La polemica
Perché il post di Luca Zaia sull’anniversario dell’eruzione del Vesuvio
La triste ricorrenza, ricordata dal Presidente della Regione Veneto sui propri canali social, ha scatenato un dibattito: semplice puntualizzazione storica o frecciatina al Sud? Intanto, molti esponenti delle istituzioni e dell'opinione pubblica campana, hanno chiesto un chiarimento al governatore, arrivato tramite una nota del suo portavoce. Certo, è rimasto un problema: la miriade di insulti da parte di molti utenti nei confronti dei napoletani
Politica - di Andrea Aversa
Un polverone alzato forse inutilmente. L’ennesima polemica che ha aizzato l’epocale scontro tra Nord e Sud, oggi antistorico (riforma dell’autonomia differenziata a parte), considerato che siamo nel 2024 e vicini alle elezioni europee, tappa fondamentale che dovrebbe portare ad una sempre più forte unità degli stati membri. Dunque, solito piagnisteo campanilista di chi ha posto l’accento sull’immagine pubblicata sui social dal Presidente della Regione Veneto Luca Zaia, o provocazione anti meridionalista del governatore? Il tutto è nato dal commento del deputato Francesco Emilio Borrelli, riferito al ricordo che il leghista ha fatto dell’eruzione del Vesuvio avvenuta il 18 marzo 1944. “Sul profilo di Zaia non ci sono post riguardanti Napoli, la Campania o Il Sud in generale. Poi ecco che spunta fuori la ricorrenza dell’eruzione del Vesuvio, un post che sembra essere stato fatto apposta per provocare risse mediatiche e commenti razzisti verso i meridionali. Il presidente Zaia faccia chiarezza oppure chieda scusa ai napoletani“, ha scritto Borrelli.
Perché il post di Luca Zaia sull’anniversario dell’eruzione del Vesuvio
A spegnere il fuoco ci ha pensato il portavoce di Zaia, Walter Milan Vincenzoni che ha pubblicato la seguente nota: “Apprendiamo con sorpresa la presa di posizione, su Repubblica Napoli, dell’onorevole Francesco Emilio Borrelli, a proposito di un post pubblicato sulla pagina Facebook del Presidente Zaia il 18 marzo. Post che ricorda, in chiave storica, l’ultima grande eruzione del Vesuvio, inserito in una rubrica quotidiana sui grandi avvenimenti e tragedie del passato, in ambito nazionale ed internazionale. In estrema sintesi siamo a ricordare ai lettori di Repubblica, e all’onorevole Borrelli, che fra l’altro è uomo di comunicazione in quanto giornalista professionista, che il post è stato pubblicato in una sezione social chiamata ‘accadde oggi’ che ricorda ogni giorno avvenimenti, tragedie, fatti del passato.
La nota del portavoce di Zaia
Parimenti al post che ricorda, in maniera asettica e senza alcuna vena polemica, l’eruzione del Vesuvio del 1944 e le sofferenze della popolazione, sono stati fatti numerosi post per ricordare analoghe tragedie che hanno colpito le comunità. Per citarne alcuni: il terremoto del Friuli Venezia Giulia, dell’Aquila, le tragedie di Marcinelle e del Vajont, la strage di Rigopiano, gli eventi più d’impatto nei conflitti, le grandi alluvioni in Veneto e in altre aree del Paese. I commenti sotto il post sono da attribuirsi ai singoli lettori, i quali rispondono personalmente di quanto scritto. Peraltro proprio all’onorevole Borrelli nel corso di due telefonate avvenute quest’oggi è stato spiegato con chiarezza ogni dettaglio utile a poter comprendere che una memoria storica di fatti e circostanze è tutt’altro che volontà di polemica o, peggio, provocazione. La reazione registrata appare, si lasci dire, più come voglia di strumentalizzazione“.
Il post di Zaia
Tuttavia, un problema c’è stato, ed è stato rappresentato dai tantissimi commenti offensivi, rilasciati dagli utenti, nei confronti dei napoletani. Ecco il post pubblicato da Zaia: “Era il 18 marzo 1944 quando le popolazioni della provincia napoletana dovettero subire il risveglio improvviso del “gigante”, il Vesuvio. Dopo le eruzioni del 1906 e del 1929, il vulcano tornò in attività nell’agosto del 1943 con la fuoriuscita di lava dal cratere. L’eruzione violenta tuttavia si verificò nel pomeriggio del 18 marzo dell’anno seguente, accompagnata da forti colate laviche che distrussero completamente i centri abitati di Massa di Somma e San Sebastiano. Ci furono 47 morti e 12mila sfollati. Riportarono ingenti danni anche altri comuni come Nocera, Pagani, Pompei e Terzigno. Per una favorevole direzione dei venti, Napoli venne risparmiata dalla nuvola di cenere e lapilli. L’eruzione del ’44 portò il Vesuvio dallo stato di attività a quello di quiescenza”.