I finanziamenti europei

Cos’è il PNRR: il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

Economia - di Redazione - 15 Maggio 2023

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European flags are pictured outside the European Parliament Wednesday, Jan. 19, 2022 in Strasbourg, eastern France. (AP Photo/Jean-Francois Badias)
European flags are pictured outside the European Parliament Wednesday, Jan. 19, 2022 in Strasbourg, eastern France. (AP Photo/Jean-Francois Badias)

PNRR è l’acronimo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza a partire dal quale l’Italia progetta la spesa dei finanziamenti Europei del cosiddetto Next Generation EU o Recovery Fund, il principale strumento adottato dall’Unione per stimolare la ripresa economica di tutti gli Stati membri dopo la crisi innescata dalla pandemia da coronavirus. A vigilare sull’applicazione del Next Generation EU è la Commissione Europea. Il governo italiano ha sollecitato alla Commissione di dilatare i tempi per portare a termine i progetti. Il PNRR ha evidenziato una volta in più i problemi dell’amministrazione italiana nello spendere i fondi in arrivo dall’Europa.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è il documento di progetti connesso all’esecuzione di interventi puntuali e riforme strutturali che riguardano i campi di scuola, trasporti, sanità e lavoro tra gli altri. I fondi connessi arriveranno nell’ambito del programma Next Generation Eu. Il piano doveva rispettare 11 criteri indentificati dalla Commissione che comprendono le raccomandazioni riguardanti la transizione digitale, la tutela dell’ambiente, costi e interventi strutturali e duraturi nel tempo. Si sviluppa su tre assi principali: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale. E raggruppa i progetti in sedici componenti a loro volta raggruppate in sei missioni – Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; Rivoluzione verde e transizione ecologica; Infrastrutture per una mobilità sostenibile; Istruzione e Ricerca; Inclusione e Coesione; Salute.

L’Italia è la principale beneficiaria del Piano di finanziamento comunitario con 191,5 miliardi di euro con i fondi suddivisi in 68,9 miliardi di sovvenzioni e 122,6 miliardi di prestiti. A questi vanno aggiunti 13 miliardi di euro di cui il nostro Paese beneficerà nell’ambito del programma Assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d’Europa (React-Eu). Il governo, tramite un apposito decreto legge, aveva stanziato altri 30 miliardi circa per completare i progetti. Per un totale di risorse che arriva a 221,1 miliardi di euro da spendere entro il 2026, oltre il 12 per cento del PIL del 2021. I fondi arrivano ogni sei mesi in tranche di svariati miliardi di euro. Per ottenerli i governi devono dimostrare di aver raggiunto degli obiettivi fissati chiamati “milestone” o “target”. Il mancato rispetto degli obiettivi può far perdere parte dei finanziamenti.

Il PNRR italiano è stato approvato dalla Commissione Europea nel giugno 2021. A trattare per il Pnrr a Bruxelles fu l’allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il governo Draghi ha introdotto modifiche e integrazioni. La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva cominciato in campagna elettorale, prima di vincere le elezioni, a parlare della modifica del PNRR, che può essere modificato se il piano “non può più essere realizzato, in tutto o in parte, dallo Stato membro interessato a causa di circostanze oggettive” come detta all’articolo 21 il Regolamento Europeo che definisce il Dispositivo per la Ripresa e la Resilienza.

Con un decreto-legge il Consiglio dei ministri lo scorso febbraio aveva creato un nuovo organismo chiamato “struttura di missione” sul quale sono state accentrate diverse competenze per spendere i finanziamenti del Next Generation Eu. Anche alcuni membri del governo hanno ammesso ritardi nell’attuazione del Piano. Il ministro per gli Affari Europei Raffaele Fitto ha dichiarato che è “matematico” che il governo non riuscirà a raggiungere alcuni degli obiettivi previsti dal piano. Così Il Sole24Ore ha sintetizzato le attività che saranno affrontate nel 2023 con il Pnrr: “Dopo gli anni iniziali del Piano, in cui il cronoprogramma era dominato da obiettivi ‘formali’ da raggiungere con l’approvazione di decreti e cornici di avvio dei bandi, ora il calendario cambia pelle, e punta sempre di più sui target sostanziali: opere da realizzare, asili nido da aprire, alloggi universitari da assicurare, spesa effettiva da realizzare”.

di: Redazione - 15 Maggio 2023

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