Il ricordo della scrittrice
Referendum sul divorzio, Dacia Maraini: “In quel NO suonò la voglia di libertà delle donne”
La scrittrice: “L’Italia che scelse il divorzio era piena di passione e di speranze. La richiesta dei diritti civili era una disperata richiesta di autonomia, di libertà e di dignità. Chi ancora oggi parla di Dio, Patria e Famiglia usa una formula vuota lontana dalla vita vissuta”
Interviste - di Graziella Balestrieri
È il maggio del 1974, e la legge sul divorzio, che dopo mille battaglie aveva visto la luce quattro anni prima e che sembrava aver dato nuova speranza all’idea di vivere in uno Stato che fosse davvero laico, rischiava di finire nel baratro, per via del referendum abrogativo promosso e voluto fortemente dalla DC che aveva in Fanfani l’esponente di spicco e dalla destra di Giorgio Almirante, quel Movimento sociale “Die Hard’, duro a morire, come direbbero gli americani, ancora oggi.
Il referendum non passò, perché l’Italia si rendeva conto che la religione, i valori demo-cristiani non sempre sono in linea con il valore supremo della libertà individuale. L’Italia, quell’Italia del ‘74 che disse di no al regresso, era fatta di passione e di vita, di lotte, di donne e di uomini, operai e intellettuali, casalinghe e dottoresse. La stessa Italia che torna a raccontarci Dacia Maraini, scrittrice, poetessa, attivista, intellettuale, donna.
Donna che ha vissuto con partecipazione e trasporto intellettuale quei giorni. E che provò allora anche un po’ di paura, la stessa paura che si prova davanti al buio, che potrebbe calare di nuovo sul Paese governato dalla destra? Certo, spiega la scrittrice. Potrebbe accadere se la sinistra non fa la sinistra.
Che Italia era a livello sociale quella del maggio 1974?
Era una Italia piena di passione e di speranze.
E a livello politico?
A livello politico c’erano molte contraddizioni. Da una parte la grande voglia popolare di combattere la corruzione e le vecchie convenzioni, dall’altra una furibonda risposta di coloro che vedevano cancellarsi i loro privilegi.
Quanto costò alla Dc e a Fanfani l’aver perso un referendum che era stato fortemente voluto da loro?
Questa sconfitta fa parte del conflitto, direi quasi una guerra civile che ha portato a gesti di violenza per me inaccettabili .
Una figura come quella di Marco Pannella, al di là degli ideali politici, quanto manca oggi, a proposito di battaglie civili?
Pannella ha portato in Italia un tipo di lotta che non era conosciuta da noi, alla Ghandi. I suoi scioperi della fame non hanno sortito effetti importanti allora, ma hanno lasciato una traccia. E inoltre ha dato un esempio di come si possa fare politica fuori dai soldi, dalle camarille e dalle alleanze pericolose.
Il ruolo della Chiesa nella nostra società/cultura/legge: il fatto che ci sia il Vaticano in Italia, quanto limita le nostre scelte?
Più che il Vaticano una certa cultura cattolica tradizionale ha molto influito sulla vita del nostro paese. Se la Chiesa fosse stata solo quella delle Crociate, della Santa Inquisizione e della Controriforma sarebbe già morta e sepolta. Ciò che l’ha tenuta viva è la disobbedienza spirituale di persone straordinarie come San Francesco, come Chiara di Assisi, come don Gallo oggi, come don Diana e tanti altri che hanno combattuto il potere in nome di Cristo. Sono quei cattolici che hanno combattuto contro il fascismo, che hanno fatto la Resistenza e hanno rifiutato la mafia.
Non si fa troppa confusione fra quello che “vuole” e impone la religione e i diritti civili?
Infatti, si fa confusione. Ma proprio perché la Chiesa del potere ha voluto questa confusione, per imporre le sue idee e le sue volontà.
Per le donne, che cosa rappresenta il divorzio?
Per le donne la richiesta dei diritti civili è una disperata richiesta di autonomia, di libertà e di dignità.
Lei aveva 37/38 anni a quei tempi: come ha vissuto quel periodo, da donna, da scrittrice e intellettuale?
Ho partecipato al grande fervore sociale e culturale sperando nel cambiamento verso il meglio: una società più giusta e armoniosa.
Insieme alla Dc votò sì (quindi contro il divorzio) anche il Movimento sociale italiano che storicamente aveva nelle sue regole Dio, Patria e Famiglia: nella destra di oggi quanto c’è ancora di questa storia?
Se giudichiamo dal comportamento di chi invoca queste formule direi che c’è un divario evidente fra la retorica delle enunciazioni e la pratica del vissuto.
Di quale Dio, Patria e Famiglia stiamo parlando? chi ha stabilito il modello perfetto per questo Dio, questa Patria e questa Famiglia?
Infatti Dio, Patria Famiglia è una formula vuota. Non significa niente. Parliamo di realtà e non di pure astrazioni. Cos’è la famiglia oggi? Parliamone. È importante capire, non gettare polvere per confondere le cose…
Se la destra non si smuove dalla sua storia, la sinistra invece, dov’è?
La sinistra è in un momento di crisi: frammentata, impaurita dalle grandi novità come il movimento dei popoli, la intelligenza artificiale, l’identità europea, non riesce a trovare una voce che unisca le diverse anime e passa il tempo a farsi la guerra. Io spero che trovi al più presto una voce comune.
Perché, quando si parla di divorzio i parla di fallimento o sconfitta, dunque sempre in termini negativi?
Dipende dal punto di vista. Chi è convinto della bontà delle conquiste civili non usa certo termini negativi. Ma in questo momento prevalgono le teorie tradizionaliste della destra.
Perché lo Stato italiano non riesce ad essere davvero uno stato laico e non solo nella forma?
Non è facile cambiare una cultura che sta in piedi da millenni. Molte cose sono cambiate in seguito alla guerra perduta, al Sessantotto, al femminismo. Le leggi più misogine sono state cancellate in Italia, ma certo è più facile cambiare una legge che cambiare una mentalità.