Viale Mazzini col fez

Meloni all’assalto della Rai, la mappa di TeleGiorgia: tutti i nomi in ballo per tg e programmi

Politica - di Giulio Seminara

23 Maggio 2023 alle 15:30

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Meloni all’assalto della Rai, la mappa di TeleGiorgia: tutti i nomi in ballo per tg e programmi

A imprimere il sigillo di epicità storica sulla nascente Rai a trazione Meloni ci pensa direttamente l’intellettuale Giordano Bruno Guerri, studioso di Gabriele D’Annunzio e presidente della Fondazione Vittoriale degli Italiani. «Non sono contrario allo spoil system. Credo sia giusto che la destra occupi i posti anche in ambito culturale”, ha detto ieri a Repubblica. Memento lottizzare semper direbbe quindi oggi il Vate (ma valeva anche per gli altri prima), e “Tele-Meloni” come l’impresa di Fiume. Si scherza, ma in zona Piazza Mazzini ci sono frotte di legionari, arditi e fratelli d’Italia del giorno dopo in procinto di rilanciarsi o addirittura esordire nel servizio pubblico nazionale finalmente “occupato dalla destra”.

La nuova Rai sta muovendo i primi passi e questo giovedì il Consiglio di amministrazione ratificherà circa “una ventina di nomine”, ci dice una fonte. Si tratta delle direzioni delle testate giornalistiche e delle maxistrutture, dette generi. Ieri la presidente Marinella Soldi ha auspicato la “parità di genere” come criterio per l’assegnazione dei nuovi incarichi, ma questo monito rischia di restare un desiderio inespresso, all’interno di un risiko che risponde ad altre logiche. E la stessa capacità di incidere della presidente nella televisione di stato rischia di essere debole.

Soldi è stata indicata durante il governo Draghi come soggetto autorevole e super partes ma dopo aver votato per Roberto Sergio amministratore delegato ha smarrito quella funzione trasversale e gli stessi partiti la stanno mollando”, ci dice una talpa. Insomma, la Rai risponde solo al tandem Roberto Sergio e Giampaolo Rossi, rispettivamente amministratore delegato e direttore generale, l’uomo d’esperienza con amicizie e stima trasversali e l’intellettuale d’area che parlava di Pasolini e Marcuse agli ex missini. Ma è un’accoppiata che, almeno con questa formula, durerà poco “perché Sergio sta tenendo il posto a Rossi fino al prossimo Cda, previsto l’anno prossimo. È l’attuale dg il deus ex machina di Meloni dentro la Rai. Sarà lui ad avviare in futuro la vera rivoluzione, adesso si stanno facendo operazioni non decisive e di piccolo cabotaggio” spiega una fonte da viale Mazzini.

Ma quale rivoluzione? “Per esempio la finiremo con questa cosa incomprensibile della Rai divisa in generi e si tornerà con le direzioni di rete”. La rivoluzione può attendere quindi, ma la partita è comunque interessante, anche se si conosce già chi la vincerà: Fratelli d’Italia in primis, a seguire la Lega e poi Forza Italia. E si sa pure chi non la perderà: il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte. Una persona che conosce bene il mondo intorno al leader pentastellato non ci gira intorno e ci dice: “La Meloni vuole depiddizzare la Rai e per farlo si è accordata con Conte, che con il governo Draghi non ha quasi toccato palla e adesso vuole rifarsi, tutelando alcune posizioni precise”.

Questa strana alleanza da cubo catodico si è resa plastica tramite la benevolente astensione del consigliere d’amministrazione Alessandro Di Majo alla proposta di nomina di Roberto Sergio nuovo ad, con la consigliera in quota Partito Democratico Francesca Bria che invece ha votato contro. Opposizioni divise in Consiglio d’amministrazione perché diverse sono le partite in Rai. Il voto del contiano Di Majo in Cda è decisivo e il centrodestra lo sa.

In questa guerra di nomine l’unico partito sostanzialmente tenuto fuori è il Pd, da non intendere come la segretaria Elly Schlein, che non si sta occupando molto della vicenda, ma come lo storico mondo della cultura legato al centrosinistra, a Franceschini, a Bettini, a Veltroni. L’obiettivo è cancellare quel sistema lì. E Conte non ha alcun interesse a difenderlo”, spiega la nostra fonte. L’ex premier sta battagliando per fare assegnare la direzione di RaiParlamento, che gestisce le tribune politiche, al giornalista Giuseppe Carboni, e per dare un programma alla giornalista e conduttrice Luisella Costamagna, probabilmente a Rai 2. In area cinque stelle un ruolo importante dovrebbero mantenerlo Simona Sala, si parla di Gr2, e Claudia Mazzola. In questo contesto rientra anche il favore con quale il M5s guarda all’ipotesi di Gianmarco Chiocci direttore del Tg1, definito da voci del Movimento un “caro amico di Conte”, e di Paolo Corsini alla guida degli approfondimenti. Da quelle parti si rivendica pure un ruolo “nella difesa di Sigrido Ranucci e di Report”. Insomma, nel Movimento gli slogan contro la lottizzazione della Rai risuonano ormai come echi lontani.

