L'analisi su Haaretz

Perché Israele ha colpito il consolato iraniano di Damasco, il blitz che ha scatenato l’ira degli ayatollah

Per Gideon Levy "ci vuole un’arroganza pazzesca per pensare che l’Iran non reagirà mai a queste provocazioni. Chiunque si imbarchi in un’avventura come l’uccisione di un comandante della Forza Quds in Libano è una persona pericolosa e irresponsabile delle cui azioni pagheremo tutti il prezzo".

Esteri - di Umberto De Giovannangeli - 16 Aprile 2024

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Perché Israele ha colpito il consolato iraniano di Damasco, il blitz che ha scatenato l’ira degli ayatollah

La riflessione di Gideon Levy precede di qualche ora la risposta, annunciata, dell’Iran. Voluta da chi ha deciso di colpire il consolato iraniano a Damasco per l’ennesima eliminazione “mirata”. Mirata a scatenare la reazione di Teheran, con l’obiettivo di “regionalizzare” la guerra di Gaza.

Scrive Levy su Haaretz: “Il generale Mohammad Reza Zahedi è stato ucciso il 1° aprile in un attacco al consolato iraniano a Damasco”. “Dopo alcuni giorni di consueta meraviglia per le incredibili capacità di uccidere miratamente dimostrate nella capitale siriana – quali brillanti forze di intelligence, quali armi precise – si avvicina il momento di pagare il prezzo, e il costo questa volta potrebbe essere insopportabilmente pesante. In ogni caso, sarà superiore al valore dell’uccisione, che può essere stata giustificata ma, come tutti gli omicidi mirati di Israele, è stata non necessaria, inutile e, questa volta, probabilmente anche pericolosa”.

“Zahedi era un militare; la sua eliminazione, come tutti gli omicidi mirati di Israele, aveva lo scopo di inviare un messaggio di deterrenza e di ridurre le capacità militari dell’altra parte – l’Iran, in questo caso. C’è un solo ufficiale dell’esercito israeliano la cui uccisione avrebbe un impatto significativo sulle capacità militari di Israele? Non c’è e non ci sarà mai.

Perché tendiamo sempre a credere che in Hamas, Hezbollah o Iran ci siano ufficiali la cui eliminazione migliorerebbe la nostra sicurezza nazionale? Israele ha ucciso Zahedi perché si è presentata l’opportunità di ucciderlo. E quando questo tipo di opportunità bussa, nessuno ai piani alti resiste alla dolce tentazione di eseguire un’altra brillante missione alla James Bond. Cosa succederà dopo?”.

Il passato non è di lezione. Annota Levy:Il fatto che non sia mai successo nulla prima è sufficiente per noi. Non abbiamo mai pagato un prezzo per queste uccisioni. Da diversi anni Israele provoca costantemente l’Iran, in Libano, in Siria e anche in territorio iraniano, senza pagare alcun prezzo. Sarebbe sciocco credere che la corda che Israele ha teso non si spezzerà. Quel momento potrebbe essere arrivato!”.

Così è stato. “Anche un analista militare misurato come Amos Harel – rimarca Levy – ha scritto su Haaretz venerdì che l’uccisione di Zahedi e quella dei membri della famiglia di Ismail Haniyeh a Gaza il 10 aprile sono state effettuate senza una sufficiente considerazione delle conseguenze. Harel ha riferito che, a quanto pare, i funzionari israeliani competenti non hanno discusso affatto le implicazioni degli atti.

Ci vuole un’arroganza pazzesca per pensare che l’Iran non reagirà mai a queste provocazioni. Chiunque si imbarchi in un’avventura così pericolosa come l’uccisione di un comandante della Forza Quds in Libano, senza prima discuterne le conseguenze, è una persona pericolosa e irresponsabile delle cui azioni pagheremo tutti il prezzo.

Harel afferma che l’assassinio a Damasco è stato effettuato a seguito di pressioni da parte dei militari. La leadership politica, che ha approvato l’operazione – il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, per essere espliciti – si assume tutta la responsabilità e la colpa dei risultati, ovviamente. Questo va detto forte e chiaro: se questa settimana si accenderà una guerra con l’Iran o se l’Iran lancerà un attacco serio a Israele, la responsabilità sarà di coloro che hanno approvato l’assassinio a Damasco”.

E qui s’innesca la politica delle eliminazioni “eccellenti”. E i disegni politici che li sottendono. “Questo – ricorda Levy – è già il secondo omicidio mirato di iraniani dall’inizio della guerra a Gaza. Per quanto riguarda l’Iran, non ci sono questioni di moralità o di giustizia, ma solo di saggezza. Provocare l’Iran in questo momento – mentre le Forze di Difesa Israeliane si affannano e sanguinano a Gaza, il confine di Israele con il Libano brucia e anche la Cisgiordania minaccia di farlo – è un atto pericoloso che non può essere ignorato.

Era chiaro il giorno dell’attacco a Damasco, mentre gli israeliani si ammiccavano l’un l’altro e sbavavano sui rapporti. È doppiamente chiaro ora, sull’orlo di un attacco iraniano. È difficile credere che anche dopo di esso Israele inizierà a dare prova di moderazione e ragionevolezza: il contrattacco israeliano seguirà immediatamente ed eccoci in guerra con il nemico più pericoloso e potente che Israele abbia mai affrontato.

È questo che volevano le menti, le persone che hanno dato gli ordini, le persone che hanno compiuto l’assassinio a Damasco? È questo che vogliamo noi israeliani? È davvero questo ciò di cui abbiamo bisogno in questo momento, la guerra con l’Iran? Non dire, ancora una volta, che non c’era scelta. C’era una scelta: non uccidere. Anche se è meritato, anche se è permesso e anche se è possibile. La persona che ha inviato gli assassini ha messo Israele a rischio di guerra con l’Iran”, conclude Levy.

Quella persona ha un nome, un volto, una carica: Benjamin Netanyahu, Primo ministro d’Israele.

16 Aprile 2024

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