L'edizione speciale

Cos’è il Cimitero delle Fontanelle, l’ossario iconico nel Rione Sanità celebrato dalle maglie del Napoli

L'ex ossario ospita oltre 40mila resti accumulati in secoli di epidemie, carestie, rivolte popolari, trasferimenti da chiese e confraternite. È uno dei luoghi più suggestivi di Napoli, nel Rione Sanità. L'omaggio del Napoli e la prossima riapertura

Cultura - di Antonio Lamorte

6 Ottobre 2023 alle 14:31

Condividi l'articolo

SCREENSHOT DA FACEBOOK (SSC NAPOLI)
SCREENSHOT DA FACEBOOK (SSC NAPOLI)

Già sulla seconda maglia gara era comparso quest’anno il Vesuvio. Per l’edizione speciale dedicata ad Halloween, che ormai la società realizza da qualche anno, la SSC Napoli ha omaggiato uno dei luoghi più iconici della città: il Cimitero delle Fontanelle, l’ex ossario di oltre tremila metri quadrati che si trova nel Rione Sanità. I suoi teschi sono uno dei simboli di Napoli, le cosiddette “capuzzelle”, accudite nel rito lungo secoli detto delle “anime pezzentelle”. E infatti le magliette dell’edizione Halloween 2023 sono tempestate proprio da teschi. Sono state presentate in un video diffuso sui canali social del Napoli con protagonista il centrocampista francese Jens Cajuste. Il Cimitero riaprirà nei primi mesi del 2024 e sarà gestito dalla cooperativa “La Paranza”.

Il Cimitero delle Fontanelle si trova nel Rione Sanità, ospita circa 40mila resti. Deve il suo nome alla presenza di fonti d’acqua nella sua area. È stato fondato nel XVI secolo. L’area del Rione già dall’epoca greca aveva ospitato vasti complessi sepolcrali, grazie allo scavo del tufo giallo napoletano che aveva creato attività di estrazione e tombe ipogee. Gli ipogei di via Vergini, vico Traetta, via Cristallini e via S. Maria Antesaecula, per esempio, risalgono a un periodo che va dal IV al III secolo a. C. Quattro impluvi partiti dai Colli Aminei avevano eroso il vallone e permesso l’estrazione del tufo.

Quando non c’era più spazio per seppellire i corpi dei defunti nelle chiese, veniva ordinato ai “salmatari” di disseppellire di notte i defunti e di stiparli nelle cave. Quella delle Fontanelle era una cava di tufo erosa da colate di fango e detriti. Divenne Camposanto nel 1654, quando la peste si abbatté su Napoli. Oltre 250mila salme furono stipate nella cava – su una popolazione di 400mila secondo le stime riportate da Catacompedinapoli.it. Altre ancora vennero trasportate in quegli anni a causa di carestie, terremoti, rivolte popolari ed eruzioni del Vesuvio.

A partire dal 1764 il Cimitero venne destinato dal Comune a seppellire le salme della bassa popolazione, che non trovavano posto nelle pubbliche sepolture delle chiese all’interno della città. La cava venne persino allargata nel 1810. Il Cimitero accolse ancora altre salme dopo l’epidemia di colera e dopo il bando degli ossari dalle parrocchie e confraternite di tutta la città, nel 1837. I resti mortali di migliaia di persone vennero trasportati verso la cava a bordo di carretti guidati e scortati da guardie e confratelli.

Fino al 1872 il Cimitero rimase abbandonato. I resti che accoglie vennero ordinati per volere di don Gaetano Barbati che con l’aiuto di alcune donne del quartiere – le cosiddette “e’maste”, popolane devote – sistemò le salme con un ordine ben preciso: la Navata dei Preti ospitava i resti dalle chiese e dalle congreghe, quella degli Appestati le vittime di epidemie e carestie, quella dei Pezzentelli le ossa dei più poveri. Barbati fondò anche un’Opera Pia per il Suffragio delle “anime in pena”. Il cardinale Corrado Ursi fece chiudere il cimitero nel luglio 1969. A preoccupare erano i segnali di feticismo legati al culto delle “anime pezzentelle”. Il Concilio Vaticano aveva definito il rito contrario alla dottrina cattolica. La cava venne messa in sicurezza e riaperta definitivamente nel 2010 dopo un’occupazione pacifica degli abitanti del Rione.

Il Cimitero è strutturato in due aree: quella del “Tribunale” che ospita un crocifisso su una base di ossa, dove secondo la tradizione giuravano i “guappi” della Sanità, e quella dell’“Ossoteca” sulla quale si erge la statua di Cristo risorto. Agli “scolatoi” venivano messi i cadaveri per far scorrere via i liquidi. Il culto delle “anime pezzentelle”, particolarmente in voga nel dopoguerra, consisteva nell’adozione da parte di qualcuno di resti, in particolare di un cranio, che veniva accudito, pulito e lucidato, adornato con un rosario e lumini. Alcuni fedeli hanno raccontato di aver sognato l’anima prescelta, altri di aver ricevuto una grazia o perfino i numeri del lotto. Quando qualcuno riteneva di aver ricevuto qualche grazia, si preoccupava a volte di mettere il teschio in una teca o in un’urna, a condizione di non utilizzare mai una lapide perché avrebbe impedito all’anima di muoversi liberamente e di apparire in sogno. All’interno si mettevano immaginette votive e messaggi scritti. Nel cimitero si tenevano anche processioni e si recitavano giaculatorie e litanie.

Il cimitero delle Fontanelle è uno degli esempi più tangibili del rapporto tra il quotidiano e l’ultraterreno, tra la vita e la morte, tra i vivi e i morti che caratterizza la cultura napoletana. Alcune capuzzelle sono diventate più famose di altre, come quella del Capitano e quella di Concetta. Dietro ogni capuzzella di queste più note c’erano naturalmente delle storie. Soltanto due scheletri non sono anonimi e riposano in bare protetti da vetri: quello di Filippo Carafa Conte di Cerreto dei Duchi di Maddaloni, morto il 17 luglio 1797 e della moglie Donna Margherita Petrucci nata Azzoni morta il 5 ottobre 1795. La leggenda “dello gnocco” tramanda che il corpo della donna sia rimasto mummificato con la bocca spalancata perché soffocata mangiando uno gnocco. Il culto “d’ ‘e cape ‘e morte” veniva osservato anche nel complesso di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, lungo via Tribunali, che è tutt’oggi visitabile.

La società  che ha vinto la selezione pubblica promossa dal Comune lavorerà con il sostegno della Fondazione Con il Sud e dalla Fondazione di Comunità San Gennaro ed è formata da ragazzi del quartiere Sanità. “In questo luogo abitato da morti dimenticati, da oggi comincia ad abitare la speranza”, ha commentato monsignor Domenico Battaglia, arcivescovo di Napoli. Previsti i lavori di riqualificazione del sagrato della chiesa di Santa Maria del Carmine alle Fontanelle e altri spazi della zona, grazie a un progetto curato da quattro architetti napoletani e coordinato da Renzo Piano. L’ingresso sarà a pagamento, per un massimo di dieci euro a biglietto. I cittadini della Terza Municipalità potranno accedervi gratuitamente. Il Rione ha conosciuto negli ultimi anni un’intensa attività di recupero e riqualificazione del suo patrimonio culturale.

6 Ottobre 2023

Condividi l'articolo