Storia di moralismo, di pornostar e di via della Camilluccia
Cultura - di Fulvio Abbate
Questa vicenda di abissale moralismo affittuario, sebbene ambientata nella Roma della commedia all’italiana in bianco e nero, segnatamente via della Camilluccia, come già “Il sorpasso” di Dino Risi e “La bugiarda” di Luigi Comencini, avrebbe comunque molto appassionato Dino Buzzati, che in nome delle sue proprie dichiarate umanissime frequentazioni sessuali, anche cosiddette mercenarie, addirittura feticistiche, si è letterariamente addentrato in ogni garçonnière misteriosa spalancata sul quotidiano borghese da colletto bianco. Traendone forse un esemplare racconto riferibile, appunto, alle mura perimetrali, anzi, alla topografia moralistica cittadina.
I fatti da cui nasce la vicenda sono comunque bassamente prosaici, hanno sapore d’agenzia immobiliare timorata con sentore di sagrestia: la pornostar Franca Kodi, già editore di una eccelsa rivista in quadricromia, “Il feticista”, si ritrova temporaneamente costretta a lasciare il proprio appartamento nel quartiere Prati, rispettabile residenza di avvocati, funzionari Rai e perfino di trapassati trasvolatori del Polo come Umberto Nobile, al suo posto devono giungere infatti muratori e idraulici per lavori di ristrutturazione, poco importa se umidità o condensa. La signora Kodi cerca così un affitto, le occorre il tempo necessario di riprendere possesso delle sue stanze, due mesi appena; ritiene di averlo presto trovato, grazie ai buoni auspici di alcuni amici non meno adeguati nel bon ton, sull’altura di Monte Mario, in fondo alla cordigliera residenziale altrettanto “borghese” della già citata Camilluccia, luogo caro al “generone” capitolino: un residence, che si direbbe perfetto per ogni necessità. A un passo dalla stipula accade però che i proprietari dell’immobile, mossi da catastale curiosità giansenistica, dopo una breve occhiuta ricerca in rete, scoprono che la professione dell’imminente affittuaria. C’è quindi da immaginarli tramortiti davanti ai video che mostrano Franca Kodi protagonista regale di molte scene esplicite di sesso; i suoi piedi doverosamente in primo piano, strumenti di piacere, destinati all’altrui godimento. Qui, probabilmente, Dino Buzzati, se fosse davvero lui a raccontare la nostra storia angustamente circoscrizionale, mostrerebbe, in sezione, come ha fatto altrove con l’incubo delle formiche mentali, il cervello allarmato di chi possiede le sacre chiavi del residence, la loro convinzione che la semplice presenza di un’affittuaria “indegna” possa profanare la dignità delle mura, dei servizi sanitari, perfino dello spioncino della porta stesso. Ne abbiamo contezza poiché nelle conversazioni tra la signora Kodi e i proprietari infine irremovibili, saltata ogni possibilità di stipula contrattuale, il rifiuto appare motivato con prosa da Malleus Maleficarum,ossia il “martello delle streghe”, libro già in uso presso l’Inquisizione, primo esempio di tomo tascabile, da segreta consultazione sotto la cattedra da parte del Giudice.
L’irricevibilità della richiesta d’affitto giunge alla luce della sua professione pubblicamente svolta, se non rivendicata perfino politicamente. Forse, occorre aggiungere, che per l’esito della porta d’accesso rimasta infine per lei sbarrata, negata, possano aver contribuito anche le parole, programmaticamente libertarie, pronunciate da Franca Kodi tempo addietro in una conversazione televisiva: “Appare quasi un gesto rivoluzionario citare il sesso, nominarlo, ovvero la libertà di vivere le nostre pulsioni”. Parole cui l’intervistatore rispondeva che solo avessimo scostato le facciate dei palazzi lì accanto chissà quante innocenti creature rispettabili avremmo visto alle prese con l’attività onanistica supportata dallo stesso inesauribile catasto filmico della pornografia, compresi i video che vedono protagonista Franca Kodi. E dire che i signori della Camilluccia poco prima di scoprirne l’imperdonabile “macchia” professionale l’avevano perfino invitata a prendere un gelato, così in attesa di accoglierla al tavolo verde per una partita a burraco.