L'atto di accusa

Maignan e gli insulti razzisti in Udinese-Milan, la sfida ai “complici” del sistema: “Autori, spettatori, Udinese e Procura”

Sport - di Carmine Di Niro

21 Gennaio 2024 alle 16:58

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Maignan e gli insulti razzisti in Udinese-Milan, la sfida ai “complici” del sistema: “Autori, spettatori, Udinese e Procura”

Una vittoria in campo col suo Milan, una sconfitta per il sistema calcio italiano. Mike Maignan, portiere dei rossoneri e della Nazionale francese, da sabato sera fa notizia sui media di tutto il mondo per l’ennesimo squallido episodio di razzismo.

Insulti subiti durante il match con l’Udinese disputato sabato sera al Bluenergy Stadium di Udine: la partita è stata anche sospesa per cinque minuti quando l’arbitro Fabio Maresca ha fermato il gioco con i giocatori del Milan che sono usciti dal campo seguendo proprio il portiere francese.

La partita sospesa per gli insulti razzisti

Una prima avvisaglia c’era stata al 25esimo del primo tempo, con Maignan che aveva richiamato l’attenzione dell’arbitro per gli insulti, con lo speaker dello stadio che da regolamento aveva letto un messaggio di avvertimento per cercare di far terminare i cori.

Insulti proseguiti, col gioco che così si è fermato al 33esimo per cinque minuti. Dopo discussioni tra l’arbitro, i giocatori e dirigenti dei due club, la partita è ripresa terminando poi con una rimonta dei rossoneri, vincitori nei minuti di recupero col risultato finale di 3-2.

L’attacco di Maignan ai “complici”

Nel post partita Maignan ha dichiarato ai microfoni di Dazn che un gruppo di tifosi bianconeri avevano intonato cori razzisti nei suoi confronti, gridando “monkey”, che vuol dire “scimmia” in inglese.

A meno di 24 ore dall’ennesima figuraccia del nostro calcio, Maignan è voluto tornare sull’episodio che lo ha visto protagonista. Il portiere rossonero ha pubblicato sui social una lunga riflessione su quanto successo allo stadio friulano.

Oggi è un intero sistema che deve assumersi le proprie responsabilità: gli autori di questi atti, perché è facile agire in gruppo nell’anonimato di un forum; gli spettatori che erano in tribuna, che hanno visto tutto, che hanno sentito tutto ma che hanno scelto di tacere, siete complici; il club dell’Udinese, che ha parlato solo di interruzione della partita, come se nulla fosse, è complice; le autorità e la Procura, con tutto quello che sta succedendo, se non fai nulla, sarai complice anche tu” scrive Maignan.

Non è stato attaccato il giocatore ma l’uomo, il padre di famiglia“. E ancora: “non sono una vittima” e “grazie del supporto, vi vedo e siamo insieme“.

 

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Le reazioni

Con grave e colpevole ritardo solo poco prima di mezzogiorno di domenica l’Udinese ha pubblicato una nota ufficiale di condanna dell’episodio di sabato. La società si è detta “dispiaciuta e condanna ogni atto di razzismo e violenza” e ha promesso collaborazione “con tutte le autorità inquirenti per garantire l’immediato chiarimento dell’accaduto, con l’obiettivo di adottare ogni misura necessaria per punire i responsabili”.

Sempre da Udine va registrato il gesto del sindaco Alberto Felice De Toni, che ha invitato il portiere del Milan in città per delle iniziative anti discriminazione dedicate alle scuole e ai ragazzi. L’idea è di conferirgli in quell’occasione anche la cittadinanza onoraria del capoluogo friulano.

Ma forse la reazione più dura è quella di chi, nel calcio, detiene più potere. Il presidente della FIFA Gianni Infantino ha pesantemente condannato i fatti di Udine e ha sottolineato che “oltre  procedura a tre fasi (sospensione della partita, seconda interruzione della partita, partita annullata), va decisa la sconfitta a tavolino per le squadre i cui tifosi si siano resi protagonisti di atti di natura razzista”. Insomma, tolleranza zero.

I precedenti di razzismo in Serie A

Il caso Maignan, purtroppo, non sorprende perché non è un “unicum” nella storia del calcio italiano. Soltanto negli ultimi 20 anni sono stati numerosi gli episodi di questo tipo.

Dal Messina-Inter del 2005, quando l’ivoriana della squadra siciliana Marco André Zoro fu preso di mira dalla curva avversaria durante il secondo tempo e fermò il gioco col pallone in mano deciso a non giocare più, a Cagliari-Inter del 2010, quando in quell’occasione fu l’interista camerunese Samuel Eto’o a doversi sorbire i ripetuti “buu” razzisti della tifoseria sarda. L’attaccante replicò agli insulti col gol e con tanto di esultanza imitando una scimmia.

Insulti razzisti che macchiarono anche l’amichevole estiva del Milan del 2013 con la Pro Patria, con vittima in quel caso Kevin Prince Boateng: il calciatore come reazione prima calciò il pallone verso la curva, poi lasciò il campo insieme ai suoi compagni.

Sempre con l’Inter in campo, siamo nel 2018, a essere bersaglio degli insulti fu il difensore del Napoli Kalidou Koulibaly, bersagliato dai tifosi nerazzurri e poi espulso alla fine del match.

Per Maignan inoltre non è la prima volta in Italia. Nel 2021 fu ripetutamente insultato durante una partita contro la Juventus a Torino con cori e ululati, col portiere che poi si sfogò via social. Passa un anno e “Magic Mike” torna ad essere vittima del “tifo” razzista a Cagliari, in questo caso dopo il triplice fischio finale.

21 Gennaio 2024

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