Tutti i nomi
Le nomine Rai di Meloni, la destra occupa viale Mazzini e dimentica la parità di genere: Lucia Annunziata se ne va
Politica - di Giulio Seminara
Nella giornata in cui dentro la televisione pubblica si è imposta la legge del più forte e ai vertici dei telegiornali sono stati nominati solo uomini, una donna improvvisamente ha detto “io non ci sto, scendo qui”. Nella tarda mattinata di ieri Lucia Annunziata, già presidente della Rai e direttrice di Tg3 e Huffington Post, si è dimessa dall’azienda di Viale Mazzini con una lettera inviata all’amministratore delegato Roberto Sergio e agli altri vertici e che rappresenta un vero j’accuse contro le politiche del governo e la sua visione della tv di Stato.
La clamorosa decisione è stata resa nota poco dopo che il consiglio di amministrazione, spaccandosi e procedendo a maggioranza, ha ratificato i desiderata dei partiti di centrodestra sul servizio pubblico. Su tutti la nomina, fortemente voluta dalla premier Giorgia Meloni, dell’ormai ex direttore di Adnkronos Gian Marco Chiocci alla guida del Tg 1. Invece Antonio Preziosi è stato messo al timone del Tg2 in quota Forza Italia ma soprattutto Gianni Letta, e Mario Orfeo è rimasto al vertice del Tg3, quasi circondato in una Rai adesso fortemente connotata a destra dato il resto del pacchetto di nomine ratificato ieri.
La mossa della conduttrice di Mezz’ora in più, striscia della domenica pomeriggio in onda su Rai 3, ha guastato la festa della maggioranza di governo post “presa di Viale Mazzini” e rilanciato, dopo le polemiche seguite all’addio quantomeno incentivato di Fabio Fazio, lo scontro tra opposizione e maggioranza sulla gestione della televisione pubblica. Francesco Verducci, senatore democratico e membro della commissione di Vigilanza Rai, ha definito le dimissioni di Annunziata “un pessimo segnale in una Rai dove c’è un clima pesante di epurazione” per poi lanciare “un allarme gigantesco” sulla volontà del governo di trasformare la tv di Stato in un “megafono della destra”. Sulla stessa linea tutto il Pd con il deputato Gianni Cuperlo che si è provocatoriamente chiesto cosa adesso “rimanga (pro tempore) del servizio pubblico radiotelevisivo”, mentre il collega Alessandro Zan ha denunciato un “clima da liste di proscrizione”. I parlamentari dell’Alleanza Verdi e Sinistra e componenti della commissione di Vigilanza Angelo Bonelli e Peppe De Cristofaro hanno lamentato la “grave perdita per il servizio pubblico” derivante da questo addio e annunciato provocatoriamente la nascita di “Tele Meloni” con le nomine di oggi.
Ed è stato il modus operandi dietro il cambio delle direzioni di testate giornalistiche e generi a condurre Lucia Annunziata a sbattere la porta. La sua lettera d’altronde parla chiaro, con “dimissioni irrevocabili” così motivate: “Vi arrivo perché non condivido nulla dell’operato dell’attuale governo, né sui contenuti, né sui metodi. In particolare non condivido le modalità dell’intervento sulla Rai. Riconoscere questa distanza è da parte mia un atto di serietà nei confronti dell’azienda che vi apprestate a governare. Non ci sono le condizioni per una collaborazione dunque. E d’altre parte non intendo avviarmi sulla strada di una permanente conflittualità interna sul lavoro. Spero che queste righe vengano accolte con la stessa serietà da parte vostra. In attesa di indicazioni su se e come concludere la stagione in corso (sul calendario è fine giugno), vi auguro buon lavoro”.
L’ad Roberto Sergio si è detto “sinceramente dispiaciuto” per questo addio senza però però rispondere alle critiche e anzi rivendicando il suo passato “via libera” al programma per la prossima stagione autunnale e confidando comunque che la conduttrice “completi il ciclo” di puntate rimanenti in stagione. Difficile però che Annunziata prosegua la conduzione per un altro mese. Se il senatore Maurizio Gasparri fa ironia: “Il mondo va avanti”, a molti tornano alla mente il colorito sfogo della giornalista in diretta televisiva, per cui poi si è scusata, rivolto alla ministra della famiglia Eugenia Roccella sui diritti civili, e i rumors di un suo sbarco in politica come capolista del Pd alle prossime elezioni europee. Al Nazareno smentiscono ma la grande prova da leader di opposizione da parte della giornalista c’è già stata. Sono quindi rimaste un po’ sullo sfondo le attese nomine varate ieri dal consiglio d’amministrazione grazie ai tre voti dei consiglieri di centrodestra, incluso l’ad. Il numero minimo per l’approvazione. Si sono opposti la presidente Marinella Soldi, data da diverse fonti ormai come uscente, la consigliera Francesca Bria, vicina al Pd, e il rappresentante dei dipendenti Riccardo Laganà. Non una sorpresa l’astensione benevola del consigliere Alessandro Di Majo, in quota M5S e molto vicino a Giuseppe Conte. Un ulteriore indizio sull’esistenza di un patto tra il leader pentastellato e la premier sulle nomine della Rai, a spese del Partito Democratico. Il responsabile informazione del Pd Sandro Ruotolo ha infatti parlato di “brutto segnale”, accusando il Movimento “di aver avallato qualcosa di più di una semplice occupazione del servizio pubblico da parte del governo di destra” e di avere indebolito le opposizioni.
Il verdetto sulle testate giornalistiche recita così: direzione del Tg1 a Gian Marco Chiocci, il Tg2 ad Antonio Preziosi, il Tg3 a Mario Orfeo, il meloniano Paolo Petrecca confermato alla guida di Rainews, il redivivo Francesco Pionati grazie alla Lega nuovo direttore del Gr, mentre Jacopo Volpi va al timone di Rai Sport, in quota Forza Italia. Giuseppe Carboni invece va a dirigere Rai Parlamento, con annesse tribune politiche, grazie anche al patto fra Conte e Meloni. Queste invece le direzioni dei generi: Marcello Ciannamea (Lega) direttore dell’Intrattenimento Prime Time (Sanremo su tutto), Angelo Mellone (Fdi) alla guida del Day Time, Paolo Corsini (Fdi) a capo degli Approfondimenti, cioè i talk show, Adriano De Maio (M5s) alla direzione Cinema e Serie Tv. Monica Maggioni lascia il Tg 1 per dirigere l’Offerta informativa, invece Stefano Coletta, considerato vicino al Pd, deve accontentarsi della Distribuzione. Seguono Nicola Rao (Fdi) alla direzione Comunicazione, Simona Sala (data in quota M5S) alla guida di Radio 2 e Francesco Giorgino, abbastanza trasversale nel centrodestra, all’Ufficio Studi. Restano temporaneamente ai loro ruoli Maria Pia Ammirati a Rai Fiction, Silvia Calandrelli a Rai Cultura, Luca Milano a Rai Kids, Elena Capparelli a RaiPlay e Digitale e Paolo Del Brocco ad di Rai Cinema. Il nuovo presidente di Rai Com è Sergio Santo, mentre Andrea Vianello, vicino al Pd, va a San Marino a dirigere la tv locale.
Come evidente in questa partita la parità di genere tanto invocata dalla presidente Soldi non è stata tenuta in considerazione. Una possibile motivazione in più dietro l’addio di Lucia Annunziata, che oggi, da nota fan della serie “Il Trono di Spade”, di fronte a questa vicenda può citare la nota frase pronunciata nella fiction dalla guerriera Arya Stark: “Not today”. Per poi aggiungere “non in mio nome”.