Il retroscena

Cosa c’è dietro la condanna dell’ex presidente Sarkozy: il ruolo della nemesi Gheddafi e quella guerra sporca in Libia

Editoriali - di Paolo Guzzanti

19 Maggio 2023 alle 12:30

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Cosa c’è dietro la condanna dell’ex presidente Sarkozy: il ruolo della nemesi Gheddafi e quella guerra sporca in Libia

No, non andrà veramente in galera, quella con le sbarre. Ma se la Cassazione confermerà la condanna a tre anni inflittagli due giorni fa della Corte d’Appello, Nicolas Paul Stéphane Sarkozy, presidente francese dal maggio 2007 al maggio 2011, dovrà scontare un anno di arresti domiciliari con obbligo di indossare il braccialetto elettronico.

Nulla di simile era mai successo ad alcun ex presidente francese. Per ora lo hanno condannato solo per un reato minore: corruzione ed abuso di potere. Ma è solo la punta dell’iceberg, perché tutte le inchieste sul suo conto ruotano intorno allo stesso macroscopico interrogativo di dieci anni fa: da dove prese Nikolas Sarkozy quarantadue milioni da spendere per la campagna elettorale del 2007 che lo proiettò all’Eliseo? È, più ancora, è vero che quella somma gli fu fornita da Gheddafi per poi ricattarlo e che Sarkozy dette ordine ai suoi servizi di assassinarlo, dopo avergli mosso una fulminea guerra cui si accodarono altri Paesi, fra cui l’Italia?

In realtà dall’azione militare francese e poi internazionale, fu avallata in fretta e furia con la partecipazione degli Usa di Barack Obama, e quella guerra mandò in pezzi l’unità della Libia, da allora in perenne guerra civile con la presenza militare russa e turca. Lo scandalo dell’incomprensibile arricchimento, i francesi lo conoscono come “Affaire Bygmalion”, dal nome della società che forniva fatture gonfiate per il riciclaggio, e se l’è cavata con una multa di 400mila euro.

Ma il vero delitto per cui finora se l’è forse cavata è quello di aver incassato quaranta milioni da Gheddafi e poi di averlo fatto personalmente assassinare dopo avergli scatenato a freddo una operazione avallata dall’Onu quando i Jet francesi erano già con gli aerei sul bersaglio. Nel 2017 una quindicina di Paesi africani si sono rivolti alla Corte internazionale dell’Aja per chiedere una vera inchiesta sull’assassinio del leader libico Muhammar Gheddafi e per sapere quale fu il ruolo del presidente francese Nicolas Sarkozy nel provocare la sua caduta ma più ancora per sapere se l’uomo che lo uccise immediatamente dopo averlo violentato e che poi nello stupore generale gridò frasi esaltate, era o non era un killer assoldato dai servizi francesi per eliminarlo fisicamente e chiudergli la bocca per sempre. L’inchiesta giudiziaria sui finanziamenti di Gheddafi cominciò nell’aprile 2013 con grande scalpore, quando il sito Mediapart rivelò l’esistenza di un taccuino con gli estremi di tre versamenti di Gheddafi a Sarkozy, di cui c’era traccia negli appunti dell’ex ministro del Petrolio libico, Choukri Ghanem, che era stato trovato affogato a Vienna nell’aprile 2012 in circostanze misteriose.

L’accusa di corruzione e traffico di influenze per cui Sarkozy è stato condannato non ha a che fare con il denaro ma con uno scambio di favori illegali con il giudice Azibert: il giudice (condannato come Sarkozy) doveva aiutarlo a monitorare e manipolare il dossier della Procura sui finanziamenti del dittatore libico Muhammar Gheddafi per un importo complessivo superiore ai quaranta milioni di euro da usare per la vittoriosa campagna elettorale di cui Gheddafi fu fin troppo contento perché probabilmente pensò di aver comprato l’Eliseo, senza mettere nel conto la reazione violentissima che avrebbe causato la sua caduta e la sua morte.

Ma – insistiamo – non per questo è stato condannato martedì scorso benché ogni segmento della sua vicenda giudiziaria per un motivo o per l’altra ruoti sempre intorno alla storia libica.
Sarkozy promise peraltro al giudice Azibert di fargli ottenere un’alta carica nel Principato di Monaco ma andò tutto a rotoli: Azibert non fu assunto a Monaco, né riuscì a mettere le mani sul dossier libico e a riferirne lo stato e i progressi in merito agli indizi che ricostruivano i rapporti di Sarkò con Gheddafi.

Il losco accordo venne a galla quando la procura scoprì l’utenza usata dai due per comunicare: quella di un certo Bismuth, antico compagno di scuola di Sarkò. Ecco perché in Francia questa parte della vicenda si chiama “affaire Bismuth” che pure fa parte del filone Gheddafi. Sarkozy aveva allacciato con l’antico sodale un rapporto molto stretto e d’affari. Quando saltò fuori quanto Sarkozy avesse speso per la sua campagna elettorale il Parquet dei Procuratori e l’opinione pubblica cominciarono a sospettare che Gheddafi avesse fornito una somma molto alta a Sarkozy per finanziargli una campagna elettorale costosa e travolgente con cui l’ambizioso candidato conservatore conquistò l’Eliseo, per essere poi ricattato dal dittatore libico. I magistrati d’accusa non riuscirono a raccogliere prove sufficienti ma quando Sarkozy organizzò una campagna militare contro Gheddafi autorizzata dall’Onu, lui aveva già spedito tutta la potenza di fuoco aerea che cominciò l’attacco a Tripoli, ma con l’ordine di trovare e uccidere immediatamente Gheddafi.

Essendo iniziato l’attacco alla Libia avvenne nel marzo 2011 anche l’Italia si accodò di malavoglia per non concedere a Sarkozy il dominio totale su Tripoli e l’America di Obama si associò con inaspettato entusiasmo. La fine di Gheddafi è nota: grazie alle attrezzature elettroniche e di intelligence francesi, il dittatore fu trovato insieme alla sua colonna che cercava scampo dai bombardamenti e catturato. I patrioti libici che lo avevano in consegna non avevano alcuna intenzione di ucciderlo ma semmai di esibirlo e processarlo.

Come tutti hanno visto in televisione, un uomo solo, apparentemente molto eccitato strappò il prigioniero ai suoi custodi e lo violentò. Gheddafi fu udito gridare “Fratello, non ti macchiare di questo peccato”. Alcuni colpi in rapida successione misero fine alla vita di Muammar Gheddafi. L’opinione pubblica francese e il mondo intero furono scioccati da quelle immagini e in Francia arrivò dagli ambienti diplomatici la voce raccolta dai servizi libici che l’assassino del leader libico fosse stato un uomo dall’intelligence francese. Fu il figlio prediletto di Gheddafi, Seif al Islam, a raccontare della specialissima relazione tra so padre e Sarkozy. E fu il primo a fornire dati e date sui rapporti di suo padre con Sarkozy, sulla base del racconto del capo dell’intelligence libica, Abdullah al Senussi, ora in galera.

19 Maggio 2023

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