L'opposizione fuori dall'aula
Commissione Antimafia, la meloniana Colosimo eletta tra le polemiche dell’opposizione per i rapporti con Ciavardini
Giustizia - di Redazione
Parte in ritardo di mesi e in un clima infuocato la commissione parlamentare Antimafia. Con 29 voti e le assenze dei parlamentari di opposizione, la meloniana di ferro Chiara Colosimo è stata eletta presidente nel giorno in cui il Paese ricorda Giovanni Falcone, ucciso dalla mafia 31 anni fa a Capaci.
Contro la sua candidatura, imposta con fermezza dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, si erano schierate non solo le varie opposizioni, Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra, ma anche diverse associazioni antimafia e antiterrorismo. I rappresentati dei tre partiti hanno abbandonato l’aula al momento del voto per protestare contro la scelta ferma di Fratelli d’Italia di imporre il nome della Colosimo per la presidenza.
“È accettabile che si scelga, per un ruolo importante come la presidenza di una Commissione parlamentare bicamerale, una persona che non si vergogna di avere rapporti con uno stragista che mai si è pentito? E, ancora, solo a noi appare evidente il gigantesco conflitto di interessi della probabile futura presidente?”, si chiedeva in un appello firmato dai familiari delle vittime di mafia e terrorismo.
Tutta colpa infatti delle antiche frequentazioni della Colosimo quando, da consigliere regionale nel Lazio, incontrò esponenti condannati dell’estrema destra, in primis Luigi Ciavardini dei Nar. Un tema questo trattato dalla stessa Colosimo dopo la sua elezione. Prima l’esponente di Fratelli d’Italia rivolge “il primo pensiero a Falcone” e parla del suo incarico come di “un onore indescrivibile”.
Poi sulla questione Ciavardini, fuori da Palazzo San Macuto, ha risposto così a chi le domandava della sua conoscenza con l’ex Nar: “Io non ho amicizie. Ho semplicemente espletato, nelle mie funzioni di consigliere regionale, quello che mi era concesso e che era anche dovuto e cioè incontrare anche persone che sono state o sono detenute. Conosco il presunto Ciavardini, esattamente come lo conoscono moltissimi altri eletti di altre appartenenze politiche, poiché lui è in un’associazione che si occupa, come da articolo 27 della Costituzione, del reinserimento di altri detenuti nel momento in cui hanno scontato le loro pene”.
Ai complimenti che arrivano dai colleghi di partito fanno da contraltare quelli delle opposizioni e delle associazioni antimafia. A partire da don Luigi Ciotti di Libera: “Siamo contrariati per la nomina del nuovo presidente della commissione Antimafia sul quale si profilano ambiguità e ombre capaci di minare la credibilità e la fiducia assoluta di cui deve godere”.
I parlamenti che non hanno partecipato al voto per la presidenza sono rientrati in aula per le altre nomine dell’ufficio di presidenza: i deputati Mauro D’Attis, Forza Italia, e l’ex magistrato Federico Cafiero De Raho, del Movimento 5 Stelle, sono stati eletti vicepresidenti, rispettivamente con 29 e 13 voti. Completano l’ufficio di presidenza della bicamerale il senatore Andrea Iannone, esponente di Fratelli d’Italia, e il deputato Pd Anthony Barbagallo, eletti segretari: 30 voti per il primo e 13 per il Dem.