Domenica urne aperte

Regionali in Campania, Puglia e Veneto: a destra e a sinistra, la sfida è tutta interna alle coalizioni

In Veneto Salvini deve recuperare 17 punti di svantaggio rispetto a FdI (o la Lega dovrà rassegnarsi al rulo di gregario). Decaro sogna un ruolo centrale nella politica nazionale, cerca un plebiscito: il suo nemico è l’astensionismo. La Campania è il vero test per il campo largo

Politica - di David Romoli

22 Novembre 2025 alle 16:00

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Foto Palazzo Chigi/Filippo Attili /LaPresse
Foto Palazzo Chigi/Filippo Attili /LaPresse

Domenica e lunedì si vota e le regioni alle urne sono tutte di notevole peso: Campania, Puglia, Veneto. Tutte le forze politiche in campo si giocano parecchio in una tornata che peserà molto sul prosieguo, ma la circostanza si distanzia dalle innumerevoli precedenti per due elementi precisi. Il primo è che la sfida non si combatterà soprattutto sul piano della vittoria nelle urne come d’abitudine.

Stavolta l’esito è già certo in due regioni: nel Veneto la vittoria della destra e in Puglia quella della sinistra sono giustamente date per assodate e con ampio margine. La terza è solo lievemente più incerta: il vantaggio del centrosinistra sembra comunque nettissimo. Dunque la partita si giocherà su piani diversi dal solito. Il secondo elemento anomalo è che la conta dei voti di lista e di quelli mancanti, cioè astenuti, si rifletterà non sui rapporti tra i poli contrapposti ma su quelli all’interno delle due coalizioni.

In Veneto il leghista Stefani vincerà a man bassa e non sarà una sorpresa per nessuno. Ma la posta in gioco per Salvini è molto più alta: deve recuperare i circa 17 punti di svantaggio che distanziano FdI dalla Lega, deve superare i tricolori o almeno pareggiare. In caso contrario sarà la dimostrazione inoppugnabile della fine della centralità della Lega nelle regioni del nord, nelle sue stesse roccaforti e gli effetti non tarderanno, nel breve e nel lungo periodo. Con una Lega battuta dal partito di Giorgia il presidente leghista sarà attorniato da assessori tricolori, tali e tanti da farne quasi un governatore di rappresentanza. Senza il recupero netto del Carroccio le residue e già esigue speranze di non consegnare la Lombardia a FdI svaniranno. Ma soprattutto il partito di Salvini dovrà rassegnarsi a un ruolo gregario, anche nella composizione delle liste per le prossime elezioni politiche se non cambierà la legge elettorale.

In Puglia Decaro vincerà a man bassa. I sondaggi ipotizzavano qualche settimana fa uno scarto nell’ordine di alcune decine di punti percentuali. Ma Decaro ha altre e alte ambizioni. Considera la presidenza della Puglia come il trampolino di lancio per un ruolo centrale nella politica nazionale: prima nel Pd, in competizione diretta con Elly e la sua gestione sbilanciata a sinistra, e in seguito perché mettere limiti alla Provvidenza? Ma per coltivare quei sogni una vittoria schiacciante su una platea ridotta all’osso non basterebbe. Il nemico di Decaro è l’astensionismo, perché per corroborare i suoi progetti e le sue ambizioni ha bisogno di un plebiscito degno del nome, cioè su elettorato di dimensioni significative.

La Campania è il vero banco di prova del Campo Largo, la piazza nella quale si verificherà se gli elettorati del Pd e dei 5S sono compatibili o se per una parte non insignificante di quegli elettorati l’abbraccio è tanto scostante di impedire di uscire di casa per andare a votare. Saranno conti da farsi col bilancino. Peserà lo scarto tra le due coalizioni, l’esito delle singole liste nel fronte che sostiene Roberto Fico, le dimensioni dell’astensionismo. Ma se l’esito non confermerà le attese dei leader del Campo, se la vittoria sarà di misura e l’astensionismo punirà in modo troppo pesante il Pd, i 5S o entrambi, lo scossone imporrà quanto meno alcune correzioni di rotta. La Campania è anche l’unica regione al voto che presenti un margine, sia pur esiguo, di incertezza. Se Fico dovesse essere sconfitto dal contendente Cirielli, sottosegretario agli Esteri targato FdI, la conseguenza sarebbe secca: il funerale del Campo Largo.

Dato il vantaggio di cui, almeno nelle previsioni, gode il centrosinistra nelle due regioni meridionali chiamate alle urne, potrebbe esserci una conseguenza in più del voto dei prossimi giorni, e di quelle determinanti. Se il Campo dovesse vincere con 10 o più punti percentuali di vantaggio, come è probabile in Puglia e possibile in Campania, la proiezione sulle elezioni politiche con questa legge elettorale sarebbe da allarme rosso per la destra: potrebbero non prendere neppure un seggio nella quota maggioritaria e significherebbe rischiare forte di perdere le elezioni politiche. Dunque se quello scarto di 10 punti ci sarà in entrambe le regioni, cambiare la legge elettorale eliminando i collegi, sarà per Giorgia Meloni non più un’opzione ma un obbligo.

22 Novembre 2025

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