Un'epopea di attivismo
La storia della rivista F.U.O.R.I.: il fronte omosessuale rivoluzionario di Angelo Pezzana e Mariasilvia Spolato
Libraio, figlioccio di Fernanda Pivano e Marco Pannella, scrittore, tra gli inventori del movimento LGBTQ+ italiano, divulgatore della beat generation, fondatore del Salone del Libro di Torino, primo deputato dichiaratamente gay. Angelo Pezzana, l'attivismo, i diritti
Politica - di Antonio Lamorte
“Credo che i tempi siano maturi per il riconoscimento delle famiglie arcobaleno, che esistono e conducono delle vite normalissime; in una società in cui i mariti ammazzano le mogli, non può esserci tutta questa preoccupazione nei confronti di una coppia omogenitoriale che vuole solo dei bambini da amare”. Libraio, figlioccio e seguace di Fernanda Pivano e Marco Pannella, scrittore, tra gli inventori del movimento LGBTQ+ italiano, divulgatore della beat generation, fondatore del Salone del Libro di Torino, primo deputato dichiaratamente gay in Italia. Angelo Pezzana ha fatto tutto questo quando soltanto un coming out poteva rovinare una carriera e una vita intere.
Com’è successo con la sua amica Mariasilvia Spolato, laureata in matematica, insegnante, prima donna a fare coming out in Italia e perciò licenziata, discriminata marginalizzata fino alla morte. Scrisse I movimenti omosessuali di liberazione del 1972 e morì da clochard nel 2018. Pezzana ha rilasciato una lunga intervista a Lucy – Sulla Cultura a firma Giada Arena. Cresciuto a Torino, nel 1963 ha aperto la libreria Hellas, dove nel corso degli anni ha ospitato giganti della letteratura come Allen Ginsberg, James Baldwin e Susan Sontag. L’impegno attivo di Pezzana esplose dopo un dibattito scaturito dalla stampa, dopo l’uscita della recensione del libro dello psicoterapeuta Giacomo Dacquino, Diario di un omosessuale. L’articolo era intitolato “L’infelice che ama la propria immagine. Un problema di scottante attualità” e uscì nell’aprile 1971.
Pezzana con un gruppo di amici scrisse una lettera al quotidiano, sollecitò La Stampa che però rifiutò di aprire un dibattito sul tema. “Di questo argomento si parla fin troppo. Cordiali saluti”. Escogitando una risposta formarono il loro movimento. Il nome – come ripercorre l’aneddoto – doveva indicare l’outing, il venire allo scoperto. Un acronimo che stava per FRONTE UNITARIO OMOSESSUALE RIVOLUZIONARIO ITALIANO. La rivista mensile omonima venne distribuita dal dicembre del 1971 all’aprile del 1982 nei parchi, nelle strade, buie, nei gabinetti pubblici, “la sera nei posti in cui andavano a cercare qualcuno con cui scopare”. Il gruppo protestò, il 5 aprile 1972 al casinò di Sanremo, dove si teneva il congresso sulle “devianze sessuali” del Centro Italiano di Sessuologia. Una Stonewall italiana le cui ragioni sono ripercorse nell’approfondita intervista. Quella volta il termine “omosessuale” comparve per la prima volta su un quotidiano italiano.
Pezzana nel 1974 federò il F.U.O.R.I. al Partito Radicale e dopo due anni si candidò lui stesso. Andò in Russia nel 1977 per protestare contro la detenzione del regista Sergej Paradžanov e Ugo Tognazzi lo volle come consulente nel film Il vizietto. “È stato grazie al lavoro di alcuni registi e attori se molti di noi hanno iniziato a essere percepiti come persone”. Per Pezzana in Italia le cose sono cambiate e anche molto da quell’esordio di “Fuori!” all’inizio degli anni ’70. Alcuni freni li mette il Vaticano, altri i grandi partiti. “Penso che, in questo momento, la società sia molto più avanzata dei suoi rappresentanti. Ma bisogna anche essere realisti su ciò che si può ottenere, cercare di andare per tappe e non chiedere troppo. Per esempio, sento sempre più spesso parlare di transizione di genere nei bambini: lo trovo mostruoso, perché anche l’identità di genere ha bisogno di svilupparsi”.