non hanno toccato”. Lo stesso quotidiano oggi ricostruisce che “il presidio degli agenti del reparto mobile, che in passato era quasi una costante, oggi non c’è. Ci sono gli investigatori della digos, che filmano, ma manca chi impedisce l’assalto”.

L’azione sarà durata 15 minuti in tutto. La redazione era vuota per lo sciopero di giornalisti e giornaliste per il rinnovo del contratto di lavoro scaduto nel 2016 e mai rinnovato. Il prefetto Donato Cafagna ha convocato un Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, parlando di “un salto di qualità nella violenza da parte di questi gruppi antagonisti” e della necessità di “un’attività di prevenzione forte e coordinata”. È stato deciso, ha reso noto, di “rafforzare il presidio anche in forma fissa, in particolare alla Rai e a La Stampa, e in maniera dinamica ad altri obiettivi” precisando che ieri “c’era un disegno violento, che non apparteneva alla manifestazione principale”.

 

 

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L’assalto ha raccolto condanna da tutto l’arco parlamentare, destra, sinistra, centro. Solidarietà all’organo di informazione anche da parte del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dai presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, dalla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dalla segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, e dal presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, oltre che da parte delle istituzioni locali, il sindaco Stefano Lo Russo e il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio.

Anche lo stesso Shahin ha espresso condanna per l’azione violenta. “Piena solidarietà per la grave intrusione avvenuta presso la sede del giornale – si legge in un comunicato della moschea di via Saluzzo – La nostra comunità prende con assoluta chiarezza le distanze da quanto accaduto e ribadisce la propria contrarietà a ogni forma di protesta che ricorra alla violenza o al danneggiamento, pratiche incompatibili con i valori che da sempre guidano la nostra moschea e il nostro impegno nella società civile”.

A scatenare polemiche le dichiarazioni di Francesca Albanese, relatrice speciale dell’ONU sui territori palestinesi occupati, che pur condannando l’attacco ha osservato: “Al tempo stesso sia anche un monito alla stampa per tornare a fare il proprio lavoro”. Posizione confermata anche in serata, dal palco del corteo pro-Pal a Roma, dal quale ha aggiunto come ”non c’è stato nessuno scivolone, vergognatevi. Tutto quello che ho detto e che continuo a dire è che condanno la violenza e condanno l’attacco a La Stampa”. Oggi il ministro della Cultura Alessandro Giuli ha visitato la redazione.

 

 

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1 Dicembre 2025

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