L’affresco negli scavi

La prima pizza al mondo fatta a Pompei, frutta al posto del pomodoro: la mangiavano già duemila anni fa

Cultura - di Redazione Web

27 Giugno 2023 alle 11:20 - Ultimo agg. 27 Giugno 2023 alle 11:20

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La prima pizza al mondo fatta a Pompei, frutta al posto del pomodoro: la mangiavano già duemila anni fa

Un disco tondo e sottile di pane con sopra una serie di frutti. Visto così sembrerebbe proprio una pizza, ma non può essere: mancano gli ingredienti principali della vera pizza, pomodoro e mozzarella che al tempo sicuramente nell’antica Pompei non c’erano. Ma l’affresco emerso nei nuovi scavi nell’insula 10 della Regio IX a Pompei restituisce una verità: quella pietanza rappresentata sulla parete di un’antica casa pompeiana potrebbe essere un lontano antenato della pizza moderna, elevata a patrimonio dell’umanità nel 2017 in quanto “arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano”.

Ancora una volta dagli scavi di Pompei, da quelle istantanee di vita di duemila anni fa che la lava del Vesuvio ha cristallizzato per sempre, emerge una storia nuova che racconta di radici profonde che arrivano fino ad oggi. Come spiegano gli archeologi del Parco Archeologico di Pompei, si suppone che accanto a un calice di vino, posato su un vassoio di argento, sia raffigurata una focaccia di forma piatta che funge da supporto per frutti vari (individuabili un melograno e forse un dattero), condita con spezie o forse piuttosto con un tipo di pesto (moretum in latino), indicato da puntini color giallastro e ocra. Inoltre, presenti sullo stesso vassoio, frutta secca e una ghirlanda di corbezzoli gialli, accanto a datteri e melograni.

Tale genere di immagini, noto in antico con il nome xenia, prendeva spunto dai “doni ospitali” che si offrivano agli ospiti secondo una tradizione greca, risalente al periodo ellenistico (III-I secolo a.C.). Dalle città vesuviane si conoscono circa trecento di queste raffigurazioni, che spesso alludono anche alla sfera sacra, oltre a quella dell’ospitalità, senza che tra le attestazioni rinvenute finora ci sia un confronto puntuale per l’affresco recentemente scoperto, che colpisce anche per la sua notevole qualità di esecuzione.

Da un passo nell’Eneide di Virgilio (libro VII, v. 128 sgg.), si può dedurre l’abitudine al tempo di posizionare frutta e altri prodotti dei campi su pani sacrificali che fungono da “mense”, una sporta di piatti. L’Eneide racconta che nel momento in cui gli eroi troiani mangiano dopo la frutta, anche i pani usati come contenitori (mense) , si accorgono nell’epos virgiliano, che si è verificata la profezia secondo la quale avrebbero trovato una nuova patria, quando “spinto a lidi sconosciuti, esaurito ogni cibo,” la fame li avrebbe portati a “divorare anche le mense”.

“Oltre all’identificazione precisa dei cibi rappresentati ritroviamo in questo affresco alcuni temi della tradizione ellenistica, elaborata poi da autori di epoca romana-imperiale come Virgilio, Marziale e Filostrato. Penso al contrasto tra un pasto frugale e semplice, che rimanda a una sfera tra il bucolico e il sacro, da un lato, e il lusso dei vassoi d’argento e la raffinatezza delle rappresentazioni artistiche e letterarie dall’altro. Come non pensare, a tal proposito, alla pizza, anch’essa nata come un piatto ‘povero’ nell’Italia meridionale, che ormai ha conquistato il mondo e viene servito anche in ristoranti stellati”. E’ il commento del direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel all’ultimo ritrovamento negli Scavi.

L’affresco è stato trovato nell’atrio di una casa che accanto aveva un panificio. Negli ambienti di lavorazione vicini al forno, nelle settimane passate, sono stati rinvenuti gli scheletri di tre vittime dell’eruzione del 97 d.c. Ed è impressionante come la terra, sotto le pomici e i detriti degli scavi precedenti, continui a restituire storia e storie. Il cantiere dell’ultimo scavo aperto interessa 3.200 mq, quasi un intero isolato della città antica.

27 Giugno 2023

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