Dal XVI secolo a oggi

“Sei bella come il diavolo di Mergellina”: Satana ha il volto di una donna nel quadro cult a Napoli

Straordinario quanto terribile. Realizzato nel XVI secolo da Leonardo da Pistoia, commissionato da un vescovo e cardinale. "Aveva voluto a quel modo attestare la vittoria sulle seduzioni di una dama", raccontò Benedetto Croce. Divenne un'espressione idiomatica

Cultura - di Antonio Lamorte

28 Giugno 2023 alle 19:16 - Ultimo agg. 29 Giugno 2023 alle 13:04

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“Sei bella come il diavolo di Mergellina”: Satana ha il volto di una donna nel quadro cult a Napoli

Come omettere l’headliner del Primavera Festival, come non far comparire neanche una volta l’attore protagonista e svariate volte premio Oscar nel trailer di un film. Sul sito di Santa Maria del Parto non c’era il San Michele Arcangelo, più famoso come “il diavolo di Mergellina”, diventato nientedimeno espressione idiomatica. “Sei bella come il diavolo di Mergellina”, si diceva. E infatti Satana, il demonio, Nosferatu, il maligno, nel quadro olio su tavola, ha il volto di una donna. E però, se non compare online, se qualcosa non c’è nel virtuale, sorge ormai il dubbio che davvero esista.

Santa Maria del Parto è incastonata in mezzo ad altri stabili e immobili in un angolo di via Mergellina. Alle spalle di “Nas e’ cane” e de “O’mericano”, tre rampe di scalini per arrivare all’ampio terrazzo che l’introduce. Dolce panorama dalla collina del Vomero al Vesuvio, i pini loricati, il porticciolo e il Castel dell’Ovo. Sulla facciata squadrata, tre balconcini al secondo piano, la targa in marmo che ricorda la fondazione, nel 1529, a opera di Jacopo Sannazaro. Il poeta dell’Arcadia e delle Piscatorie aveva ricevuto in dono quella villa sul declivio di Posillipo – già appartenuta ai principi della casa d’Angiò e ai monaci di Santo Severino – dall’amico Federico d’Aragona che l’aveva acquistata nel giugno 1499.

Sannazaro morì un anno dopo. Il suo monumento funebre si trova al fondo di una cappelletta buia, circondato da un ciclo di affreschi di Nicola Russo. Il solenne mausoleo dallo stile michelangiolesco fu ricavato da blocchi di marmo di Carrara lucidati con cera d’api. Si impone maestoso dietro l’altare, nell’abside. È all’ingresso invece la rockstar, sulla destra, appena dopo l’entrata nella navata. Il San Michele Arcangelo del Leonardo da Pistoia, prima metà del XVI secolo. La lancia che trafigge al collo e i piedi che pestano e bloccano il dragone. È straordinario quasi quanto è terribile: il diavolo ucciso dall’arcangelo è una donna, ha il volto di donna. Campeggia la scritta: “Et fecit victoriam halleluia!”.

Quell’opera fu commissionata da Diomede Carafa, vescovo di Ariano e cardinale. “Si disse che egli aveva voluto a quel modo attestare la vittoria, riportata con l’aiuto divino, sulle seduzioni di una dama che lo avvolgeva di amore; e si aggiunse che quella dama si chiamava per l’appunto Vittoria, e altri ne bisbigliò il cognome, d’Avalos; e si continuò con l’adornare l’aneddoto, raccontando come il pio uomo avesse invitato la dama ignora a entrare nella chiesa del Sannazzaro, dov’essa ebbe a specchiarsi nel nuovo dipinto, trasformata in demonio, calcata dall’angelo”. Scriveva così Benedetto Croce, nel suo Storie e leggende napoletane (Adelphi, 1999).

Una questione privata insomma, Esmeralda e Frollo “e’ Margiallin’”. Una vicenda torbida, tentazione e ritorsione e dispetto perfino, che per eterogenesi dei fini assunse tutt’altra luce presso i napoletani, come continua a spiegare l’intellettuale e filosofo. “Quel bel volto di giovane donna, dai biondi capelli e dai dolci occhi, appare calmo, quasi sorridente, ed ella piega le braccia e le mani in molle atto voluttuoso, e par che non si accorga nemmeno della lancia che l’angelo le ha infitta sul dorso serpentino, sia che non la prenda molto sul tragico, sia che non voglia, pur nel languire morendo, scomporre la propria attraente vaghezza. E il dipinto destinato a colpire le fantasie per la terribilità del castigo inflitto a colei che tentò scrollare una salda virtù, le sedusse invece con quell’immagine; e nel linguaggio del popolino dei contorni rimase come paragone di elogio: ‘Bella come il diavolo di Mergellina’”.

Nessun cenno da parte del filosofo sul volto d’uomo, anziano e villoso e sconvolto, che sboccia tra i seni della donna-diavolo. Forse allegoria della tentazione, del peccato, un’altra Sympathy fo the devil. Quanto racconta della religione, della fede, della carne e del peccato quell’immagine: quanto ancora a cinque secoli di distanza, della donna e dell’uomo, dell’essere umano e di dio. Certo è altra tappa, chissà quanto battuta, della Napoli misteriosa ed esoterica – organizzano anche tour orientati in questo senso, in una città che in dieci anni è esplosa turisticamente come poche altre. “Sì certo, ci vengono tante persone”, dicono alla chiesetta, una parrocchia molto attiva, guidata dal parroco Salvatore Perrella. “Com’è possibile? Non è possibile”, replicano quando gli si fa notare che il San Michele non è annoverato tra le opere d’arte né nella photo gallery del sito. Controllano. Qualche ora dopo è online.

28 Giugno 2023

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