11 gennaio 1999
Fabrizio De André: 25 anni dalla morte del cantautore leggenda, un mito della musica italiana
Canzoni, dischi, live. La prima canzone, il successo, il rapimento: storia di una leggenda indimenticata oggi ricordata in tutta Italia. "E quando si fa la conta si è uno in meno e quelle parole adesso chi le dice?", scrisse Gianni Mura inviato al funerale a Genova
Cultura - di Redazione Web
Scriveva Gianni Mura, inviato per Repubblica nel gennaio 2019, a Genova per i funerali di Fabrizio De André: “E ricordi tanti, e nemmeno un rimpianto (come il suonatore Jones) sarebbe bello averne, ma il rimpianto, fratello minore del pianto, c’è e si sente ed è quello di aver perso un amico non importa quanto conosciuto da vicino, uno che trovava le parole giuste (che paura che voglia che ti prenda per mano), e quando si fa la conta si è uno in meno e quelle parole (com’è che non riesci più a volare) adesso chi le dice?”. A 25 anni dalla morte del cantautore restano le sue canzoni, ancora attualissime, i suoi dischi un culto anche presso le generazioni che non erano ancora nate o quasi quando c’era lui.
Quattordici album in studio, quasi quarant’anni di attività. Figlio del vicesindaco repubblicano di Genova, Giuseppe De André, laureato in filosofia e imprenditore, e di Luigia Amerio, figlia di produttori vitivinicoli. La prima chitarra a 14 anni, le prime esibizioni con il gruppo “The Crazy Cowboy and Sheriff One”, i vinili di Georges Brassens, l’iscrizione alla Federazione anarchica di Carrara. La sua prima canzone, partorita nel 1960, La ballata del Miché. Il primo contratto con l’etichetta Karim, il primo 45 giri con Nuvole barocche ed E fu la notte.
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A diciotto anni lasciò la casa dei genitori. Diplomato al liceo classico, frequentò corsi di Lettere e di Medicina prima di iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza. Non si laureò mai: a sei esami dalla laurea lasciò gli studi per dedicarsi alla musica dopo i primi contratti discografici. Pur facendo da direttore amministrativo negli istituti del padre, continuava a scrivere canzoni e sperimentava il cabaret con l’amico Paolo Villaggio – fu lui a cominciare a chiamarlo Faber, per la sua passione per i pastelli della Faber-Castell.
Il successo, Luigi Tenco, Mina, De Gregori, Fossati
De André fu citato in giudizio per oscenità con l’etichetta Karim per il brano Carlo Martello ritorna della battaglia di Poitiers. Di ritorno dal funerale di Luigi Tenco, morto a Sanremo durante il Festival, nel gennaio 1967 compose Preghiera in gennaio. Il successo arrivò grazie all’interpretazione di Mina de La canzone di Marinella a Canzonissima nel 1968. Tutti morimmo a stento, La buona novella, Non al denaro non all’amore né al cielo, Storia di un impiegato i concept album che sarebbero bastati ognuno a consacrare una carriera intera. Altri album comunque memorabili: Canzoni, Volume 8 con Francesco De Gregori, Rimini, l’omonimo conosciuto come “l’Indiano”.
Altro salto in alto, nel 1984: Creuza de mä, interamente cantato in genovese, composto con Mauro Pagani, una pietra miliare della world music a livello mondiale come ebbe a dire anche David Byrne a Rolling Stone. Il sodalizio con Pagani continuò con Le Nuvole nel 1990 e nel 1991 De André tornò in tour, al Primo Maggio con Roberto Murolo, tra il 1992 e il 1993 la prima tournée teatrale. Un ultimo capolavoro, Anime Salve, composto con Ivano Fossati, pubblicato nel 1996.
Com’è morto Fabrizio De André
L’ultimo concerto il 13 agosto del 1998 a Roccella Jonica. De André fermò i concerti dopo la diagnosi di un carcinoma polmonare. È morto l’11 gennaio 1999 all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, a circa un mese dal suo cinquantanovesimo compleanno. Oltre diecimila persone ai funerali nella Basilica di Santa Maria Assunta di Carignano a Genova, il 13 gennaio 1999. È stato il cantautore degli ultimi, dei dimenticati, di grandi viaggi letterari, immaginari e non, di grandi collaborazioni, influenze dalla canzone e dalla poesia francese, americana, sudamericana. Un mito.
La vita privata: i matrimoni con Enrica Rignon e Dori Ghezzi
De André si sposò la prima volta nel 1961 con Enrica Rignon detta Puny, il matrimonio durò fino al 1975. Quando nel 1969 aveva ritirato la Caravella d’Oro, un premio a Genova, per l’album Tutti morimmo a stento, conobbe Dori Ghezzi che avrebbe incontrato di nuovo nel 1974 in uno studio di registrazione. Si sposarono soltanto nel 1989, dopo quindici anni di convivenza. La coppia venne rapita in Sardegna, sua terra d’adozione, nel 1979 e venne rilasciata dopo 117 giorni di prigionia. De André e Ghezzi fondarono insieme le etichette FADO e Nuvole. Entrambi i figli di De André sono musicisti, anche suoi collaboratori per anni. Cristiano, nato nel 1962 dall’unione con Enrica Rignon, polistrumentista e cantautore. Luisa Vittoria detta Luvi, nata nel 1977 dall’unione con Dori Ghezzi, cantante e musicista.
De André è ancora oggi il cantautore con il maggior numero di riconoscimenti da parte del Club Tenco: sei Targhe e un Premio. Memorabile la collaborazione con la band rock PFM da cui nacque un tour e le registrazioni di due live. Alla storia del cantautore è stato dedicato un film dalla Rai, Principe Libero, interpretato dall’attore Luca Marinelli e diretto da Luca Facchini. A Genova una playist sarà diffusa dalle 10:00 in filodiffusione in via Garibaldi, la rinascimentale ‘strada nuova’ o ‘via aurea’ dove si affacciano i Palazzi dei Rolli patrimonio dell’umanità Unesco, e vicino ai ‘caruggi‘, i vicoli del centro storico genovese. Non solo Genova: appuntamenti per ricordarlo si terranno praticamente in tutte le città italiane.