L'inchiesta a Milano

Perché Airbnb è stata sanzionata di 780 milioni: se i Pm fanno gli esattori vincono gli evasori

Il sequestro di 779 milioni ad Airbnb ricorda un’altra vicenda. All’epoca l’indagine su un colosso del web servì alla campagna di Greco per diventare procuratore capo a Milano. A processo non si arrivò mai e la multinazionale patteggiò con l’erario il 5% di quanto avrebbe pagato in caso di condanna

Cronaca - di Frank Cimini

8 Novembre 2023 alle 16:30

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L’inchiesta a Milano su Airbnb
L’inchiesta a Milano su Airbnb

La storia si ripete ancora una volta. La magistratura si occupa di quello di cui non si dovrebbe occupare oltre a occuparsi male e in malafede di ciò che per dovere le spetta. Parliamo della guardia di finanza che per disposizione del gip attivato dalla procura di Milano sequestra 779 milioni di euro a Airbnb.

Ormai da anni, scrive il giudice, ha assunto la deliberata opzione aziendale di non conformarsi al versamento della cedolare secca per non rischiare fette di mercato in favore della concorrenza. “Da qui il pericolo di aggravare le conseguenze del reato contestato – aggiunge il gip – sia per il mancato incasso del debito erariale da parte della pubblica amministrazione sia per il danno agli altri operatori”.

Qui non si tratta di difendere l’operato di una multinazionale. È il modo di contrastare che suscita perplessità perché, considerando la storia di queste indagini per evasione fiscale, la procura si sostituisce all’Agenzia delle entrate vantando il nobile fine di recuperare soldi per l’erario che in realtà non dovrebbe rientrare tra le sue attività istituzionali. I pm hanno il compito di portare persone fisiche e giuridiche davanti ai giudici. Punto. Il resto spetterebbe ad altri e il condizionale è d’obbligo, visto come vanno poi le cose.

Sempre a Milano ai suoi tempi, pochissimo tempo fa, praticamente ieri, il procuratore aggiunto Francesco Greco, ex sovversivo, fece la sua campagna elettorale per diventare capo dell’ufficio, con una serie di indagini sui cosiddetti colossi del web, dove non si arrivò mai alla celebrazione di processi. Servirono queste pratiche ad acquisire, con il concorso determinante dei giornali, ulteriore peso mediatico in modo da influenzare il Consiglio Superiore della Magistratura chiamato a decidere sulla nomina.

La multinazionale di turno, come presumibilmente succederà anche per Airbnb, patteggiava con l’Agenzia delle Entrate dietro la quale si muoveva la procura versando una somma che si sarebbe rivelata non più del cinque per cento di quanto avrebbe pagato se si fosse arrivati a un regolare processo in caso di condanna.

Tutti felici e contenti si fa per dire. In realtà la multinazionale risparmia una montagna di soldi proprio mentre la magistratura derogando dal suo ruolo si vanta di agire a favore della cittadinanza. Non è una bella storia. Ma niente di nuovo sotto il sole in un paese in cui i magistrati fanno politica aumentando il potere della loro casta, i politici fanno i giudici o illudendosi di farlo.

Questa di Airbnb appare come l’ennesima favola che, con il contributo dei media incapaci di spirito critico, viene rifilata ai lettori e ai cittadini, in verità oppressi e ossessionati da più parti da chi millanta di fare i loro interessi. La sensazione è proprio che non se ne esca. Senza speranze in un paese in cui l’evasione fiscale resta altissima per responsabilità principale della politica ovviamente ma come si vede altre categorie, altre autorità sembrano fare di tutto per dare il loro rilevante contributo.

8 Novembre 2023

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