Elezioni regionali

Elezioni in Sardegna, Truzzu (e Meloni) temono la rimonta di Todde: per la destra è l’inizio della fine?

Salvini ostenta fraternità verso Meloni (“un’alleata e un’amica”) ma se Truzzu non dovesse farcela presenterà il conto ai FdI, terrorizzati dalla rimonta di Todde

Politica - di David Romoli

22 Febbraio 2024 alle 14:00

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Elezioni in Sardegna, Truzzu (e Meloni) temono la rimonta di Todde: per la destra è l’inizio della fine?

I leader del centrodestra parlano tutti, dal palco di Cagliari. Concludono in bella schiera la campagna elettorale di Paolo Truzzu, il sindaco di Cagliari tesserato FdI che Giorgia Meloni ha imposto come candidato al posto di Christian Solinas, governatore uscente vicino alla Lega e silurato dall’alleata della Lega.

I leader della maggioranza dicono poco: repertorio elettorale, particolarmente centrato su se stesso quello di Salvini ma non è una novità, tutto dedicato a magnificare il suo governo, quello di Giorgia. Il senso della manifestazione è tutto nella sfilata di fronte al microfono.

Non era mai successo: Meloni, Salvini, Tajani ma anche Lupi e Cesa, si erano già trovati sullo stesso palco però a parlare in quelle occasioni era stata solo la premier. Stavolta invece strillano tutti, si scagliano tutti contro “la sinistra”, tanto dovrebbe bastare a garantire l’unità compatta della destra.

Quella che invece si dividerà domani al Senato nel voto sull’emendamento della Lega per il terzo mandato dei governatori. La Lega si è detta disponibile a ritirare quello sull’ulteriore mandato per i sindaci dei comuni oltre 15mila abitanti ma sui governatori tiene duro pur con la certezza della sconfitta.

Non è escluso che alla fine la Lega ritiri anche l’emendamento sui presidenti di regione ma di segnali concreti di un passo del genere in extremis non ce ne sono. A rivelare quanto profonda sia la scollatura nella maggioranza non è tanto l’arrivare al voto contrapposto su un tema non secondario come i mandati dei governatori.

È piuttosto il clima che si respira in questi giorni soprattutto ai piani alti di via della Scrofa. Tensione alta: i sondaggi registrano una rimonta di Alessandra Todde. Chissà se sono veri o addomesticati ma il nervosismo dei Fratelli quello è vero di certo. Altrettanto certo è il sospetto che circola, confessato solo a mezza bocca e in separata sede: che a minacciare Truzzu potrebbe essere proprio Salvini, spingendo l’elettorato leghista al voto disgiunto.

È un sospetto probabilmente infondato. Salvini non ha una presa tale, nell’isola, da poter orientare il voto. Se ci saranno agguati e rappresaglie verranno dal Partito sardo d’azione, collegato con la Lega ma infuriato per l’affossamento di Solinas indipendentemente dai calcoli tattici di Salvini.

Il leader del Carroccio smentisce ogni dissapore: “Più provano ad allontanare e far litigare me e Giorgia più cementano quella che non è solo un’alleanza politica. In Giorgia sto trovando un’amica e in politica questo fa la differenza”.

Ma il solo fatto che un fantasma del genere sia stato evocato rivela che le cose non stanno proprio come sostengono i leader. Ieri si sono sbracciati per garantire che tutto va bene. “Nessuno qui vuole pescare nel mare degli altri partiti: vogliamo allargare il centrodestra con un lavoro di squadra”, giura Tajani. “Il campo largo è ancora il Conte 2. Non si possono vedere ma fanno finta di volersi bene. Noi siamo una comunità affiatata”.

È vero che le ferite aperte in questi mesi, con la continua imposizione dei diktat della premier ai danni di Salvini, non sono tali da non potersi rimarginare. Tanto più che la premier ha sempre lavorato di conserva con il ministro dell’Economia, che è pur sempre il numero due del Carroccio.

Però diventeranno probabilmente insanabili se la leader di FdI porterà a termine la manovra iniziata con la bocciatura del terzo mandato lanciandosi alla conquista del Veneto leghista. La Lega non può permettersi colpi di testa sino a che non avrà messo in cassaforte l’autonomia differenziata.

La bocciatura del terzo mandato non implica automaticamente lo scippo del Veneto e c’è un anno di tempo per trovare una formula di mediazione, che in linea di principio non viene esclusa neppure a Chigi: una candidatura diversa da quella di Zaia ma da Zaia indicata e sponsorizzata. In caso contrario, però evitare uno scontro diretto ed esiziale non sarà facile.

La tensione s’impennerà però molto prima se domenica gli elettori sardi puniranno la destra eleggendo Alessandra Todde nonostante l’handicap della divisione a sinistra e della competizione con Soru, sceso in campo da solo contro il suo ex partito. In quel caso, improbabile ma non impossibile, il conto a Giorgia Meloni verrà presentato subito e la prima voce sarà proprio il terzo mandato. Sepolto ieri al Senato, uscirà subito dal sepolcro.

22 Febbraio 2024

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