Il dolore dei familiari

Strage di Rigopiano, la sentenza in Appello per la valanga sull’hotel alle pendici del Gran Sasso

Cronaca - di Redazione Web

14 Febbraio 2024 alle 18:26

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Strage di Rigopiano, la sentenza in Appello per la valanga sull’hotel alle pendici del Gran Sasso

Sono tre le condanne in più arrivate nel processo d’Appello per la strage di Rigopiano. Condannato a un anno e otto mesi per falso e omissioni di atti di ufficio (per mancata convocazione della sala operativa) l’ex prefetto di Pescara, Francesco Provolo, che in primo grado era stato assolto. L’accusa aveva chiesto per lui la condanna a 12 anni. Condannati anche, per omicidio colposo e lesioni plurime, Enrico Colangeli (2 anni e otto mesi), tecnico comunale, e, per falso, Leonardo Bianco (un anno e 4 mesi), dirigente della Prefettura di Pescara, entrambi assolti in primo grado. L’impianto della sentenza di primo grado è stato confermato, e non c’è stato un vero ribaltamento delle decisioni prese l’anno scorso. E dopo la sentenza monta la rabbia dei familiari: “Con questa sentenza muore la prevenzione in Italia”, ha detto Egidio Bonifazi, padre di Emanuele, 31enne addetto alla reception dell’hotel Rigopiano.

La sentenza in Appello per la strage di Rigopiano

Secondo quanto riportato dall’Ansa, sono otto le condanne e 22 le assoluzioni secondo il verdetto della Corte d’Appello dell’Aquila per la tragedia di Rigopiano. I giudici hanno confermato le condanne inflitte in primo grado per il sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, per i dirigenti della Provincia Paolo D’Incecco e Mauro Di Blasio, per il tecnico Giuseppe Gatto e per l’ex gestore dell’hotel Bruno Di Tommaso. Oltre all’ex prefetto Provolo,  sono stati condannati Leonardo Bianco, ex capo di gabinetto della Prefettura, e Enrico Colangeli, tecnico comunale di Farindola. Dopo cinque ore di camera di consiglio i giudici della Corte d’Appello dell’Aquila hanno dunque riformato in parte la sentenza emessa dal tribunale di Pescara a febbraio dell’anno scorso.

La rabbia dei familiari delle vittime

“Ci aspettavamo di più. La condanna della Regione e della Provincia. Non penso che sia una cosa normale tirare dentro un tecnico comunale e l’ex prefetto per depistaggio. Andavano condannati altri personaggi. Se oggi avessero preso tutti l’ergastolo a me non cambiava nulla. Potevo guardare la foto di mio figlio e dire ho fatto il mio dovere per darti giustizia”. Lo ha detto Alessio Feniello, padre di Stefano, il giovane di 28 anni morto, insieme ad altre 28 persone, sotto le macerie dell’hotel Rigopiano il 17 gennaio 2017. “Tutte le allerte valanga sono state ignorate. Con questa sentenza muore la prevenzione in Italia. Che la facciamo a fare?”. E’ il commento di Egidio Bonifazi, padre di Emanuele, 31enne addetto alla reception dell’hotel Rigopiano. “Ho provato molta confusione. Non hanno reso giustizia. Sono molto amareggiato perché non sono stati puniti i maggiori responsabili” ha aggiunto Bonifazi.

Nella tragedia di Rogopiano “c’erano fatti che gridavano vendetta, come il non avere agito, nonostante le segnalazioni giunte tre giorni prima, ed anzi avere finto di avere fatto il proprio dovere, cercando poi di nascondere le proprie responsabilità”: a dirlo è l’avvocato Giovanni Ranalli che rappresenta i familiari di una delle vittime, Alessandro Riccetti, trentatreenne di Terni che lavorava nell’hotel di Farindola come receptionist. Lo ha detto parlando con l’Ansa. Riferendosi alla sentenza, l’avvocato Ranalli ha parlato di “una bella giornata”. “Perché – ha affermato – non solo c’è la conferma delle condanne inflitte in primo grado, ma anche ulteriori, fra cui quelle dell’allora prefetto di Pescara Provolo e dell’ex capo di gabinetto della prefettura Bianco, anche per la mancata apertura della ‘cabina di regia’ necessaria per procedere alle operazioni di soccorso”.

Cosa è successo a Rigopiano

Erano le 16.49 del 18 gennaio 2017 quando all’improvviso una valanga si abbatte sull’Hotel Resort Rigopiano di Farindola, alla pendici del Gran Sasso in Abruzzo. C’erano stati due giorni di nevicate senza precedenti e si erano susseguite alcune scosse di terremoto. Le vittime furono 29, i sopravvissuti solo 11. Dal primo allarme ai soccorsi passarono due ore. Subito esplosero le polemiche sui ritardi e la Procura di Pescara Aprì una inchiesta. Centinaia di uomini scavarono incessantemente nella neve per 8 giorni. Sotto accusa finirono in 30 per reati come disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni, falso, depistaggio e abusi edilizi. Il 23 febbraio 2023 la sentenza di primo grado, con cinque condanne e 25 assoluzioni. Il 14 febbraio 2024 la sentenza in Appello: sono otto condanne e 22 le assoluzioni. I familiari delle vittime non hanno mai smesso di chiedere giustizia.

14 Febbraio 2024

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