Parla l'artista
Intervista a Laurie Anderson: “Quanta bellezza c’è nel caos”
Dieci anni fa la scomparsa del compagno Lou Reed: “Lo abbiamo festeggiato, come lo festeggiamo nel giorno del suo compleanno: una celebrazione piena di gioia”
Cultura - di Graziella Balestrieri
“Laurie se tristemente sei in ascolto egoisticamente mi manca la tua mancanza” (Lou Reed, Laurie sadly is listening)
Laurie Anderson non è artista come tanti/e, non abbraccia un solo genere e non fa dell’arte una cosa sola. Per lei non si può dire: “Non ha bisogno di presentazione”. No. Laurie Anderson necessita di una presentazione, di chi è la prima artista ufficiale della NASA, di chi ha fatto della propria vita arte e dell’arte e con l’arte è riuscita a raccontare la vita attraverso suoni, trasformazioni, confusioni, sperimentazioni e cuore, tanto cuore.
L’intervista è il modo per ricordare al pubblico che a novembre, Laurie Anderson & Sex Mob (band visionaria newyorkese che vede ai fiati Steven Bernstein, Briggan Krauss sax e chitarre, Tony Scherr al basso e Kenny Wollesen percussioni) tornerà in Italia con due date: a Carpi il 16 novembre e Trento il 17 novembre e sarà come sempre qualcosa di imperdibile. In attività dal 1982, Laurie è narratrice di storie che ha inventato anche nuovi strumenti musicali, ha dato vita ad una serie di album da Big Science a Homeland che sono frutto di un genio narrante che scopre la vita e le emozioni attraverso il caos. E poi mostre, poesie, story telling, performance.
Tutto e di più, senza aver mai bisogno di cambiare la propria essenza, ma solo le scarpe con cui attraversare e scoprire strade sempre nuove e confrontarle con quelle del passato. Ma Laurie nella sua vita privata si aggiunge e congiunge (parliamo al presente perché si sente in lei che Lou c’è al presente) con un grande amore che andato via il 27 ottobre di dieci anni fa, e che chissà che fa, che occhiali indossa ora, quale posizione tai chi sta sperimentando e chissà come da qualche parte del mondo, sopra il mondo, chissà con quali occhi guarda la sua Laurie da lassù. Chissà se, come scriveva in questa poesia (Laurie is sadly listening), gli manca la sua mancanza…
Ma intanto il mondo è fatto anche di bisogni primari, tipo mangiare. Il giorno prima di questa intervista, decido di andare a mangiare all’Hard Rock cafè qui a Londra, quello che si trova nella zona di Hyde Park. Tra la giacca rossa scintillante di Sir Elton John, la giacca militare di Bono e altri cimeli vari, mi viene accanto un poster di un concerto di Lou Reed a Madrid, con il suo faccione che mi guarda. Lo prendo come un buon auspicio. E allora, con il permesso di Lou, l’intervista può iniziare.
È necessario iniziare da quello che stiamo vivendo: come vivi da artista e da essere umano questi tempi fatti di orrore e guerre?
“Ogni volta che penso che i miei lavori non siano legati alla politica e a tutto quello che ci circonda poi in realtà sento che devo scrivere su quello che accade, e quello che stiamo vivendo non può che infl uenzare il mio stato d’animo. In genere quando scrivo su quello che accade, cerco di farlo trasformando il tutto e cercando di trovare qualcosa di positivo anche in situazioni di dolore, questo è il mio compito. I tempi che stiamo vivendo, così pieni di con fusione, tragedie, pieni di rabbia mi portano moltissima ispirazione e mi portano allo stesso tempo a vivere un certo conflitto con me stessa. È un lavoro molto duro dover raccontare una storia come quella che stiamo vivendo, anche come artista. Quindi la mia responsabilità è cercare di capire al massimo delle mie possibilità quello che sta succedendo e riuscire a raccontarlo, attraverso la mia arte. Il momento storico che stiamo vivendo è il momento di “chi racconterà la storia”, di chi si prenderà la storia, anche qui negli Stati Uniti e io cerco di fare il possibile come artista e sono coinvolta in moltissime attività e manifestazioni che mi permettano di esprimere, attraverso la mia arte, quello che vivo e raccontare la storia non solo del mio paese ma di quello che accade intorno. Quando suonerò con i Sex Mob farò il possibile per far capire la confusione e le tragedie che abbiamo intorno e trasmettere quello che sento in questo determinato periodo della storia”.
