Il rebus abuso d'ufficio

Il sindaco di Norcia Nicola Alemanno condannato per una casetta destinata alla pro loco

40 mq costruiti in emergenza: per i giudici è abuso d'ufficio. Oggi la manifestazione dei cittadini

Editoriali - di Tiziana Maiolo - 1 Giugno 2023

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Il sindaco di Norcia Nicola Alemanno condannato per una casetta destinata alla pro loco

Il testo base per l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio e modifica di quello di traffico di influenze è pronto e sarà presentato martedì prossimo dalla Commissione giustizia della Camera, di cui l’estensore della proposta di legge, il deputato Pietro Pittalis, è vicepresidente.

Le audizioni sono terminate. Quelle dei magistrati si sono rivelate, come previsto e salvo rare eccezioni, abbastanza inutili. Più interessanti quelle delle “vittime” (usiamo per una volta questo termine in genere inappropriato) cadute sul campo di battaglia di una quotidianità stretta tra il senso del dovere, la lotta con la burocrazia e sempre più spesso anche con il pubblico ministero.

Parliamo dei sindaci e degli amministratori locali, naturalmente. Quelli che proprio oggi, su iniziativa dell’Anci, l’associazione che raggruppa i Comuni italiani, saranno in Umbria, nella cittadina di Norcia, per esser vicini al sindaco Nicola Alemanno che tre giorni fa è stato ufficialmente sospeso dal suo ruolo in seguito alla condanna a un anno e dieci mesi di reclusione per abuso d’ufficio, con interdizione dai pubblici uffici.

Le condanne sono condanne e i reati sono reati, uguali per tutti, indipendentemente dai soggetti coinvolti. Ma la storia della città di Norcia è particolare e brucia, perché legata al ricordo di un tremendo sommovimento della terra che ha coinvolto nel 2016 una larga parte dell’Italia centrale e ha impegnato governi, istituzioni locali e la solidarietà di tanti cittadini, proprio come sta accadendo in questi giorni per alluvioni e frane in Emilia-Romagna, nell’assistenza e poi nella ricostruzione. A Norcia una raccolta fondi di Corriere e La7 aveva consentito la costruzione di un Centro polivalente, completamente smontabile, progettato dall’architetto Stefano Boeri. Anche per questo il sindaco è a processo.

Ma il fatto che ne ha determinato la condanna e la conseguente sospensione dall’incarico di primo cittadino riguarda addirittura un’opera meno impegnativa, la costruzione in deroga alle norme urbanistiche, come consentito nelle situazioni di emergenza, di una casetta di quaranta metri quadri da destinare alla Pro Loco. Una casetta di legno ma con solide fondamenta in calcestruzzo.

Questa la violazione di legge contestata dalla sentenza del tribunale: la solidità della struttura, che darebbe alla costruzione una configurazione non provvisoria. Così ci troviamo di nuovo, come capita dopo i terremoti, come è successo dopo la tremenda epidemia da coronavirus, a vedere impigliati nei processi, a volte magari denunciati dagli stessi cittadini, proprio coloro che prima avevamo definito “angeli” o “eroi”.

E speriamo che la modifica di legge che il Parlamento si accinge a votare risparmi d’ora in poi, a partire da coloro cui spetterà il compito di ricostruire i territori devastati dell’Emilia-Romagna e poi in seguito, con gli investimenti basati sui fondi del Pnrr, di vedere di nuovo amministratori alla sbarra per la violazione di reati evanescenti e non tassativi. E per l’applicazione, aggiungiamo, di quell’altra norma moralistica che ha preso il nome dell’ex ministra Paola Severino e che sanziona sindaci e assessori con la sospensione senza che siano state pronunciate sentenze in via definitiva. La discussione sulla costituzionalità della norma è ancora aperta.

Il vicepresidente Pittalis non è uno poco disponibile all’ascolto. Ma è rimasto più che perplesso nel sentire come, nel corso delle audizioni, taluni si siano appellati a inesistenti vincoli di direttive europee, che in realtà riguardano il reato di corruzione, piuttosto che al solito grido d’allarme sulle zone dove si sono radicate le mafie. “Affastellare” argomenti buttati lì a casaccio, e “demonizzare” qualsiasi tentativo di cambiamento, dice, non è un modo per andare avanti con le riforme sulla giustizia. Non tutti i magistrati che la commissione ha ascoltato hanno dato parere negativo sulla proposta di riforma. Pietro Pittalis ha infatti apprezzato il contributo del procuratore di Brescia Francesco Prete e il suo riferimento ai cambiamenti della norma avvenuti nel tempo, fino a quello determinante del 2020.

Abolire dunque, senza ombra di dubbio, come chiederanno oggi i sindaci alla manifestazione di Norcia. Ma con le antenne ben dritte, perché non è peregrino il sospetto che, in assenza del reato meno grave, qualche pm passi direttamente allo step successivo, contestando magari quella violazione che consente l’uso delle intercettazioni. Come hanno fatto con Luca Palamara, con la gran cassa su un’ inesistente corruzione, quindi con l’uso del trojan, per finire con il concordare un traffico illecito di influenze, patteggiato non perché ammesso, ma per far cessare lo stress. È successo e capiterà ancora. Ma intanto le riforme vanno fatte.

1 Giugno 2023

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