Le critiche a Bergoglio
“Il Papa benedice le coppie gay!”, e quindi? Doveva maledirle?
Il Pontefice precisa che non c’è nessuna equivalenza tra matrimonio e unione tra omosessuali, ma i reazionari fanno finta di non capire
Editoriali - di Fabrizio Mastrofini
Via libera alle critiche verso papa Francesco, per quella che è giudicata una ulteriore apertura verso le coppie al di fuori dal matrimonio. La Dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, pubblicata lunedì 18, in realtà ribadisce una posizione che papa Francesco ha spesso espresso: il matrimonio che la Chiesa riconosce è tra un uomo e una donna.
Niente altro può venire equiparato. Detto questo, altre forme di unione possono venire benedette, ma senza implicare un riconoscimento formale. Per sviluppare l’idea, appunto non nuova, il documento presenta prima una riflessione su cosa significhi “benedire” per la Chiesa.
Cioè per un sacerdote è possibile dare la benedizione a coppie in situazioni irregolari (divorziati e risposati con rito civile) e coppie dello stesso sesso “senza convalidare ufficialmente il loro status o modificare in alcun modo l’insegnamento perenne della Chiesa sul matrimonio”.
La posizione che il mondo conservatore legge come una contraddizione, è in realtà basata sul percorso avviato da papa Francesco già nei due Sinodi sulla famiglia e poi nell’Esortazione Apostolica Amoris laetitia – che nel paragrafo 297 recepisce le conclusioni dei due Sinodi – laddove si dice che “nessuno può essere condannato per sempre, perché questa non è la logica del Vangelo. Non mi riferisco solo ai divorziati che vivono una nuova unione, ma a tutti, in qualunque situazione si trovino”.
Chi critica non coglie – o fa finta di non accorgersi – che c’è una distinzione fondamentale tra il sacramento – il matrimonio in questo caso – e una benedizione che appartiene per la Chiesa alla categoria dei “sacramentali”. Cioè gesti che servono a far percepire “la presenza di Dio in tutte le vicende della vita” e hanno per destinatari “persone, oggetti di culto e di devozione, immagini sacre, luoghi di vita, di lavoro e di sofferenza, frutti della terra e della fatica umana, e tutte le realtà create che rimandano al Creatore le quali, con la loro bellezza, lo lodano e lo benedicono”.
Insomma, nessuna confusione. Si tratta piuttosto di mettere in pratica un aspetto dell’approccio di papa Francesco presente fin dal primo Angelus del pontificato quando sottolineò l’importanza che ha per la Chiesa un approccio verso i fedeli basato sulla “misericordia”. Tema sviluppato in molti modi in questi dieci anni di pontificato, usando frasi-slogan entrate nell’uso corrente: “Chiesa in uscita”, ad esempio, o “Chiesa ospedale da campo”.
Intendendo un approccio verso le persone: senza deflettere dalla dottrina (in questo caso, nessuna confusione o cedimento su cosa sia matrimonio), si tiene conto delle fragilità di tutti noi esseri umani. La parola d’ordine della Chiesa secondo papa Francesco (e il Vangelo) è: accogliere e non condannare. Al mondo conservatore cattolico questo approccio suona scandaloso, perché preferirebbero far tintinnare i cancelli dell’inferno.
Significativo da questo punto di vista che una prima reazione positiva sia arrivata dal cardinale Cupich, arcivescovo di Chicago. “C’è un appello ai pastori di adottare un approccio pastorale per essere disponibili alle persone”, ha notato. E i fedeli riconoscono il bisogno dell’aiuto e della presenza di Dio nelle loro vite, senza rivendicare una legittimazione del loro particolare stato.
“In questo senso, la dichiarazione è un passo avanti”, aggiunge, sottolineando come sia in linea con il “desiderio del papa Francesco di accompagnare pastoralmente le persone” e con “il desiderio di Gesù di essere presente a tutte le persone che desiderano grazia e sostegno”.
Da questo punto di vista il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Fernandez, ha premesso espressioni chiare a tutta la Dichiarazione, notando che il testo arriva a comprendere la possibilità “di benedire le coppie in situazioni irregolari e le coppie dello stesso sesso, senza convalidare ufficialmente il loro status o modificare in alcun modo l’insegnamento perenne della Chiesa sul matrimonio”. Più chiaro di così non si può.