Maggioranza KO
Governo Meloni sotto in commissione Bilancio sul dl Lavoro, assente Forza Italia: per Schlein “maggioranza non sta in piedi”
Politica - di Carmine Di Niro
Da Forza Italia parlano di un episodio che “non ha rilevanza politica”, l’opposizione invece ha tutt’altra idea. Oggetto del contendere è il pareggio arrivato in commissione Bilancio del Senato sul voto sul pacchetto di emendamenti al decreto Lavoro, circa una decina, della relatrice Paola Mancini di Fratelli d’Italia.
Pareggio e dunque mancato via libera agli emendamenti dovuto alle assenze tra le fila della maggioranza, in particolare da Forza Italia: è così che si è arrivati ai dieci voti per parte. La seduta è stata quindi sospesa e a questo punto è stata convocata una conferenza dei capigruppo per decidere come proseguire i lavori.
Il provvedimento, all’esame di Palazzo Madama in prima lettura, va convertito in legge entro il 3 luglio.
“Quello che è accaduto in commissione non ha rilevanza politica. Avevamo un impegno di gruppo che è ritardato di soli 15 minuti”, dice il senatore di Forza Italia Dario Damiani, capogruppo di Forza Italia in commissione Bilancio, assente assieme al collega Claudio Lotito. “Siamo arrivati in ritardo, non c’è problema politico, – ribadisce – non serve riunire la conferenza dei capigruppo. Possiamo tornare in commissione Bilancio e rivotare il parere e fare notte in Aula per approvare. Nessuna polemica su quello che accaduto, solo una coincidenza di tempi“.
Di diverso avviso Elly Schlein. Per la segretaria Dem “la maggioranza non sta in piedi“. “Il decreto Lavoro era una delle bandiere programmatiche del governo Meloni. Oggi le forze di maggioranza non riescono nemmeno a garantire che gli emendamenti della relatrice siano approvati. È un provvedimento sbagliato, che va cambiato, e noi continueremo ad opporci a norme che aumentano precarietà e povertà. La verità è che questo esecutivo non sta in piedi, incapace di passare dalla propaganda ai fatti”, spiega la segretaria del Partito Democratico.
Ma contro la maggioranza parte un fuoco di fila da parte di tutte le opposizioni. Giuseppe Conte, leader dei 5 Stelle, su Facebook parla di “governo Meloni allo sbando”. “Sul decreto Lavoro, in realtà decreto Precariato, l’esecutivo non ha nemmeno la maggioranza in commissione Bilancio al Senato sui suoi stessi emendamenti. Parliamo del provvedimento che fa cassa su chi è in difficoltà, dimezzando la platea delle persone in difficoltà economica che ora saranno protette dallo Stato. In mezzo a questo caos, il carovita sottrae 61 miliardi dal conto corrente degli italiani e Meloni, che prometteva 1000 euro con un click a tutti durante il Covid, resta a guardare. È un Governo incapace, inutile e dannoso“, aggiunge ancora Conte.
Polemica anche Raffaella Paita, capogruppo di Italia Viva-Azione: “Dopo aver annunciato il più grande taglio del cuneo fiscale della storia non hanno i numeri in commissione per votarlo. Sarà perché non era affatto il più grande taglio del cuneo della storia? Oppure perché litigano su tutto?”.
Il nuovo voto e la “giustificazione” di La Russa
Sulla questione è quindi intervenuto il presidente del Senato, Ignazio La Russa, che interpellato sulla mancata approvazione degli emendamenti al dl Lavoro ha definito il tutto “un incidente di percorso, un ritardo di cinque minuti che ha provocato una serie di reazioni. Ciò non impedisce di dire che ho raccomandato sia i gruppi sia i rappresentanti del governo di trovare dei modi per cui non si debba sempre arrivare con l’acqua alla gola sugli emendamenti e sui tempi e spero che il mio richiamo a tutti abbia qualche esito positivo”.
Incidente nato, ha aggiunto poi La Russa a margine di un convegno a Palazzo Madama, “perché c’era un cocktail di compleanno“.
Alla fine il via libera dalla commissione Bilancio al parere modificato sui 12 emendamenti, in parte ritoccati, presentati dalla relatrice Mancini al decreto, è arrivato. Le forze di governo hanno accettato di modificare la norma. È stata ritirata la proposta di stanziamento di 1 milione per la comunicazione istituzionale ed è stata rivista la scala di equivalenza dell’Assegno di inclusione (Adi). La maggioranza ha votato a favore, Pd e Azione-Italia Viva si sono astenuti mentre Movimento 5 Stelle e AVS hanno votato contro.