Il Partito Democratico dalle parti di Viale Mazzini è ormai inteso come una ridotta a difesa di un “fortino” chiamato Rai 3, il Fort Alamo della cosiddetta intellighenzia rossa. Se Lucia Annunziata e Ranucci restano, Fabio Fazio è invece andato via, a Discovery, nella rabbia indignata di un popolo progressista che si è sentito depredato a casa sua. E rischia di saltare la conduzione anche il giornalista ed ex direttore dell’Espresso Marco Damilano: la sua striscia quotidiana “Il cavallo e la torre” ha fatto presa nel pubblico della terza rete, attestandosi su una media stagione vicina al 7% di share con quasi 1.400.000 spettatori, ma la sua riconferma appare difficile. In area democratica si teme già lo “scalpo” e la “censura”. Un piccolo scalpo lo rischia anche Serena Bortone che, nonostante il successo del suo Domani è un altro giorno su Rai 1, potrebbe non vedersi riconfermata alla conduzione, a vantaggio di una conduttrice più vicina al centrodestra. Piccolo “esilio” per Andrea Vianello, dirottato dalla direzione del giornale radio a quella della tv di San Marino.

Ma torniamo invece ai “vincitori” del totonomine di giovedì, partendo dalle testate giornalistiche. L’attuale direttore di Adnkronos Gianmarco Chiocci dovrebbe atterrare alla guida del Tg1, nonostante la resistenza di molti giornalisti interni e lo scomodo precedente di Augusto Minzolini, altro direttore esterno deciso dal centrodestra che si scontrò duramente con pezzi della sua redazione. Il Tg2 dovrebbe andare ad Antonio Preziosi, in quota Forza Italia. Alla direzione del Tg3 resterà Mario Orfeo, nelle vesti quasi di ultimo (generale) giapponese. Paolo Petrecca, vicino a Fratelli d’Italia, potrebbe restare a Rainews 24, anche se alcuni lo davano come possibile nome per gli approfondimenti, in tal caso la Lega aveva pensato di sostituirlo con Angela Mariella che in questo risiko è attualmente accostata al Gr1. Con quasi ogni probabilità il Carroccio conserverà la direzione del Tgr, i telegiornali regionali, con Alessandro Casarin. Alla guida di Rai Sport invece Jacopo Volpi, vicino a Forza Italia e apprezzato anche dai meloniani.

Alle direzioni dei generi, che i nuovi vertici vogliono abolire, stesso spartito. Alla guida del day time, cioè i programmi della mattina e del pomeriggio, è in pole position Angelo Mellone, interno e ritenuto un intellettuale di area Fdi oltre che un amico del dg Rossi. A decidere sul prime time, cioè i programmi di prima serata incluso il Festival di Sanremo, ci dovrebbe essere Marcello Ciannamea, in quota Lega. A proposito del festival della canzone italiana, Amadeus resterà come prevede il contratto ma sarà ridimensionato, “si può scordare di invitare Benigni e gli amici suoi di sinistra e di continuare a fare la scaletta del festival con il suo agente”, ci dice una fonte. Monica Maggioni lascia la direzione del Tg1 per acquisire il coordinamento editoriale della Rai, abbinato alla conduzione di un programma serale. Maria Pia Ammirati e Silvia Calandrelli, pur considerate vicine al Partito Democratico, dovrebbero restare rispettivamente ai vertici di Rai Fiction e Rai Cultura, ma solo per essere dirottate successivamente. O per la paventata fusione tra le due strutture o perché comunque in una delle due dovrà presto andare Angelo Mellone. La partita dei conduttori è successiva alla nomina dei direttori, ma nel totonomi sui nuovi volti tv tutti hanno una sola certezza: Pino Insegno. È lui il centro di gravità permanente di “Tele-Meloni”. Magari, dopo la definitiva presa di Viale Mazzini\Fiume, doppierà anche il Vate.

23 Maggio 2023

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