L'addio al cineasta
Chi era Giuliano Montaldo: maestro di vita, cinema e lotta
Tutti uniti nell’ottava giornata di Venezia 80 per salutare Giuliano Montaldo, esempio di una dedizione al cinema, al mestiere del regista e dell’attore che si chiude con lui.
Cinema - di Chiara Nicoletti
Non c’è mai un momento giusto per dire addio a un grande regista e attore ma, sicuramente, farlo assieme alla comunità di cinefili italiani che è la Mostra d’arte Cinematografica di Venezia, può rendergli almeno maggiore giustizia. Tutti uniti, dunque, nell’ottava giornata di Venezia 80, per salutare Giuliano Montaldo, esempio di una dedizione al cinema, al mestiere del regista e dell’attore che si chiude con lui.
A febbraio sarebbe arrivato a 94 anni di una vita vissuta intensamente, dall’adolescenza nella Resistenza con il Gruppo di Azione Patriottica (Gap) nella sua Genova al primo film da attore, Achtung! Banditi! di Carlo Lizzani, con Gina Lollobrigida. Sempre diretto da Lizzani proseguì la carriera di attore in Cronache di Poveri amanti e poi ancora chiamato da grandi registi come Luciano Emmer, Francesco Maselli, Elio Petri, Valerio Zurlini, Margarethe von Trotta, Nanni Moretti e Carlo Verdone. Dopo anni a lavorare come assistente alla regia di Gillo Pontecorvo, proprio alla Mostra di Venezia esordì dietro la macchina da presa con Tiro al piccione, restaurato e presentato all’edizione 2019 della manifestazione e all’epoca invece accolto con pareri contrastanti e grosse critiche da parte di chi, come ricorda Paolo Mereghetti, dichiarò che “con l’antifascismo non si scherza”.
Davanti a lui e la sua carriera da regista si presenteranno una ventina di film ancora e il successo internazionale arriverà, nel 1971 con Sacco e Vanzetti a cui seguirono Giordano Bruno (1973); L’Agnese va a morire (1976); Gli occhiali d’oro (1987). Le giovani generazioni però lo conosceranno, da regista, per il recente L’Industriale (2011), con Pierfrancesco Favino protagonista, presentato alla Festa del Cinema di Roma e da attore per l’ultima, immensa e commovente interpretazione di un poeta in Tutto quello che vuoi, storia di una grande amicizia tra un uomo anziano e “smemorato” e un ragazzo che cresce emotivamente grazie a quell’incontro e quello scambio.
Diretto da Francesco Bruni, il film ha segnato anche un grande legame tra Montaldo e il regista di Scialla e Cosa sarà, il cui saluto riprendiamo per primo: “Ho rimandato una visita a te troppo a lungo, pensando – forse intimamente sperando – che avrei potuto venire a trovarti a fine riprese (quelle della seconda stagione della serie Tutto chiede salvezza). Sono stato stupido, sciatto, ingrato. Non me lo perdonerò mai, anche se so che, da signore qual eri, tu mi hai perdonato. Grazie di tutto, Giuliano”. Anche Favino, star di questa Venezia 80, si è unito al ricordo: “Aver lavorato con lui la ritengo una grande fortuna. Mi dispiace enormemente. Indipendentemente dal regista, è un uomo a cui ho voluto molto molto bene. Mi dispiace moltissimo di questa notizia, mi fa davvero male saperlo”.
Oltre alla dichiarazione ufficiale fatta insieme alla Mostra tutta e al Presidente della Biennale Roberto Cicutto che “ricordano con particolare stima e affetto il regista, sceneggiatore e attore”, il direttore artistico Alberto Barbera aggiunge, attraverso Cinecittà News: “Aveva un gran senso dell’ironia, era un gran raccontatore di barzellette, di innata simpatia, generosità e disponibilità, un vero signore. Ha contribuito a fare immenso il cinema italiano del secondo dopoguerra, fa parte di una generazione che sta sparendo, lasciando un vuoto incolmabile”. Ricky Tognazzi che da lui era stato diretto in Tempo di Uccidere lo ricorda come artista e come uomo di famiglia: “Era una persona molto calda, affettiva, gli occhi gli sorridevano sempre. Eccezionale il senso della famiglia che aveva, l’amore che nutriva per la moglie Vera e per la figlia Elisabetta”.