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Chi è Ernesto Anastasio, il “giudice-poeta” sospeso dal Csm: stop allo stipendio, aveva accumulato 858 fascicoli

Giustizia - di Redazione

12 Settembre 2023 alle 18:34

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Chi è Ernesto Anastasio, il “giudice-poeta” sospeso dal Csm: stop allo stipendio, aveva accumulato 858 fascicoli

Nell’ordinanza della Sezione disciplinare del Csm che mette nero su bianco la sospensione dalle funzioni, e anche dallo stipendio, Ernesto Anastasio viene descritto come un magistrato che “sostanzialmente rifiuta il lavoro”.

Il suo caso ha del clamoroso: 54enne napoletano originario di Piana di Sorrento, ribattezzato il “giudice-poeta” per il suo amore per la poesia, ha accumulato l’arretrato record di 858 fascicoli lavorando al tribunale di sorveglianza di Perugia e prima a Santa Maria Capua Vetere. Attanasio, come accertato dalla Sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura, ha anche omesso di depositare, o in altri casi depositando ben oltre i termini previsti, provvedimenti relativi alla libertà personale o alle condizioni di vita in carcere dei condannati.

Contestazioni disciplinari che si sono accumulate nei confronti del magistrato per un decennio, tanto da spingere i magistrati del Csm a scrivere che il suo non-lavoro “getta discredito sull’intera amministrazione giudiziaria”. Anastasio i problemi di cumulazione dei fascicoli se li portava dietro in ogni tribunale in cui ha prestato servizio: anche da giudice a Torre Annunziata prima e a Santa Maria Capua Vetere poi. Per i suoi ritardi era stato sanzionato mentre lavorava nel tribunale in provincia di Caserta, dove si contavano 214 sentenze non redatte nei termini prestabiliti dalla legge, con la “punizione” del trasferimento d’ufficio a Perugia, dove non aveva però corretto il tiro con altre 800 tra sentenze e provvedimenti non depositati.

La situazione di Anastasio era nota da tempo al presidente del tribunale umbro, Antonio Minchella, dove il 54enne sorrentino aveva iniziato a lavorare dal novembre del 2021, cinque mesi dopo la data inizialmente prevista per il trasferimento da Santa Maria Capua Vetere in modo che potesse smaltire le pratiche in ritardo cumulate nel tribunale casertano. Similmente, un piano di smaltimento dei documenti lasciati indietro è stato avviato anche a Perugia: 400 fascicoli relativi a udienze collegiali saranno ora assegnati all’altro magistrato del tribunale, mentre circa 60 casi monocratici, ovvero affidati a un solo giudice, dovranno ripartire da zero.

A sollecitare il provvedimento, contestualmente all’avvio l’azione disciplinare, era stato il Pg della Cassazione Luigi Salvato, contestando ad Anastasio di aver violato i doveri di diligenza e laboriosità per aver ritardato “in modo reiterato, grave e ingiustificato” decisioni che dovevano essere prese con urgenza.

Ritardi che hanno inciso “molto negativamente” sulla funzionalità del Tribunale di Sorveglianza di Perugia secondo la Sezione disciplinare del Csm, rendendo difficile la gestione del rapporto con i detenuti e costretto i colleghi di Anastasio a un surplus di lavoro per smaltire i suoi fascicoli.

Anastasio aveva provato anche a difendersi davanti al Csm, come riferisce il Corriere del Mezzogiorno: “Non sono un idiota che si diletta a scrivere poesie e combina solo scelleratezze sul lavoro… qualcosa la capisco anche io e posso dire che in Italia non è vero che vanno separate le carriere di giudici e pm, ma quelle tra Civile e Penale. Ma questa è una verità della quale non si vuole nemmeno sentir parlare”, aveva dichiarato il giudice oggi sospeso. Anastasio allo stesso tempo aveva ammesso l’esistenza di un problema: “Sicuramente il problema è grave e non è giusto che un giudice combini tutto questo macello – aveva detto Anastasio ai colleghi del Csm – Ma voglio dire che ora fare il magistrato di sorveglianza mi piace e vorrei portare a termine il quadriennio, anche se sono certo che non morirò magistrato“.

A proposito delle poesie, della sua passione parla anche la perizia a cui è stato sottoposto durante il procedimento disciplinare, firmata dal docente di Psicopatologia forense Stefano Ferracuti, che ha ipotizzato un disturbo della personalità e ha certificato che il magistrato si sente oppresso da un lavoro che non gli dà soddisfazione perché i suoi interessi sono orientati in altri campi, scrive l’Ansa. Perizia a cui fa diretto riferimento l’ordinanza del Csm per spiegare perché la sospensione dalle funzioni sia una strada obbligata: non si può pensare che il magistrato corregga il tiro perché “non è in grado di superare con le sue attuali risorse psicologiche le difficoltà che incontra sul piano dell’efficienza lavorativa“.

di: Redazione - 12 Settembre 2023

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