Olimpiadi di Parigi 2024

La differenza tra la nazionale degli indipendenti e quella dei rifugiati: il simbolo Ain sulla bandiera e la prima medaglia della storia

Le tenniste russe Mirra Andreeva e Diana Shnaider hanno disputato la finale olimpionica contro le italiane Sara Errani e Jasmine Paolini sotto il vessillo degli atleti indipendenti, Cindy Ngamba è già certa della medaglia di bronzo: quest'ultimo premio che verrà dal pugilato è il primo in assoluto, nella storia, per la delegazione dei Rifugiati

Sport - di Redazione Web

6 Agosto 2024 alle 16:01

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La differenza tra la nazionale degli indipendenti e quella dei rifugiati: il simbolo Ain sulla bandiera e la prima medaglia della storia

Ha scritto l’ennesima storia della sua vita Cindy Ngamba, ma è coincisa con quella della storia delle Olimpiadi. È stata infatti la prima atleta del Team dei Rifugiati a salire sul podio dei Giochi, perché è in semifinale di pugilato e questo vuol dire almeno bronzo. A 25 anni, Cindy può raccontare le sue vicende per un tempo sicuramente più lungo di un’intera Olimpiade. Immigrata avventurosamente da bambina dal Camerun in Inghilterra, attraversa mille vicende fino a quando, a 18 anni, omosessuale dichiarata, decide di non rientrare nel suo paese, dove il suo orientamento sessuale sarebbe un reato. A Parigi 2024, 29 atleti del Team Rifugiati hanno sfilato sulla Senna, in piedi sulla prua della loro barca, tutti vestiti di bianco. Un Team che per tutti è il simbolo della speranza, soprattutto quella che lo sport sia una strada giusta per aiutare concretamente chi, per motivi gravi, è stato costretto ad abbandonare il proprio paese.

Il Team dei Rifugiati alle Olimpiadi di Parigi 2024

Cindy, insieme al fondista Dominic Lobalu, del Sud Sudan, era la favorita del gruppo nella prospettiva di strappare la sospirata prima medaglia, alla terza Olimpiade del Team, che esordì a Rio 2016. Cindy ha battuto sul ring ai quarti l’avversaria, la francese Davina Michel, con un 5-0 che ha chiuso un match dominato, nella categoria dei -75 kg. Entrambe hanno puntato sull’attacco di sinistro nel primo round, ma la maggior mobilità della camerunense ha avuto la meglio. Sarà bronzo, come minimo, Cindy però spera in qualcosa di più. E c’è da giurare che non è tipo da accontentarsi. Nata a Douala, in Camerun, nel 1998, è la sorellina minore di Kenneth. Nel 2007, a 9 anni, la mamma, Gisette, li porta in Francia, mentre l’ex marito è già riuscito a raggiungere l’Inghilterra. Due anni dopo, la donna si rende conto che non ce la fa ad assicurare ai due bambini la sussistenza e la scuola, e decide i spedirli dal padre, a Bolton. Comincia un nuovo periodo difficile per la piccola Cindy, che non ha documenti in regola in Inghilterra, le capita più volte di essere fermata.

Cindy Ngamba

Una volta resta 48 ore in un centro per Rifugiati a Londra. Il padre, che ha la nazionalità britannica, riesce a farla rilasciare ma – nonostante l’aiuto finanziario che le manda la moglie dalla Francia – non porta a termine le pratiche necessarie per regolarizzare i figli. Ngamba non parla inglese e soffre il freddo, la pioggia. È afflitta da bulimia e depressione, in sovrappeso è spesso vittima di bullismo a scuola, per lunghi periodi rifiuta di uscire da casa. Comincia allora a fare sport per perdere peso, incoraggiata dal fratello, che ogni mattina la costringeva a uscire per una corsetta e dopo qualche mese la convince a iscriversi in palestra. Gioca a calcio e diventa poi la prima ragazza a far parte della squadra di boxe locale. Durissimi i primi tempi, con l’allenatore che le impone esercizi durissimi per perdere peso, e solo dopo due anni Cindy può incrociare i guantoni sul ring. A 19 anni, vince il suo primo incontro, nel 2019 diventa campionessa britannica. Vorrebbe rappresentare l’Inghilterra nelle grandi competizioni internazionali ma non può perché priva di nazionalità britannica.

Yulduz e Fariba Hashimi

Dal 2020 ha lo status di rifugiata, si dichiara pubblicamente lesbica e impossibilitata a rientrare nel suo paese, che vieta e reprime tale orientamento sessuale considerandolo un reato. Intanto, prima di vincere la medaglia a Parigi, la prima del Team Rifugiati nella sua storia, si iscrive all’università di Bolton. Studia criminologia e ambisce a diventare detective. C’è stata un’altra storia, agli attuali Giochi Olimpici parigini, che ha caratterizzato il percorso del Team dei Rifugiati. Nella gara di ciclismo femminile alle Olimpiadi di Parigi 2024, verso il finale della sfida, c’è stato anche un momento significativo, che è andato oltre lo sport. Le due sorelle afghane Yulduz e Fariba Hashimi sono state protagoniste di una fuga dal gruppo dopo circa 35 km. Una azione, che si è poi arenata nel finale, che è servita soprattutto a mandare un messaggio di speranza per tutte le donne di un paese tornato sotto la dittatura fondamentalista dei Talebani. Le due ragazze hanno di 24 e 21 anni.

Il team degli Indipendenti: la scritta Ain (Athlète individuel neutre) e la differenza con i Rifugiati

In queste Olimpiadi di Parigi c’è stato un altro team al centro della curiosità dei fan. Una delegazione senza la bandiera di un Paese ma con una scritta: Ain. Il simbolo è un acronimo ed ha questo significato: Athlète individuel neutre (in inglese, Individual Neutral Athlete, ovvero Atleti indipendenti e neutrali). Si tratta di sportivi ‘indipendenti’ che o per scelta o per esclusione da parte del Comitato Olimpico Internazionale (Cio) non possono rappresentare la nazione di appartenenza. Ad esempio, nel match valido per la medaglia d’oro del doppio femminile di tennis, le italiane Sara Errani e Jasmine Paolini hanno sfidato e battuto le atlete russe Mirra Andreeva e Diana Shnaider. Queste ultime hanno gareggiato sotto la bandiera con la scritta Ain perché non hanno potuto rappresentare la Russia Il Cio ha infatto squalificato il Paese del Presidente Vladimir Putin a causa dell’invasione dell’Ucraina. Anche nel 2020, ai precedenti Giochi Olimpici di Tokio in Giappone, la Russia è stata esclusa. Quella volta la squalifica fu causata dallo scandalo provocato dal doping.

6 Agosto 2024

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