Il personaggio
Chi è l’architetto di Putin, Lanfranco Cirillo e il contenzioso da 20 milioni col Fisco: “Trattato come un terrorista”
Ci sono voluti poco meno di 20 milioni di euro, per la precisione 19 milioni e 706mila euro, a Lanfranco Cirillo per chiudere il contenzioso col Fisco. A sborsarli quello che si è autodefinito “l’architetto di Putin” in un libro, ma anche di altri oligarchi russi che si sono affidati a lui per costruire le loro ville, anche se la più nota è quella da un miliardo di euro sul Mar Nero riconducibile al leader del Cremlino.
Nato a Treviso ma trapiantato nel Bresciano, Cirillo è accusato di di una serie di reati fiscali che vanno dall’infedele dichiarazione dei redditi, all’autoriciclaggio. Nell’agosto dello scorso anno aveva subito il sequestro di beni per oltre 140 milioni di euro tra ville, opere d’arte originali di Picasso, Cezanne, Kandinsky, De Chirico e Fontana e gioielli. Un provvedimento poi annullato dalla Cassazione.
Ma Cirillo risulta ancora latitante per la giustizia italiana. Per ora i suoi avvocati hanno patteggiato per lui un accordo con l’Agenzia delle entrate “che di milioni ne voleva 55”, spiega l’architetto a Repubblica, che lo ha contattato a Mosca dove vive.
Lui nel tribunale di Brescia, dove è iniziato il processo in cui è accusato di frode fiscale e autoriciclaggio, esterovestizione e contrabbando, non può andare: un rientro impedito dalla “red notice” dell’Interpol. Ma Cirillo definisce quella contro di lui “una persecuzione per motivi geopolitici: mai guadagnato un euro in Italia”, “manco fossi Bin Laden”, si lamenta.
L’imprenditore è iscritto all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero ed è cittadino russo per decreto presidenziale dello stesso Vladimir Putin. “La Russia è la mia casa. Qui ho il mio lavoro, i miei interessi e le mie principali relazioni. Al momento non ho motivo, e neppure desiderio, di rientrare in Italia, visto il trattamento che mi è stato riservato”, raccontò alcuni mesi fa all’Ansa.
La tesi portata avanti della difesa si incentra proprio sul dimostrare che disponibilità finanziarie, immobili ed opere d’arte non sono frutto di guadagni illeciti, ma legittima conseguenza delle attività compiute in Russia dall’architetto trevigiano.
Lui, dopo aver chiuso la vicenda fiscale, parla dell’inchiesta giudiziaria come una indagine “nata per motivi politici“. “Chissà che senso avrà avuto trattarmi come un terrorista rovinando una vita imprenditoriale per il meno grave dei reati fiscali“, si lamenta da Mosca Cirillo, l’uomo che dava del tu agli oligarchi russi.