Global Stocktake
COP28: cosa prevede l’accordo sul clima raggiunto a Dubai, citati per la prima volta i combustibili fossili
L’accordo Global Stocktake chiede “l’allontanamento graduale” ed emissioni zero entro il 2050. Esulta il Presidente Al Jaber: “Le future generazioni vi ringrazieranno”
Ambiente - di Redazione Web
Fumata bianca alla COP28: approvato a Dubai l’accordo sui nuovi impegni condivisi a livello internazionale per contrastare il cambiamento climatico. Il via libera è arrivato mercoledì mattina, dopo una seduta plenaria durata pochi minuti. Il testo riporta l’espressione “transition away”, che significa “allontanarsi gradualmente” dai combustibili fossili fino a “raggiungere le emissioni zero nel 2050”. L’approvazione è arrivata pochi minuti dopo l’assemblea plenaria, senza dibattito ma senza obiezioni alla nuova proposta: lunedì scorso una bozza di dichiarazione finale era stata criticata per la mancanza di riferimenti ai tagli alle fonti fossili e aveva allungato i negoziati dei 198 delegati negli Emirati Arabi.
Per la prima volta nella storia il documento finale di una COP fa riferimento all’allontanamento graduale dai combustibili fossili. Il Global Stocktake è stato parzialmente riscritto nella notte tra martedì e mercoledì: è stato aggiunto un riferimento alla necessità di “allontanarsi gradualmente” dall’uso dei combustibili fossili come carbone, gas e petrolio. Anche questa dicitura è stata criticata, soprattutto dagli attivisti ambientalisti e da quel gruppo di Paesi noto come “High Ambition Coalition”, che da quasi dieci anni ormai spinge per azioni e politiche più progressiste per contrastare la crisi climatica e che voleva che nel documento comparisse l’espressione “phase out”, ovvero “eliminare in modo graduale”. L’accordo, che appunto non parla di “eliminazione”, è stato comunque salutato da un lungo applauso.
Cosa prevede l’accordo della COP28
Il testo approvato non contiene vincoli formali per i governi, riporta un appello “calls on” e parla di “allontanarsi gradualmente dall’uso dei combustibili fossili per la produzione di energia, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico, in modo da raggiungere lo zero netto entro il 2050, in linea con la scienza”. Il documento sostiene la necessità di limitare l’aumento della temperatura media globale oltre gli 1,5°C e prevede il picco di emissioni entro il 2025. I Paesi più progressisti spingevano per scrivere “phase out”, contrari i Paesi produttori.
Per la prima volta entra anche il nucleare in una dichiarazione COP. L’accordo chiama tutti i Paesi a triplicare la capacità di energie rinnovabili e a duplicare gli sforzi per l’efficienza, ance se su fasce temporali diverse e a determinate circostanze nazionali. Si menziona il ruolo per i “combustibili di transizione” che restano indefiniti. Il testo riconosce anche un fabbisogno finanziario per l’adattamento dei Paesi in via di sviluppo “stimato in 215-387 miliardi di dollari all’anno fino al 2030 e che è necessario investire circa 4,3 mila miliardi di dollari all’anno in energia pulita fino al 2030, aumentando poi a 5 mila miliardi di dollari all’anno fino al 2050, per poter raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050”.
Le critiche ad Al Jaber
“Abbiamo le basi per la trasformazione”, ha detto il presidente della COP28, Sultan Al Jaber, in apertura della sessione plenaria dei delegati. Ha parlato di un obiettivo “frutto della collaborazione di tutti e che coinvolge tutti” e della “prima volta in assoluto” nella storia delle COP in cui si è “scritto combustibili fossili nel testo. Siamo ciò che facciamo non quello che diciamo, quindi sono importanti le azioni che metteremo in campo”. Lo stesso Al Jaber, che oltre a essere il presidente della COP è l’amministratore delegato dell’azienda petrolifera statale degli Emirati Arabi, nei giorni scorsi aveva dichiarato come non ci fosse “nessuna scienza, o scenario, che dica che l’abbandono graduale dei combustibili fossili permetterà di mantenere l’aumento delle temperature entro 1,5 °C”. Una posizione completamente diversa da quella sostenuta dai rapporti sul clima delle Nazioni Unite che sollecitano l’eliminazione quasi totale dei combustibili fossili entro il 2050.
Le reazioni all’accordo
Al Jaber ha comunque insistito sull’accordo “storico”, ringraziato i delegati per il loro lavoro, “le future generazioni vi ringrazieranno, non conosceranno ciascuno di voi ma saranno grati per la vostra decisione”. L’inviato degli Stati Uniti per il clima John Kerry ha parlato di un “risultato straordinario” e ha descritto la COP come “una ragione per essere ottimisti in un mondo di conflitti, in Ucraina e in Medio Oriente”. Entusiasmo anche da parte di Teresa Ribera, ministra spagnola per la transizione ecologica e rappresentante dei governi dell’UE nei negoziati: “Fatto!!! L’accordo dimostra che Parigi offre risultati e che possiamo andare oltre!”.
To those who opposed a clear reference to phase out of fossil fuels during the #COP28 Climate Conference, I want to say:
Whether you like it or not, fossil fuel phase out is inevitable. Let’s hope it doesn’t come too late. pic.twitter.com/q2LqMw75K1
— António Guterres (@antonioguterres) December 13, 2023
Il segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha lanciato su X una stilettata ai Paesi che si sono opposti alla dicitura “phase out”: “Che vi piaccia o no, l’eliminazione dei combustibili fossili è inevitabile. Speriamo che non arrivi troppo tardi”. Ancora una volta la reazione più dura è stata quella del negoziatore delle isole Samoa, alla testa dell’Alleanza delle piccole isole, che ha criticato l’approvazione del testo mentre il gruppo non era entrato alla plenaria. Cedric Schuster aveva replicato alla prima bozza finale dichiarando come non avrebbero firmato “il nostro certificato di morte” e “ve lo ricordiamo ancora una volta: i nostri piccoli stati insulari in via di sviluppo sono in prima linea in questa crisi climatica, ma se continuate a dare priorità al profitto rispetto alle persone, state mettendo in gioco il vostro stesso futuro”.