Il caso a Pino Torinese
Salvini Far West: pubblica le immagini dei ladri e grida allo “scandalo”, la Giustizia dei like del ministro leghista
Il ministro ripubblica le immagini della vittima e lamenta: "Adesso lo ‘scandalo’ è tutelare la privacy dei ladri? Il mondo al contrario …". La solita strategia, il solito verso. Nessuno si scandalizza più
Giustizia - di Antonio Lamorte
Al pubblico ludibrio: le facce sbattute sui social. E se a farlo è la vittima, bruciata dal torto, colpita dai criminali, resta comprensibile anche se comunque sbagliato. A fiondarsi con tutto l’opportunismo del caso è stato puntuale Matteo Salvini, segretario della Lega, vice primo ministro e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture. Lo stesso che aveva citofonato a presunti spacciatori, lo stesso che si era fatto promotore dei referendum sulla Giustizia. Ha preso e ri-postato quelle immagini sui social, nella grafica anche l’ingrandimento dei due ladri penetrati nell’appartamento. Piccolo difetto: ci mancava la scritta WANTED, DEAD or ALIVE, REWARD come nel Far West. Peccato.
Il video era stato pubblicato sui social dalla proprietaria di una casa a Pino Torinese. Lunedì 4 dicembre due ladri, coperti da tute bianche, accento dell’Est Europa, hanno forzato la porta di ingresso dell’abitazione in via Banchette. Le telecamere li hanno ripresi in pieno volto. Avrebbero precedentemente svaligiato altre due abitazioni, altre ancora il giorno prima e la settimana prima. Criminali, presumibilmente dotati anche di una certa esperienza.
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La sindaca Alessandra Tosi per catturarli aveva già messo a disposizione 35 telecamere per contrastare lo scarico illecito dei rifiuti a disposizione delle forze dell’ordine. Per la proprietaria dell’abitazione non era abbastanza. “Ero uscita solo un’ora per andare a prendere mia figlia, ingenuamente non ho messo l’allarme. Spero che le immagini servano perché li si possa riconoscere”, ha detto citata dal Corriere Torino. Il ministro ha fatto peggio.
Il profilo Instagram di Salvini è seguito da oltre due milioni e 200mila follower. Il video condiviso accompagnato dal copy: “Adesso lo ‘scandalo’ è tutelare la privacy dei ladri? Il mondo al contrario …”. A parte la logica incoerente del post – lo scandalo, dal suo punto di vista, dovrebbe essere quello di criticare la pubblicazione di due persone accusate, in questo caso evidentemente colpevoli – , quel solito tono a fare il verso, la citazione del generale Vannacci: la strategia è sempre la stessa. Sfruttare fino al minimo episodio di cronaca per coltivare consenso, ignorare completamente uno Stato di diritto che riconosce l’opportunità di difendersi anche ai responsabili e di non essere esposti alla gogna. Lo slogan del buttare via la chiave, la propaganda dei paladini della sicurezza che sfruttano ogni paura più o meno amplificata mentre i reati sono da anni in calo in Italia.
Il problema, naturalmente, sono sempre quelli che avrebbero gridato allo scandalo: presumibilmente la sinistra, i “sinistri”. Come si è chiesto il direttore dell’Unità Piero Sansonetti, a commento della condanna dell’orefice di Grinzane Cavour: “Perché ha sparato l’orefice, nel 2021? Non lo ha fatto forse anche perché influenzato da quel gridare contro i ladri e a favore dell’uso privato delle armi, e a favore dell’estensione senza limiti della legittima difesa, che caratterizzò quegli anni? Fu il governo Conte 1, che in gran parte era a guida Salvini, ad aprire – del tutto pretestuosamente – la questione della necessità di modificare il codice penale per allargare il diritto alla difesa, ve lo ricordate? Fu il governo Conte 1 a sostenere che la difesa è sempre legittima, intendendo che è sempre legittimo uccidere un ladro, ve lo ricordate? L’orefice Roggero, secondo voi, non fu influenzato da questa ondata politica di violenza che tendeva ad accreditare la tesi secondo la quale il diritto a sparare è sacro?”
Salvini si è schierato dalla parte dell’orefice, era ministro dell’Interno e vice primo ministro di quel governo Conte 1. Anche per questo no, nessuno si è scandalizzato.