L’erede di Politkovskaja

Giornalista russa aggredita in Cecenia, Elena Milashina voleva documentare il verdetto contro la madre di due attivisti

Esteri - di Rossella Grasso

4 Luglio 2023 alle 13:53 - Ultimo agg. 4 Luglio 2023 alle 13:58

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Giornalista russa aggredita in Cecenia, Elena Milashina voleva documentare il verdetto contro la madre di due attivisti

Hanno circondato la loro auto, costretti a scendere e aggrediti con violenza. Elena Milashina, 45 anni, giornalista russa della Novaja Gazeta è stata aggredita e picchiata brutalmente in Cecenia mentre era insieme all’avvocato Alexander Nemov. I due, a bordo di un auto stavano lasciando l’aeroporto: erano in Cecenia per documentare il verdetto nel caso contro Zarema Musaeva, madre dell’avvocato per i diritti umani Abubakar Yangulbaev. La macchina sulla quale viaggiavano sulla strada dall’aeroporto e’ stata bloccata e uomini armati li hanno aggrediti, picchiandoli e distruggendo l’attrezzatura. “Vi abbiamo avvertiti. Andate via e non scrivete niente”, gli hanno urlato gli uomini mentre li aggredivano.

Elena Milashina è considerata la giornalista che ha ereditato il testimone da Anna Politkovskaja, anche lei collega della Novaja Gazeta, uccisa nell’androne di casa sua nel 2006. Dopo di lei Natalia Estemirova, ne colse il testimone. Tre anni dopo fu uccisa anche lei. E così quel pesante testimone è arrivato a Milashina che aveva iniziato a raccontare gli orrori che avvenivano in Cecenia: le sparizioni, le esecuzioni extragiudiziarie, le torture, le purghe. Erano appena atterrati in Cecenia quando cinque uomini col volto coperto li hanno fatti scendere dall’auto e legati. Li hanno picchiati violentemente colpendoli ripetutamente al volto. Milashina è stata rasata e la sua testa è stata ricoperta con una sostanza verde-blu – sembrerebbe un antisettico già usato in attacchi contro l’oppositore del Cremlino Alexei Navalny. La sostanza può provocare effetti collaterali alla pelle e agli occhi, fino a causare cecità. “Gli aggressori hanno minacciato di ucciderli, puntando una pistola alla testa”, ha detto Nemov.

I due sono finiti in ospedale, lui anche colpito con un coltello alla gamba. Come ha riferito l’organizzazione per i diritti umani Memorial, “le dita di Elena Milashina sono state rotte e a volte perde conoscenza, ha lividi su tutto il corpo”. Le è stata diagnosticata una lesione cranica. Milashina e Nemov volevano essere interrogati in ospedale da un agente di polizia, ma non sono riusciti a farlo. ”Entrambi sono stati presi a calci, pugni, con tubi di polipropilene, gli è stato ricordato il loro lavoro, i tribunali, i processi, di cui ha scritto Elena Milashina. “Questo non è chiaramente un attacco malavitoso, è un attacco per le loro attività “, ha denunciato Sergey Babinets, capo del Team Against Torture per cui ha lavorato Abubakar Yangulbaev prima di essere costretto a lasciare il Paese.

Non è la prima volta che Milashina finisce nel mirino delle autorità cecene e dei suoi scagnozzi. Era già stata picchiata nel 2020 da una decina di persone nella hall di un hotel insieme a un avvocato che l’accompagnava. Nel febbraio del 2022 aveva lasciato temporaneamente la Russia dopo che Kadyrov l’aveva definita una “terrorista”. Elena Milashina è autrice di numerose inchieste su violazioni dei diritti umani in Cecenia, fra cui quella sugli abusi e uccisioni di persone Lgbtq nel 2017. Era arrivata nella Repubblica del Caucaso per presenziare al tribunale Akhmat all’udienza conclusiva del processo a carico di Zarema Musaeva accusata in ritorsione contro l’attività politica dei figli, entrambi oppositori e rifugiati all’estero, Abubaka e Ibrahim. Musaeva, rapita a Nizhni Novgorod nel gennaio del 2022 e portata in seguito in Cecenia, è stata condannata a cinque anni e mezzo di carcere, la pena chiesta dall’accusa. La donna, che ha 53 anni e ha gravi problemi di salute, è stata giudicata colpevole di aggressione a pubblico ufficiale e frode. La sentenza pronunciata oggi “equivale a una condanna a morte”, ha commentato Abubakar Yabgulbaev. Mishalina forse non potrà scrivere una riga di quel verdetto che però farà il giro del mondo soprattutto dopo il violento pestaggio subito dalla giornalista.

Pochi giorni fa, il 28 giugno, il procuratore generale della Russia ha riconosciuto le attività di Novaya Gazeta Europe come “indesiderabili” nel territorio della Federazione Russa. “Sulla base dei risultati dell’audit – si legge sul comunicato – l’ufficio del procuratore generale della Federazione Russa ha deciso di riconoscere le attività dell’organizzazione straniera Bdr Novaja Gazeta-Europe, come indesiderabili sul territorio della Federazione Russa”. Secondo il procuratore, “l’organizzazione è impegnata nella diffusione di materiale informativo tendenzioso a scapito degli interessi della Federazione Russa. Gli argomenti principali delle pubblicazioni includono false informazioni su presunte massicce violazioni dei diritti e delle libertà dei cittadini in Russia , accuse del nostro Paese di aver scatenato una guerra aggressiva in Ucraina, aver commesso crimini di guerra contro la popolazione civile, repressioni”, ha sottolineato l’ufficio del procuratore generale.

Dopo la notizia dell’aggressione arriva la reazione russa. L’attacco all’avvocato russo Aleksandr Nemov e alla corrispondente del quotidiano “Novaya Gazeta” Elena Milashina avvenuto oggi in Cecenia richiede misure drastiche. Lo ha affermato il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov. “Sono le forze dell’ordine che devono valutare l’accaduto, ma naturalmente stiamo parlando di un attacco molto grave che richiede misure abbastanza drastiche”, ha detto Peskov. Il portavoce ha anche detto che il presidente russo, Vladimir Putin, e’ stato informato dell’attacco, aggiungendo che la commissaria per i diritti umani della Russia, Tatjana Moskalkova, si sta occupando della questione.

4 Luglio 2023

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