Parla il Costituzionalista

“Impossibile una legge che impegni a non usare il Mes”, intervista a Gaetano Azzariti

L’ordine del giorno sarebbe un impegno di natura esclusivamente politica, non produrrebbe nessun obbligo di valenza normativa. Con un odg non si può certo modificare l’accordo che si va ratificando

Interviste - di Angela Nocioni

1 Luglio 2023 alle 13:00

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“Impossibile una legge che impegni a non usare il Mes”, intervista a Gaetano Azzariti

Mes, meccanismo europeo di stabilità. E’ un fondo permanente di salvataggio per fornire prestiti ai paesi dell’area euro in condizioni di difficoltà finanziarie, con conseguenti difficoltà ad avere accesso ai mercati. E’ stato istituito attraverso un trattato intergovernativo nel 2012. L’hanno ratificato tutti gli stati europei tranne l’Italia.

Giorgia Meloni ne ha detto tutto il male possibile, promettendo che non l’avrebbe lasciato ratificare all’Italia mai e poi mai. E ora, se si arrende perché il prezzo del non ratificarlo è per lei troppo alto, deve provare a farlo fingendo di ottenere chissà cosa in cambio. Quindi la tattica è rimandare. La maggioranza presenta una sospensiva della ratifica che prevede uno stop di massimo quattro mesi nell’attesa di completare le modifiche del patto di stabilità e dell’unione bancaria. Quattro mesi, intanto. In maggioranza è prevalsa la linea cauta di Giorgetti e Fitto su quella brandita da Salvini e rincorsa con fatica dalla presidente del Consiglio. L’Aula di Montecitorio ieri per la discussione era quasi deserta: 15 parlamentari presenti.

L’occasione o la sciagura del fondo, in ogni caso, non sono insite nel Mes quali sue intrinseche caratteristiche. Dipendono non dalla ratifica in sé. Ma dal se, ed eventualmente dal come, il fondo dovesse essere utilizzato. Quindi, da parte di chi il Mes lo vorrebbe, arrivano suggerimenti per aggirare l’ostacolo politico e spianare la strada alla ratifica. Sul Corriere della sera per esempio l’ex premier Mario Monti ha scritto che basterebbe inserire nella proposta di legge con la quale si ratifica il trattato, oppure in un ordine del giorno presentato contestualmente in parlamento, un articolo del seguente tenore: “il parlamento impegna il governo a non utilizzare gli strumenti finanziari ivi previsti senza specifica autorizzazione del parlamento”. Così l’Italia uscirebbe da cul-de-sac, dice Monti. Ma è vero? L’abbiamo chiesto al professor Gaetano Azzariti, costituzionalista, ordinario di diritto pubblico a Roma all’Università la Sapienza.

Quale valore avrebbe un ordine del giorno, presentato contestualmente alla ratifica del Mes, nel quale comparisse la frase “il parlamento impegna il governo il governo a non utilizzare gli strumenti finanziari ivi previsti senza specifica autorizzazione del parlamento”?
L’ordine del giorno è un atto di indirizzo che il parlamento rivolge al governo, ha un carattere esclusivamente politico. Il governo si può esprimere affermando che intende accogliere l’ordine del giorno e quindi in qualche modo accoglie i rilievi mossi. In questo caso poi potrebbe essere lo stesso Governo a sollecitare la messa in votazione dell’ordine del giorno, per attestare le sue perplessità sulla legge di ratifica che pure sta per approvare. In ogni caso, lo ripeto, sarebbe un impegno di natura esclusivamente politica, non produrrebbe nessun obbligo di valenza normativa. Con un ordine del giorno non si può certo modificare l’accordo che si va ratificando: le regole vengono stabilite in Europa e devono essere accolte o non accolte dall’ordinamento nazionale. Può aggiungersi inoltre che la prassi dimostra che è debole lo stesso vincolo politico contenuto nell’atto di indirizzo. Intanto perché si limita a dare un indirizzo e non prevede le modalità concrete per la sua realizzazione. Inoltre, non è un obbligo, tant’è che la formula di solito è: la Camera o il Senato “invita il governo”. L’espressione più forte che può essere utilizzata è “impegna il governo”. Nulla dice sul modo in cui il governo deve procedere, scelta che è rimessa alla volontà del governo stesso. D’altra parte ciò è ovvio e necessario, visto che nei rapporti tra istituzioni – parlamento e governo – deve essere garantita l’autonomia degli organi. L’atto di indirizzo fa salva l’autonomia tanto del legislativo quanto dell’esecutivo. Quindi, in sostanza, il governo accettandolo non si vincola a nessun comportamento o decisione futura.

Un impegno senza forza normativa come può far sentire tutelato qualcuno?
Molto spesso gli ordini del giorno sono un escamotage per superare degli stalli politici. Non si ha la forza, o la volontà, o la possibilità di fare una legge che impegni – quella sì – il governo e allora si utilizza l’improbabile via dell’impegno, o dell’invito, rimesso ad imponderabili atti futuri.

Monti suggeriva di infilare la frase o in un ordine del giorno o nella proposta di legge, formulava due ipotesi distinte.
In questo caso si tratta di ratificare un trattato, pertanto la legge non può essere modificata introducendo vincoli o regole. O ratifichi o no. Prendere o lasciare. E’ impraticabile la strada di una legge che, nel momento stesso in cui ratifica, impedisca al governo di utilizzare il Mes.

L’idea di infilare nella proposta di legge di ratifica quella frase è una idea infondata?
Il Mes è una normativa che riguarda tutti gli stati europei. Figurarsi se ogni Stato europeo potesse modificare il Mes.

Vie di mezzo costituzionalmente valide non sono ipotizzabili?
Il punto mi sembra sia un altro. La ratifica non obbliga a utilizzare i fondi del Mes. L’impegno riguarda semmai i fondi che potranno essere adoperati dai paesi che lo richiederanno. Il governo potrebbe ratificare il Mes perché lo ritiene opportuno per la stabilità e gli equilibri europei e impegnarsi a non utilizzarlo nei casi di una crisi bancaria nazionale. Ma se andiamo al fondamento della polemica vediamo che il timore reale è quello legato alle famose condizionalità. Il Mes non è temuto perché permette di utilizzare fondi europei messi a disposizione in caso di crisi bancaria ma perché i paesi che dovessero utilizzare quel fondo sono poi sottoposti a condizioni rigorose da parte dell’Europa. Nel vecchio Mes ci sono state esperienze, quella della Grecia innanzitutto, nelle quali si sono risanate le banche e sono risultate distrutte le economie, e questa è la ragione per cui è stato cambiato il vecchio Mes. Il meccanismo ora è stato cambiato, ma i timori non sono scomparsi. Di questo si dovrebbe parlare, ma nessuno osa sollevare la questione.

1 Luglio 2023

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