Le dichiarazioni del ministro
Le chiacchiere da bar del ministro Nordio
Lo Stato che decida per schemi quale delle due parti abbia ragione nella relazione sessuale avvelenata può rivelarsi un congegno assai pericoloso.
Politica - di Ammiraglio Vittorio Alessandro
Nell’ultimo film di Luca Guadagnino (After The Hunt, 2025) un giovane docente in corsa per una cattedra universitaria è accusato di stupro, proprio alla vigilia del concorso, da una dottoranda nera. L’impalcatura universitaria e il resto intorno accolgono per buona l’accusa – come una molla in tensione, come un congegno predisposto – ed anche la migliore amica del giovane professore (una collega, che è poi la protagonista del film) offre credito alla studentessa.
Il film, bello e scomodo, conduce alla considerazione che anche l’ipotesi della sopraffazione più plausibile andrebbe considerata con molta attenzione, e mai a partire da pregiudizi. Come quello, per esempio, sentenziato in questi giorni dal ministro Nordio secondo cui, “poiché la natura ha dotato i maschietti di una forza muscolare maggiore”, è venuta a determinarsi “una sedimentazione difficile da rimuovere perché si è formata in millenni di sopraffazione”. Certo senso comune, buono soltanto per una chiacchierata al bar e con i diminuitivi “maschietti” e “femminucce” a smorzare la radicalità dell’affermazione, ci riporta alle lontane raccomandazioni dei nonni da noi regolarmente trasgredite. Nel frattempo qualcosa è successo e, forza muscolare o no, i ruoli di genere sono cambiati profondamente.
Quello maschile, in particolare, ha perso consistenza e identità, e temo che proprio tale evanescenza sia causa di molti comportamenti violenti contro le donne: non la maggiore forza muscolare in sé, ma la sciagura di volerla spendere al posto di una scomparsa solidità. Mi sembra che pochi ci si raccapezzino, e amministrare la giustizia in materia non sarà affatto semplice, soprattutto con un viatico come quello impresso dal ministro. Lo Stato che decida per schemi quale delle due parti abbia ragione nella relazione sessuale avvelenata (qualora non manifestamente violenta, ma soltanto non paritaria) può rivelarsi un congegno assai pericoloso.
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Quando nacque il secondo canale della Rai – scopro da Internet che era il 1961 – mio padre si arrampicò sull’antenna televisiva e montò un segnavento. Non c’entrava nulla con RaiDue, ma qualche vicino pensò che quella fosse la nuova antenna: allora tutto sembrava un po’ magico, e sbarravamo gli occhi per nulla. Qualche anno dopo, ma non so esattamente quando – su questo Internet non ha saputo soccorrermi -la Rai introdusse un triangolino bianco che appariva, intermittente, in alto a sinistra sul Programma Nazionale (allora Raiuno si chiamava così, ma senza enfasi) quando sul Secondo Canale iniziava un programma. Durò poco, quanto basta perché sempre mio padre convincesse una nipote che, qualora avesse visto un triangolino sullo schermo, sarebbe stato segno che il televisore stava per rompersi.
È una storia lontana lontana: avevo i calzoncini e, insieme ai guai, respiravamo tanta innocenza. Sarei contento se i canali Rai, e tutti quelli che dalla televisione nazionale discendono – anche solo per differenziarsene – mandassero in onda un triangolino, nero questa volta, per la morte delle gemelle Kessler. È successo oggi e si parla già tanto delle loro gambe dada-umpa, del mistero della gemellarità, della morte organizzata e condivisa da due vecchiette. A me, che quasi non vedo più la televisione, piacerebbe comunque sapere del triangolino nero, mentre celebro, dentro di me, la complicata innocenza attraversata da bambino: il sabato de La notte è piccola per noi” in cui mi era concesso di fare la notte davvero un pochino più piccola.