Perché fu ucciso Pier Paolo Pasolini, le diverse “verità” e le teorie del complotto sulla sua morte
Cronaca - di Redazione
Un personaggio enigmatico, come la sua morte ancora oggi al centro di inchieste e misteri. Pier Paolo Pasolini, tra i maggiori intellettuali italiani del Novecento e capace di spaziare dal cinema alla letteratura, fino alla pittura, fu uomo divisivo come pochi: i suoi sono sempre stati giudizi netti e controversi, dalla critica alla borghesia e alla società dei consumi ai ‘protagonisti’ del Sessantotto, dallo schierarsi con i poliziotti dopo Valle Giulia al voltare alle spalle al femminismo sull’aborto.
PPP morì a 53 anni il 2 novembre del 1975, brutalmente pestato e poi travolto dalla sua stesso auto su una spiaggia dell’Idroscalo di Ostia, a Roma.
Dell’omicidio fu incolpato Giuseppe “Pino” Pelosi, all’epoca 17enne di Guidonia Montecelio, già noto alla polizia come ladro di auto e “ragazzo di vita“, fermato la notte stessa alla guida dell’auto dello scrittore.
Pelosi, come affermò successivamente, fu avvicinato da Pasolini e dopo una cena assieme nella trattoria Biondo Tevere si diressero alla periferia di Ostia. La morte di Pasolini, secondo la sentenza, scaturì a seguito di una lite per alcune pretese sessuali dello scrittore che Pelosi non voleva soddisfare, degenerata in un alterco fuori dalla vettura. Il giovane sarebbe stato quindi colpito dallo scrittore con un bastone, del quale poi si sarebbe impadronito per percuotere Pasolini fino a farlo stramazzare al suolo, gravemente ferito ma ancora vivo. Pelosi quindi sarebbe salito a bordo dell’auto di Pasolini e avrebbe travolto più volte con le ruote il corpo, sfondandogli la gabbia toracica e provocandone la morte. Pelosi venne condannato per omicidio volontario in corso e morì nel 2017 all’età di 59 anni.
Una verità giudiziaria che non basta però a chi evoca complotti, anche diversi tra di loro. C’è chi infatti associa l’omicidio di Pasolini all’articolo uscito il 14 novembre 1974 sul Corriere della sera dal titolo “Cos’è questo golpe? Io so (i nomi)“: un atto di accusa generico contro la classe politica che avrebbe nascosto i responsabili delle stragi. “Io so i nomi – scriveva PPP – ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi”.
Altri legano la morte di Pasolini invece al film “Salò, le 120 giornate di Sodoma”. Lo scrittore e regista quella notte sarebbe stato all’idroscalo per riottenere le bobine del film, quindi attirato in una trappola mortale. È questa la tesi del regista David Grieco, che ha chiesto di riaprire le indagini sull’omicidio Pasolini chiedendo di accertare a chi appartengano i tre Dna individuati dai carabinieri del Ris nel 2010 sulla scena del crimine.
Infine la terza ipotesi ‘complottista’, legata in questo caso al romanzo rimasto incompiuto “Petrolio”, pubblicato postumo nel 1992 e incentrato sull’Eni. “Non doveva parlare più. La sua voce andava spenta. E il libro a cui stava lavorando, Petrolio, sul caso Mattei, non doveva uscire”, spiega al riguardo Guido Calvi, per tre legislature parlamentare dei Ds e storico ‘avvocato della sinistra’.