Cinque poliziotti in arresto

Nella questura di Verona torturavano i fermati

Pestaggi furiosi, spray urticante, degradazioni immonde e insulti razzisti. I fatti sono tutti da accertare ma attenti anche a una preventiva assoluzione delle forze dell’ordine per proteggerne devianze e illegalità

Cronaca - di Iuri Maria Prado

7 Giugno 2023 alle 12:00 - Ultimo agg. 7 Giugno 2023 alle 12:14

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Nella questura di Verona torturavano i fermati

Due opposti errori devono rigorosamente essere evitati nel commentare le notizie arrivate ieri da Verona: far finta che si tratti di episodi eccezionali, reclamando una giustizia inflessibile che mette tutto a posto o, al contrario, liquidare la cosa al rango di una brutta faccenda che però non deve stupire perché purtroppo si sa che certi abusi possono capitare.

I fatti – tutti da accertare, ovviamente – riguardano cinque poliziotti, arrestati ieri, che si sarebbero resi responsabili di inenarrabili e gratuite violenze ai danni di persone sottoposte alle loro “cure”: delicatezze come l’uso di spray urticante, i pestaggi furiosi, le degradazioni più immonde (si riferisce di un poveretto adoperato a mo’ di strofinaccio per asciugare un lago di urina), il tutto con un buon corredo di sane ingiurie e insulti razzisti (“tunisino di merda”, “figlio di puttana”, e via di questo passo) nei confronti delle vittime di quelle inammissibili sopraffazioni.

L’avvertenza non inutile è che bisognerebbe andarci cauti già se ci fosse il processo che ancora non c’è, perché anche i presunti responsabili di questi delitti sono degli innocenti fino a prova contraria: e figurarsi ora che siamo solo alle indagini. Ma il fatto che quelle violenze siano anche solo per ipotesi commesse da funzionari di pubblica sicurezza obbliga tutti a un supplemento di urgentissima attenzione, soprattutto in un clima generale che sgradevolmente tira in senso opposto e cioè a una specie di preventiva assoluzione che per tutelare “le forze dell’ordine” insorge a proteggerne le devianze e le illegalità.

E purtroppo non basta. Perché la notizia secondo cui quei presunti e tanti abusi riguarderebbero, pressoché sempre e con una sola eccezione, immigrati ed emarginati, ebbene aggrava ulteriormente una vicenda che, se trovasse conferma, sarebbe già abbastanza allarmante. E anche qui occorre non cadere in nessuno dei due errori di cui si diceva all’inizio: e cioè affettare indignazione fingendo di non sapere che proprio nei confronti di quei soggetti – immigrati, emarginati, disturbati di mente – più spesso si consumano simili violenze; oppure – peggio, e non si dica che non si assiste sistematicamente allo scatto di quest’altro meccanismo – fare spallucce perché d’accordo che sono brutte cose, d’accordo che non devono succedere, d’accordo che chi sbaglia deve pagare, ma è pur sempre una multiforme canaglia (il clandestino, il drogato, magari la transessuale) quella di cui stiamo parlando, e nella tutela dei diritti bisognerà pur ricordare che prima vengono gli italiani.

Il fatto che gli accertamenti siano partiti dall’interno – e cioè dalle stesse forze dell’ordine – dovrebbe tranquillizzare quelli abituati a denunciare le cospirazioni degli amici dei criminali che infangano l’immagine di chi, per uno stipendio da fame, rischia la vita per difendere la gente perbene. Ma c’è da temere che non basti, e che anche questa volta le retoriche sicuritarie saranno adibite alla solita funzione: celebrare la specchiatezza e la probità delle forze dell’ordine non perché ci si crede davvero o perché qualcuno davvero le contesta (chi mai, infatti?), ma perché vien buono a tagliare corto se ogni tanto capita di assistere a qualche eccesso. Anche se non è ogni tanto. E a maggior ragione se la pelle su cui si eccede ha quel colore diverso.

7 Giugno 2023

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