Nel crollo morirono 43 persone
Ponte Morandi, le ammissioni al processo dell’ex AD di Benetton: “Sapevamo dal 2010 che poteva crollare”
Cronaca - di Redazione
Dichiarazioni che destano scalpore perché arrivano da un manager di lungo corso delle società del gruppo Benetton. Gianni Mion, ex amministratore delegato della holding dei Benetton Edizione, ex consigliere di amministrazione di Aspi e della sua ex controllante, Atlantia, al processo in corso a Genova per il crollo del Ponte Morandi ha ammesso che l’azienda era a conoscenza del rischio crollo dell’infrastruttura.
“Emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo. Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo mi rispose ‘ce la autocertifichiamo’. Non dissi nulla e mi preoccupai. Era semplice: o si chiudeva o te lo certificava un esterno. Non ho fatto nulla, ed è il mio grande rammarico”, ha riferito Mion nell’audizione in aula di tribunale.
Il riferimento in particolare è ad una riunione del 2010 a cui parteciparono l’Ad di Aspi Giovanni Castellucci, il direttore generale Riccardo Mollo, Gilberto Benetton, il collegio sindacale di Atlantia e, secondo il ricordo del manager, tecnici e dirigenti di Spea.
Vertice che dunque avvenne otto anni prima del crollo della pila 9 del viadotto avvenuta alle 11:36 del 14 agosto 2018: un cedimento che provocò la morte di 43 persone tra automobilisti in transito e alcuni dipendenti dell’Amiu (azienda municipalizzata di nettezza urbana) al lavoro nella sottostante isola ecologica.
Parole che hanno spinto l’avvocato Giorgio Perroni, che difende l’ex direttore del Primo tronco di Autostrade Riccardo Rigacci, a chiedere di sospendere l’esame di Gianni Mion e di indagarlo, decisione che i giudici hanno chiarito di voler riservarsi. Se fosse accolta dal tribunale la richiesta di indagare Mion, verbale e deposizione dell’ex amministratore delegato di Edizione diventerebbe di fatto nulla perché resa in qualità di teste nel corso dell’indagine, in una sorta di analogia col caso Ruby Ter.
Sempre in audizione Mion ha anche sottolineato di aver avuto l’impressione che nessuno controllasse nulla all’interno dell’azienda, un sistema “al collasso” anche perché “del Ministero” dei Trasporti “non c’era traccia”. Il giudizio negativo è in particolare sull’acquisizione da parte di Aspi della Spea, società del gruppo che si occupava delle manutenzioni: “La società doveva stare in ambito Anas o del ministero, doveva rimanere pubblica. Il controllore non poteva essere del controllato”.
Durissima la reazione del comitato ricordo vittime del ponte Morandi. La presidente Egli Possetti ha attaccato Mion per le sue rivelazioni in audizione: “Mi chiedo come si possa stare zitti quando si hanno tra le mani informazioni di gravità come questa e come certe persone possano dormire sonni tranquilli”.