La battaglia ambientalista

Ultima Generazione, altro che terroristi: sotto processo per aver imbrattato il Senato, la loro è lotta nonviolenta

Ambiente - di Luigi Manconi

16 Maggio 2023 alle 10:56 - Ultimo agg. 16 Maggio 2023 alle 13:32

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Ultima Generazione, altro che terroristi: sotto processo per aver imbrattato il Senato, la loro è lotta nonviolenta

Caro Direttore,
di rado mi è capitato di osservare un movimento così irrimediabilmente confinato in uno stato di assoluta solitudine. Mi riferisco all’azione di Ultima Generazione. Tre suoi membri sono sotto processo a Roma con l’accusa di danneggiamento aggravato per avere imbrattato, il 2 gennaio scorso, la facciata del Senato della Repubblica con una vernice lavabile di colore arancione.
Già allora, l’atto produsse reazioni scandalizzate, spesso intimidatorie e, in genere, di aperta ostilità. In particolare, nella classe politica e tra le autorità istituzionali, dalle quali sono giunte – e come potevano mancare? – vibranti richieste di aumenti di pena e di nuove figure di reato.

Mi colpisce un dettaglio linguistico: il compiacimento, qualcosa di simile a una sottile voluttà, con cui, per definire quelle manifestazioni, si fa ricorso a un termine enorme e del tutto improprio, in una amplissima varietà di combinazioni: “eco-terrorismo”, “terrorismo ambientale”, “terrorismo di Ultima deGenerazione”. Fare uso di un simile linguaggio è, di per sé, gravemente stigmatizzante e criminalizzante, dal momento che gli attivisti dell’ambiente nulla – ma proprio nulla – hanno a che fare con il terrorismo come lo abbiamo conosciuto: di matrice rivoluzionaria o irredentista. Che fosse, dunque, quello delle Brigate Rosse e di Prima Linea o quello di Ordine Nuovo e di Avanguardia Nazionale, o, ancora, quello dell’ETA basca e dell’IRA irlandese.

All’opposto, il metodo di Ultima Generazione si ispira alla nonviolenza per come si è sviluppata in cruciali esperienze storiche del secolo scorso: quel metodo si fonda innanzitutto sulla contestazione di una norma o di una regola che si ritiene ingiusta, sulla sua consapevole violazione, sull’assunzione di responsabilità di fronte alla legge, sull’espiazione della pena nel caso di condanna. È quanto finora hanno fatto gli attivisti di Ultima Generazione.

Ma un altro motivo di contestazione nei loro confronti è rappresentato dal giudizio negativo verso le forme di lotta adottate. La riprovazione per l’imbrattamento di mura storiche, come quelle del Senato a Roma o di Palazzo Vecchio a Firenze, nasce dall’assimilazione di quei gesti ad atti criminali e dal contenuto violento. Ma perché mai, se finora queste azioni non hanno provocato danni irreversibili?

Anch’esse, certamente, hanno dei costi (quelli della pulizia delle superfici imbrattate), ma fatico ad immaginare una sola forma di azione che non comporti un prezzo: persino l’interruzione del traffico per appena dieci minuti determinerà, a catena, danni economici e, probabilmente, pure ecologici. D’altra parte, la discussione sulle forme di lotta è vitale e, per fare un solo esempio, il blocco del traffico sulla tangenziale di Roma ha comportato più effetti negativi (e rischi concreti per l’incolumità degli stessi manifestanti) che esiti positivi (aumento del consenso).

Ma tutti i movimenti collettivi della storia hanno attraversato una fase aurorale, nella quale la discussione sul repertorio di azione e sui mezzi di lotta è stata sempre ardua e talvolta drammatica. È un passaggio decisivo nello sviluppo di tutte le forme di mobilitazione collettiva, che Ultima Generazione – oggi ancora nella sua età acerba – dovrà pazientemente attraversare.
Detto questo, e considerato che “per carità, siamo tutti preoccupati per il futuro del pianeta”, perché mai nessuno, o quasi, vuole bene a questo movimento?

16 Maggio 2023

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