La giornata mondiale

Cosa è la giornata del rifugiato, “sempre più gravi le violenze contro in migranti”

La commissaria del Consiglio d’Europa Mijatovic «Le notizie di violazioni dei diritti di queste persone sono ormai così frequenti che difficilmente vengono registrate nella coscienza pubblica»

Cronaca - di Redazione

20 Giugno 2023 alle 11:30

Condividi l'articolo

Cosa è la giornata del rifugiato, “sempre più gravi le violenze contro in migranti”

«Sono colpita dall’allarmante livello di tolleranza nei confronti delle gravi violazioni dei diritti umani dei rifugiati, richiedenti asilo e migranti che sta crescendo in tutta Europa». Lo ha detto la commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic, arrivata a Lampedusa per la giornata del rifugiato da cui partirà per incontri con le autorità e la società civile sulla questione dei diritti dei migranti in Italia. «Le notizie di violazioni dei diritti umani di rifugiati, richiedenti asilo e migranti sono ormai così frequenti che difficilmente vengono registrate nella coscienza pubblica».

«I governi degli Stati membri del Consiglio d’Europa – ha scritto poi in una nota – anziché considerarsi reciprocamente responsabili sulla base di standard condivisi, hanno troppo spesso tollerato o sostenuto apertamente l’adozione di leggi e politiche che hanno progressivamente tolto le tutele dei diritti umani alle persone in movimento». «La loro attenzione collettiva alla deterrenza e al trasferimento della responsabilità a Paesi terzi ha creato un terreno fertile per pratiche che violano abitualmente i diritti dei rifugiati e dei migranti». Mijatovic all’indomani dell’annuncio del decreto Piantedosi – pacchetto di norme varato a gennaio che tenta di impedire con mille ostacoli e complicazioni il lavoro di salvataggio compiuto dalla navi delle Ong sulle rotte battute dai migranti – chiese in una lettera al ministro degli Interni: «Il governo italiano deve considerare la possibilità di ritirare il decreto legge» oppure adottare durante il dibattito parlamentare tutte le modifiche necessarie «per assicurare che il testo sia pienamente conforme agli obblighi del Paese in materia di diritti umani e di diritto internazionale».

Disse già allora di «essere preoccupata perché alcune delle regole contenute nel decreto ostacoleranno la fornitura di assistenza salvavita da parte delle Ong nel Mediterraneo centrale». In particolare, secondo la commissaria, le disposizioni del decreto, prevedendo che le navi debbano raggiungere senza indugio il porto assegnato per lo sbarco di chi è stato salvato «come già accaduto impedisca alle Ong di effettuare salvataggi multipli in mare, costringendole a ignorare altre richieste di soccorso nell’area se hanno già delle persone a bordo». Ribadiva: «Rispettando questa disposizione, i comandanti delle Ong verrebbero di fatto meno ai loro obblighi di salvataggio sanciti dal diritto internazionale».

Si diceva turbata dal fatto che «alle navi delle Ong sono stati assegnati, come porti sicuri, luoghi lontani nel centro e nord Italia», un fatto che tra l’altro «prolunga le sofferenze delle persone salvate in mare e ritarda indebitamente la fornitura di un’assistenza adeguata a soddisfare i loro bisogni primari». «Mi risulta – scrive Mijatovic – che l’adozione di questa prassi sia nata dall’intenzione di assicurare una migliore ridistribuzione dei migranti e dei richiedenti asilo sul territorio nazionale. Questo obiettivo potrebbe essere raggiunto sbarcando rapidamente le persone soccorse e assicurandosi che ci siano accordi pratici alternativi per ridistribuirle in altre zone del Paese». Il terzo appunto di Mijatovic riguarda «l’indeterminatezza della nozione di ‘conformità ai requisiti tecnici’ contenuta nel decreto e che potrebbe portare a lunghe e ripetute ispezioni di sicurezza delle imbarcazioni delle Ong, impedendo loro di riprendere il lavoro di salvataggio».

La commissaria ribadì al governo in quell’occasione la richiesta di sospendere la cooperazione con la Libia dettagliando le gravi conseguenze degli accordi italiani con i trafficanti libici con ruoli di governo e chiese informazioni «sulla pratica di rimpatrio di persone dall’Italia alla Grecia su navi private, dove gli individui sono privati della libertà in condizioni molto preoccupanti e senza aver avuto la possibilità di presentare una domanda d’asilo in Italia».

di: Redazione - 20 Giugno 2023

Condividi l'articolo