Dopo le polemiche al SalTo
La ministra Roccella: “Non esiste un’egemonia culturale della sinistra”
Cultura - di Antonio Lamorte
La ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella ricorda i momenti più violenti della politica negli anni Settanta e il caso dello scrittore Salman Rushdie parlando del suo caso: quello del Salone del Libro di Torino dove è stata contestata, dove un gruppo di persone l’ha attaccata, le è stato impedito di parlare e di presentare il suo libro, Una famiglia radicale. Al quotidiano Libero ha raccontato che “a Roma sono già spuntati i manifesti col ritratto mio, o di Giuseppe Valditara, e la scritta ‘Wanted’”.
Roccella è nata nel novembre del 1953, figlia del fondatore dei Radicali Francesco Roccella e della pittrice femminista Wanda Raheli. A partire dagli anni Novanta si trasformò da radicale e femminista in una delle esponenti più dure del conservatorismo cattolico e in una ostinata detrattrice dell’aborto, definito “il lato oscuro della maternità”. Proprio per le sue posizioni controverse e dibattute sulla pillola abortiva RU486, la procreazione medicalmente assistita, il suicidio assistito, l’omotransfobia, il matrimonio e le unioni civili è stata contestata.
“Ci siamo spesso imbavagliati – ha raccontato della sua formazione con i radicali – , abbiamo digiunato per ottenere spazio in tv. Però non abbiamo mai impedito a qualcuno di esprimersi, perché avrebbe significato contraddire ciò per cui ci battevamo. Erano gli anni in cui i comunisti dicevano che ‘i fascisti non possono parlare’: io ero radicale proprio perché ritenevo quei comportamenti inaccettabili”. Quello che è successo al Salone l’ha definito “violenza” ma si è sentita più delusa dalle reazioni del giorno dopo che dalla contestazione dei ragazzi.
A cominciare dai politici, “dai quali mi sarei aspettata almeno la classica formula volterriana che in questi casi non si nega a nessuno: ‘Non condivido nulla di ciò che dici, ma lotterò perché tu lo possa dire’”, e continuando con scrittori e intellettuali. Il direttore del Salone, alla sua ultima edizione alla guida, Nicola Lagioia a Repubblica ha osservato: “È vero che la maggior parte degli scrittori e degli intellettuali in questi decenni è stata di sinistra. Ma sono stati scrittori e intellettuali che hanno avuto spesso un rapporto molto duro con i partiti di riferimento: anche quando erano al governo. Dare addosso al Pd è stata una costante. Invece, l’intellettuale di destra è più organico”.
Per Lagioia “gli scrittori di destra di oggi sono come i comunisti negli anni Cinquanta”. Se da una parte Roccella accusa di “amichettismo di sinistra” l’ambiente culturale – “sembra di stare sempre nel salottino di Zoro” – dall’altra nega l’ossessione della destra: la presunta egemonia culturale della sinistra. “Io non credo che esista l’egemonia della cultura di sinistra, e in un certo senso non esisteva neanche in passato. C’erano, ben percepibili, delle enclave di potere, in primo luogo il ‘giro’ della Einaudi, e c’era una difficoltà di muoversi per chi fosse estraneo a quel mondo. Ma non c’è mai stata, neanche nei tempi d’oro una vera egemonia culturale della sinistra. Ricordo anche che a rinvigorire la Feltrinelli sono stati i grandi successi editoriali di Pasternàk o Tomasi di Lampedusa”.