Il retroscena

Scherzo telefonico a Giorgia Meloni, come è stata ingannata la premier: “Beffati staff e segreterie”

'Dribblate' tutte le difese della Presidenza del Consiglio, dalla rete diplomatica ai filtri di sicurezza. Da Palazzo Chigi grande riserbo sulle responsabilità. L'ipotesi di una strategia di spionaggio smentita dal duo comico russo

Politica - di Redazione Web

2 Novembre 2023 alle 09:56 - Ultimo agg. 2 Novembre 2023 alle 09:57

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Scherzo telefonico alla Meloni: come è stata ingannata la premier

Una telefonata concordata con un leader africano dopo i dovuti passaggi previsti dagli standard di sicurezza. Poi è stata attivata la linea e la persona al telefono è riuscita a parlare con la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. I temi, a margine di alcuni incontri bilaterali proprio con alcuni dei leader dell’Africa, sono stati la guerra in Ucraina, i migranti e l’Unione Europea. Unico problema: dall’altra parte non c’era nessun leader ma la coppia di comici russi Vladimir Kuznetsov e Aleksej Stoljarov, noti come Vovan e Lexus. La premier, il suo staff e le segreterie della Presidenza sono state praticamente beffate. Al netto dei contenuti emersi dalla telefonata, oggi tutti si stanno chiedendo: come è stato possibile che un duo comico abbia superato le difese che circondano la premier?

Lo scherzo

Secondo quanto riportato da La Repubblica, il primo ‘aggancio’ con le istituzioni è avvenuto via mail. Una procedura abbastanza normale che sempre precede un contatto formale tra due leader. L’alternativa è il metodo diretto: ovvero il presidente di un paese contatta direttamente, dalla propria rubrica, l’omologo di un’altra nazione. In seguito viene poi concordato l’appuntamento telefonico. È evidente che in questo caso non è andata così. Una volta giunto il messaggio di posta elettronica che aveva in allegato un numero telefonico da chiamare, è stata fissata la telefonata incriminata.

La ricostruzione

La cosa strana è che nel momento in cui avviene uno scambio di comunicazioni che vedono protagonista un Presidente del Consiglio, scatta per prassi una sorta di dossieraggio. Quindi, si chiede il Corriere della Sera, o i comici sono stati molto fortunati o hanno avuto un appoggio importante e ‘istituzionale’ dall’esterno. E qui sono stati chiamati in causa i servizi segreti. Ma sono stati stesso Vovan e Lexus, in occasione di un’intervista rilasciata a La Repubblica a smentire questa tesi: “Preferiamo non rivelare come siamo entrati in possesso del numero giusto e nemmeno chi ci ha aiutato. Non vogliamo mettere nei guai le persone che sono state coinvolte. Palazzo Chigi sa com’è successo. O almeno spero. Se non lo sa, vuol dire che ha un problema di sicurezza. È stata Meloni a chiamarci all’orario concordato. Non è l’ufficio della premier ad avere colpe. Siamo noi i colpevoli che sappiamo fare il nostro lavoro. Non siamo in contatto con i servizi né russi né stranieri. E men che meno, siamo agenti segreti“.

Le responsabilità

Su chi potesse essere il responsabile di ciò che è accaduto, da Palazzo Chigi filtra molto riserbo. Tuttavia, sia per la notorietà dei protocolli che per le parole scritte ieri nella nota ufficiale diramata dalla Presidenza del Consiglio, sarebbe stato tirato in ballo lo staff diplomatico della premier. E nel mirino, secondo Il Corriere della Sera potrebbero finire la consigliera d’Ambasciata Lucia Pasqualini e il Consigliere diplomatico Francesco Talò. Entrambi profili di assoluta competenza. Tuttavia, quest’ultimo andrà in pensione fra qualche mese, per poi diventare presidente dell’Ispi al posto di Giampiero Massolo.

2 Novembre 2023

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