L'udienza

Bimba abbandonata in casa e morta di stenti, la madre: “Pensavo il latte bastasse”

"Avevo lasciato Diana sola altre volte, mi sento spenta e buia". Alessia Pifferi ai pm: "Non mi sgridi". Per lo psichiatra della difesa la donna è affetta da ritardo mentale

Cronaca - di Redazione Web

19 Settembre 2023 alle 20:03

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Bimba abbandonata in casa e morta di stenti, la madre: “Pensavo il latte bastasse”

Alessia Pifferi ha raccontato durante l’esame della sua avvocata Alessia Pontenani che dovesse tornare indietro non rifarebbe quello che ha fatto: non abbandonerebbe la figlia Diana in casa per sei giorni dal 14 al 20 luglio 2022. La bambina aveva appena 18 mesi, è morta di stenti. “In carcere vivo alla giornata, mi manca la mia bambina tantissimo, ero molto legata e orgogliosa di Diana, veniva anche in bagno con me e mi sento spenta e buia, non avrei mai voluto farle del male“, ha detto la 37enne imputata per omicidio volontario aggravato. “Ho visto lo psicologo in carcere una ventina di volte. Ho capito tutto quello che è successo, sono consapevole della realtà, che ho un problema cognitivo, che i bambini non si lasciano da soli e, se potessi tornare indietro non lo rifarei“. La donna questa mattina ha parlato nell’aula della Corte d’Assise di Milano per circa quattro ore. Pifferi ha risposto alle domande dei pubblici ministeri Francesco De Tommasi e Rosaria Stagnaro. Durante l’interrogatorio la donna ha chiesto “gentilmente di non sgridarmi” al pm.

Il caso era diventato molto noto a livello mediatico. La bambina era stata trovata morta nella casa di via Carlo Parea a Milano. Un interrogatorio con molti “non ricordo”. Le indagini sono state condotte dalla squadra mobile di Milano. La donna ha raccontato che la figlia sarebbe nata all’improvviso il 29 gennaio 2021, ha detto di non essersi accorta di essere incinta. “Non ho mai avuto sintomi della gravidanza, ho avuto dei dolori la sera prima al basso ventre e mi davano da pensare come se fosse un’infiammazione del nervo sciatico, ma nessun sintomo di gravidanza”, ha spiegato nelle parole riportate da Lapresse. Ha aggiunto che aveva da poco una relazione con un uomo, conosciuto su un sito di incontri, che nemmeno si era accorto che lei fosse incinta. “Non era presente al momento del parto, gli ho telefonato e gli ho detto ‘torna su che è nata questa bambina non ne sapevo nulla’ e abbiamo chiamato l’ambulanza, non mi ha aiutata a partorire”. Pifferi ha aggiunto di aver detto bugie sulla festa di battesimo, di averla “inventata per fare un’uscita in limousine con il signor D’Ambrosio, ho ricevuto dei regali, per questo l’ho inventato”.

Pifferi ha ammesso di aver lasciato altre volte, ma “pochissime volte” la piccola in casa da sola, che “l’indomani mattina tornavo subito a casa. La lasciavo con il biberon di latte e due bottigliette di acqua e una di ‘the’ e, quando rientravo, di solito era tranquilla che giocava nel lettino, la lavavo, la cambiavo, le davo la pappa, ma era tranquilla”. La 37enne però ha anche ammesso che in quelle occasioni era “preoccupata perché sapevo che c’era a casa la bambina, avevo paura di molte cose, per esempio se fosse riuscita a bere l’acqua, ma pensavo che il latte che avevo lasciato bastasse”. A chi le chiedeva dove fosse la piccola quando si allontanava per passare serate o weekend “dicevo che Diana era al mare con mia sorella oppure con una mia amica”. La 37enne ha aggiunto di non aver chiesto al suo ex compagno di portarla a casa, quando erano tornati a casa per qualche ora a Milano, perché “io avevo paura di parlare perché lui aveva un carattere forte, mi preoccupavo di mia figlia ma avevo paura perché era aggressivo e una volta ha cercato di sbattermi contro un vetro”. L’uomo in un’udienza precedente aveva raccontato che la donna prendeva spesso il pc a casa sua, era convinto facesse smart working.

La donna, in uno dei vari momenti grotteschi dell’interrogatorio, ha ammesso di aver mandato “foto di mia figlia ad alcuni uomini ma non per motivi di vendita né niente ma perché volevo bene a quegli uomini”. Sulla boccetta di En ritrovata in casa ha spiegato che era “di un altro uomo conosciuto su Meetic perché prendeva le gocce per dormire”. Il consulente della difesa, il dottor Marco Garbarini, psichiatra e psicopatologo forense, ritiene che la donna sia affetta da un “disturbo dello sviluppo intellettuale” e “un quoziente intellettivo totale di 40 ai limiti fra un’insufficienza mentale media e una grave, ritengo che possa avere un vizio parziale di mente” e che avesse “perso il senso della dimensione temporale delle azioni”. Per l’esperto la donna non è una calcolatrice, “non credo che ci sia stata nessuna volontà nel determinare quello che poi è accaduto”.

19 Settembre 2023

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