La sua storia in un fumetto

“Don Gallo appariva ovunque ci fosse da schierarsi, sempre dalla parte degli ultimi”, il ricordo del prete di strada di Claudio Calia

Interviste - di Luca Casarini

22 Maggio 2023 alle 15:00

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“Don Gallo appariva ovunque ci fosse da schierarsi, sempre dalla parte degli ultimi”, il ricordo del prete di strada di Claudio Calia

Claudio Calia, padovano, 47 anni. Un fumettista militante da oltre vent’anni, fa giornalismo d’inchiesta a fumetti. Ha percorso i movimenti di questo paese, a partire dai centri sociali occupati ed autogestiti del nordest, con la matita sempre in mano. E’ l’autore della graphic novel “Allargo le braccia e i muri cadono – Don Gallo e i suoi ragazzi”( Feltrinelli 2023, 160 pagine ) sulla storia di Don Andrea Gallo, il prete di strada che ha fondato la Comunità di San Benedetto al Porto di Genova, a dieci anni dalla sua scomparsa. Una figura, quella di Don Gallo, che come cantava il suo amico e conterraneo Fabrizio De Andrè, ha percorso la vita «in direzione ostinata e contraria», affiancandosi agli ultimi e battendosi al loro fianco contro le ingiustizie.

Stavi ultimando il libro su Don Gallo, e mi hai intervistato facendomi diventare uno dei “testimoni” che utilizzi per raccontare la storia di un prete straordinario. Adesso io intervisto te. Forte questo gioco di specchi, no?
Si, è un bel gioco. Paradossale, come è giusto che sia parlando di vite che del cortocircuito di ruoli, di pratiche, di pensiero, hanno fatto il loro tratto distintivo. Mi era piaciuto molto allora, quando mi hai detto che Don Gallo era «un errore». Un errore nella «matrice», una cosa non prevista. Anche questa intervista tua a me sul libro di Don Gallo, fa parte di questo giro di cose non previste, mi piace.

Quanto hai lavorato alla Graphic Novel sul Gallo?
Un anno. Ed è la prima volta che mi avventuro sul terreno di una biografia. Avevo due scelte possibili: la strada del racconto agiografico, che mi avrebbe costretto a mettere in campo anche molta fiction, perché Don Gallo io non l’ho conosciuto quando era piccolo, o durante la Resistenza, e avrei per forza dovuto immaginarmi delle cose, o quella più simile al giornalismo d’inchiesta, che mi è anche più propria. Ho optato per quest’ultima, cercando le tracce del suo cammino, di ciò che ha lasciato.

La collaborazione e condivisione con la Comunità di San Benedetto al Porto di Genova, fondata a Genova da Don Gallo, è al centro del lavoro che ha prodotto il libro.
Sì. non si trattava solo di rispettare l’eredità concreta lasciata da Don Gallo, che ha sempre vissuto le sue battaglie condotte in giro per l’Italia, in simbiosi con San Benedetto al Porto, ma anche di costruire un lavoro collettivo, che provasse a rendere l’idea di una cosa viva, che continua, anche se Don Gallo fisicamente non c’è più.

Questa cosa di lui che va in giro dappertutto, per sostenere mille lotte, dall’antiproibizionismo ai centri sociali, dal No Tav alla pace, e poi torna sempre a casa, a Genova, nella sua comunità, mi fa venire in mente un pezzo degli Assalti frontali: «ci vuole una casa per andare in giro per il mondo»…
Don Gallo è la Comunità di San Benedetto al Porto e la Comunità è Don Gallo. Io me lo ricordo così: uno che appariva ovunque ci fosse da schierarsi, da scegliere da che parte stare. E lui ovviamente stava dalla parte degli ultimi, di quelli “non autorizzati”. Le sue venute al No Dal Molin, a supportare il movimento che si batteva contro la base militare americana di Vicenza, è stato il momento nel quale l’ho conosciuto io ad esempio. Ma poi lo ritrovavo ovunque. Alla sera, dopo giornate campali, ripartiva. Tornava a casa, nella sua Comunità. E poi ripartiva, e sempre tornava lì.

Però dal libro si capisce che hai scelto la chiave dei “testimoni” per restituire un’idea molto larga anche di comunità…
E questo è l’altro aspetto che mi interessava provare ad indagare: la costruzione di questa grande rete di persone ed esperienze che Don Gallo in qualche modo era capace di tenere insieme, anche a loro insaputa. La Comunità concreta da un lato, la sua casa, la sua famiglia, la base da cui partire e ripartire ogni volta, e la comunità allargata, nomade, rizomatica, fatta di tantissime persone le più diverse tra loro, che però, incrociando Don Gallo, diventavano come parte di un flusso, di uno sciame. In qualche modo attraverso le interviste ai testimoni, che riportano il loro modo di aver vissuto Don Gallo, cerco di dare un senso alle fatiche di questo prete instancabile, che girava per i vicoli di Genova e della Storia ufficiale, per incontrare persone e farle sentire parte di qualcosa di più grande.. non previsto, appunto.

Perché il libro parte da Heidi Giuliani?
Volevo che il lettore capisse subito da dove vengo anche io.

22 Maggio 2023

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