La storia di “Ebola”

Bullizzata per un anno dai compagni di classe, tutti promossi col sostegno dei genitori: vietato anche scusarsi con la vittima

Cronaca - di Redazione

2 Agosto 2023 alle 16:34 - Ultimo agg. 2 Agosto 2023 alle 16:42

Condividi l'articolo

Bullizzata per un anno dai compagni di classe, tutti promossi col sostegno dei genitori: vietato anche scusarsi con la vittima

Bullizzata per un intero anno a scuola, con tanto di gruppo WhatsApp creato per prenderla in giro con offese e parole gravissime, umiliandola nell’aspetto fisico: eppure per un gruppo di studenti di una classe di terza media in provincia di Latina è arrivata la promozione, alcuni anche con pieni voti.

La vicenda è raccontata oggi dal Corriere della Sera e dimostra, oltre al malcostume, per usare un eufemismo, degli adolescenti protagonisti di questa storia, anche la complicità dei loro genitori.

Per il gruppo di studenti, tre in particolare, l’unica punizione è stato il 6 in condotta richiesto dalla dirigente scolastica. Nessuno di loro ha voluto concludere il percorso rieducativo, spinti in questo dai loro stessi genitori: nessuno dunque ha chiesto scusa alla vittima e ai suoi familiari. E anche l’indagine aperta dalla Procura dei minori, essendo tutti di età inferiore ai 14 anni e quindi non imputabili, rischia di terminare con una archiviazione di massa dall’accusa di istigazione al suicidio e stalking, con l’ultima parola che spetta al Gip.

Suicidati, levati di torno. Non mancherai a nessuno”, il tono di alcuni messaggi nei confronti della compagna di classe, chiamata “ebola”. Messaggi che erano rivolti ad una chat WhatsApp segreta ma che ad un certo punto sono arrivati alla diretta interessata. L’inchiesta nata dopo la denuncia e le indagini condotte dalla polizia postale ha permesso di ricostruire il quadro della situazione, con una malsana e perversa “challenge” dei protagonisti di questa storiaccia: passarle accanto senza toccarla, e chi la sfiorava doveva uscire dal gruppo, oppure imitarne le movenze.

Comportamenti andati avanti per mesi, fino a quando una partecipante del gruppo è uscita allo scoperto raccontando tutto. All’indagine ha fatto seguito l’attivazione di un percorso di giustizia riparativa in particolare nei confronti dei tre compagni di classe più molesti.

Ragazzi che si sarebbero giustificati dicendo che per loro era solo un “gioco”: eppure, le conseguenze sulla ragazza sono state gravissime, dato che quest’ultima ha iniziato ad isolarsi e ad entrare in ritardo a scuola per evitare di incontrarli davanti la struttura.

Ma a fallire è stato soprattutto il tentativo di mettere in piedi un percorso rieducativo, come evidenzia al Corriere della Sera la Garante dei minori del Lazio Monica Sansoni. “Gli strumenti messi in campo nei confronti dei ragazzi – spiega Sansoni – sono andati avanti molto bene, ma alla fine i genitori dei tre ragazzi maggiormente responsabili degli atti di bullismo hanno rifiutato di chiudere il percorso di rieducazione che consisteva in un incontro con le famiglie, dei ragazzi e della vittima, insieme ai giovani, per riappacificarsi e chiedere scusa. Questo non è stato possibile per l’atteggiamento di chiusura di alcune famiglie, che hanno anzi iniziato ad accusare le istituzioni, e le vittime, di aver alzato un polverone per nulla”.

di: Redazione - 2 Agosto 2023

Condividi l'articolo