Tornerai in Italia, a novembre con due date, cosa si deve aspettare il pubblico questa volta?
“Suoneremo davvero un bel po’ di canzoni, ci sarà anche tanta improvvisazione e poi tanto divertimento, perché io mi diverto tantissimo. Ci divertiamo un sacco a suonare insieme e per me questa è una grande gioia ma anche un privilegio perché suono con grandissimi musicisti. Sarà un grande show”. Considerata da sempre un’artista innovativa, come fai a coniugare cuore e tecnologia e cosa pensi dell’uso dell’Intelligenza Artifi ciale? “Ma sai non penso di lavorare con la tecnologia perché si una cosa straordinaria, lo faccio perché mi incuriosisce. Ad esempio, sto lavorando molto con l’intelligenza artifi ciale ora, cerco di trarre il meglio dalle nuove possibilità che il progresso ci offre. La uso in maniera molto scrupolosa, perché so che può essere anche pericolosa, e se la si usa così non se ne diventa malati, per tutte le cose ci vuole una giusta misura”.
Hai parlato spesso di bellezza, anche nella lettera pubblicata per Lou Reed quando lui se ne è andato: dove trovi la bellezza oggi?
(Sospira) “Io trovo la bellezza ovunque”. (Poi sorride), “molte volte la trovo in posti completamente inaspettati, la trovo dentro la confusione, perché sono davvero interessata a cercare la confusione e ad usarla, ricerco situazioni di confusione e dolore per trovare la bellezza e il signifi cato di tutto questo. Amo la confusione. E poi puoi trovare la bellezza anche in melodie che ti riportano a momenti belli che sono passati, qualcosa di bello che è rimasto nella tua memoria. Poi mi piacciono anche le cose che mi fanno sentire sveglia, curiosa e mi fanno guardare in giro ancora alla ricerca di emozioni. Tutto questo tipo di bellezza deve anche un po’ disorientare e allo stesso confortare, ed è questo il tipo di bellezza che mi interessa davvero, quella che mi attrae di più”.
Uno dei grandi insegnamenti di Leonard Cohen è che la bellezza è strettamente legata al dolore ma la bellezza è “sopra ogni cosa” … “
Non posso che non essere d’accordo con questo insegnamento, tra la bellezza e il dolore c’è un legame fortissimo, strettissimo, ma la bellezza ha la capacità di spezzare ogni catena e sopravvivere ad ogni forma di dolore”.
Tornando a casa e aprendo la porta, sente che Lou Reed le ha lasciato un grande vuoto o ha riempito tutti gli angoli della casa?
“È una domanda complessa, che ci vorrebbe molto più tempo di quello che abbiamo. Però lascia che ti dica una cosa: venerdì 27 abbiamo fatto un party, ballato e festeggiato Lou, che poi in realtà lo festeggiamo non solo il 27 ottobre ma anche a marzo, il giorno del suo compleanno. È stata ed è una meravigliosa celebrazione in realtà, facciamo Tai Chi e un sacco di altre cose insieme a tutti i suoi amici. È stato e sarà sempre un evento pieno di gioia, è e sarà sempre la celebrazione della sua amicizia e della sua vita”.
Quando Lou Reed introdusse Leonard Cohen nella Rock and Roll Hall of Fame, con la sua giacca di pelle e quella camicia color rosa salmone scozzese, disse “siamo così fortunati a vivere lo stesso tempo in cui vive Leonard Cohen “. E noi siamo così fortunati a vivere lo stesso tempo di Laurie Anderson, per un sacco di motivi straordinari legati alla musica, all’arte ma anche perché nei periodi di dolore riesce a pronunciare la parola gioia, come se fosse davvero l’unica speranza per tenere il mondo in piedi.