9 maggio 1978
Chi era Peppino Impastato
Storie - di Redazione
Peppino Impastato venne ritrovato lo stesso giorno in cui a Roma, in via Caetani, venne ritrovato il corpo del Presidente della Democrazia Cristiana, ex ministro ed ex Primo ministro Aldo Moro, sequestrato e ucciso dalle Brigate Rosse. Era il 9 maggio 1978. Il corpo di Impastato era stato dilaniato da un’esplosione deflagrata sui binari della ferrovia nei pressi del suo paese, Cinisi, in provincia di Palermo. Si parlò di morte mentre preparava un attentato, si scrisse di suicidio. Peppino Impastato era stato invece ucciso dalla mafia.
Era nato il 5 gennaio 1948 da Felicia Bartolotta e Luigi Impastato. Sua zia aveva sposato un capomafia, la famiglia era inserita in quell’ambiente. Lui però, dopo gli studi al Liceo Classico di Partinico, si avvicinò alla politica. Aveva fondato il giornalino L’idea socialista e aderì al PSIUP. Quando il padre morì, in un misterioso incidente, dopo aver cacciato di casa il figlio, Peppino Impastato si rifiutò di stringere la mano ai boss locali al funerale. Dal 1968 si impegnò da dirigente dei gruppi comunisti nelle lotte dei contadini espropriati, degli edili e dei disoccupati.
“Arrivai alla politica nel lontano novembre del ’65, su basi puramente emozionali – aveva scritto in una biografia – a partire cioè da una mia esigenza di reagire ad una condizione familiare ormai divenuta insostenibile. Mio padre, capo del piccolo clan e membro di un clan più vasto, con connotati ideologici tipici di una civiltà tardo-contadina e preindustriale, aveva concentrato tutti i suoi sforzi, sin dalla mia nascita, nel tentativo di impormi le sue scelte e il suo codice comportamentale. È riuscito soltanto a tagliarmi ogni canale di comunicazione affettiva e compromettere definitivamente ogni possibilità di espansione lineare della mia soggettività. Approdai al PSIUP con la rabbia e la disperazione di chi, al tempo stesso, vuole rompere tutto e cerca protezione … Erano i tempi della rivoluzione culturale e del ‘Che’. Il ’68 mi prese quasi alla sprovvista. Partecipai disordinatamente alle lotte studentesche e alle prime occupazioni. Poi l’adesione, ancora una volta su un piano più emozionale che politico, alle tesi di uno dei tanti gruppi marxisti-leninisti, la Lega … Passavo, con continuità ininterrotta da fasi di cupa disperazione a momenti di autentica esaltazione e capacità creativa: la costruzione di un vastissimo movimento d’opinione a livello giovanile, il proliferare delle sedi di partito nella zona, le prime esperienze di lotta di quartiere, stavano lì a dimostrarlo …”.
Peppino Impastato fondò nel 1975 il Circolo “Musica e Cultura”, con gli spazi “Collettivo Femminista” e “Collettivo Antinucleare”. Radio Aut, un’emittente completamente autofinanziata, venne fondata nel 1977. Satira e informazione contro la mafia e la politica locale corrotta, contro gli affari dei clan di Cinisi e Terrasini. Il boss Gaetano Badalamenti sbeffeggiato come “Tano Seduto”. La trasmissione più seguita era “Onda Pazza a Mafiopoli” dello stesso Peppino Impastato che indagò anche sulla misteriosa strage di Alcamo Marina. La mafia, diceva Impastato, “è un montagna di merda”. Qualche giorno prima delle elezioni comunali, cui si era candidato con una lista con il simbolo di Democrazia Proletaria, venne rapito e assassinato. Il suo corpo martoriato dal tritolo collocato sui binari della ferrovia di Cinisi che congiunge Palermo a Trapani. Il ritrovamento del corpo di Moro fece passare in secondo piano l’omicidio di Impastato.
L’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo nel maggio del 1984, sulla base delle indicazioni del giudice Consigliere istruttore Rocco Chinnici, che aveva concepito e avviato il lavoro del primo pool antimafia ed era stato assassinato nel luglio del 1983, emise una sentenza in cui si riconobbe la matrice mafiosa del delitto, attribuito però a ignoti. L’inchiesta venne riaperta nel 1996, dopo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Palazzolo, e nel novembre 1997 venne emesso un ordine di cattura per Gaetano Badalamenti, incriminato come mandante del delitto. La Corte d’Assise ha condannato Vito Palazzolo a trent’anni di reclusione, anche Badalamenti venne riconosciuto colpevole e condannato all’ergastolo. L’indagine sui depistaggi e i favoreggiamenti della Procura di Palermo è stata archiviata definitivamente per prescrizione. La storia di Peppino Impastato è stata raccontata in un famoso film di Marco Tullio Giordana, I cento passi, con l’attore Luigi Lo Cascio nel ruolo di Impastato.