Il provvedimento del Quirinale

Mattarella firma cinque grazie, c’è anche l’ex calciatore libico condannato come “scafista” per la strage di Ferragosto 2015

Cronaca - di Redazione

23 Dicembre 2025 alle 11:17

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Foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica
Foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica

Come ormai da tradizione quando l’anno è agli sgoccioli, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha concesso la grazia nei confronti di persone condannate, cancellando del tutto o parzialmente le loro pene grazie al potere conferito al capo dello Stato dall’articolo 87 della Costituzione.

Quest’anno, come comunicato dal Quirinale, le persone graziate sono Franco Cioni, Alessandro Ciappei, Gabriele Spezzuti, Zeneli Bardhyl e Alla F. Hamad Abdelkarim. In tutti e cinque i casi, al di là della motivazione personale, la grazia è stata decisa anche col parere positivo del magistrato di sorveglianza.

Tra i provvedimenti ce n’è uno che ha provocato una insolita ingerenza politica, una manifestazione di “stupore e perplessità” che emerge da ambienti della Lega, secondo quanto riferisce il Corriere della Sera.

Il presidente Mattarella ha infatti concesso una grazia parziale ad Alla F. Hamad Abdelkarim, un cittadino libico di 30 anni, studente di ingegneria ed ex calciatore in patria. Nella nota della presidenza della Repubblica si dice che Mattarella ha tenuto conto del suo “proficuo percorso di recupero” e “del contesto particolarmente complesso e drammatico in cui si è verificato il reato”.

Alla è stato condannato a 30 anni di reclusione in via definitiva con sentenza di Cassazione per omicidio plurimo e violazione delle norme sull’immigrazione in concorso con altri. Aveva 20 anni quando, il 14 agosto 2015, salì a bordo di una imbarcazione di fortuna tentando di arrivare in Italia per una nuova vita lontano dal caos libico, sperando in un futuro nel calcio europeo. Quella traversata invece prese il nome di “strage di Ferragosto”: in quel viaggio della disperazione su un barcone stracarico di migranti morirono asfissiate 49 persone.

Come racconterà agli inquirenti, pagò all’insaputa dei familiari mille euro a degli scafisti di Zuwara, a ovest di Tripoli, per raggiungere l’Italia. Dopo oltre 5 ore di navigazione iniziarono i problemi, con la stiva strapiena in cui morirono poi 49 persone. Vittime scoperte quando l’imbarcazione in difficoltà, segnalata a 135 miglia a sud di Lampedusa, venne soccorsa: fu poi a bordo della nave norvegese Siem Pilot che sbarcarono in Sicilia 313 migranti e i 49 cadaveri.

Alla venne ascoltata dagli inquirenti prima come testimone, poi lui e i suoi due amici si ritrovarono ad essere indagati. Due anni dopo la Corte di Assise di Catania lo condannò a 30 anni di carcere, sentenza confermata in appello nel 2020 e poi in via definitiva dalla Cassazione, che lo scorso giugno ha respinto la richiesta di revisione del processo. A nulla sono valse le tesi discusse nel processo dagli avvocati della difesa, che hanno sempre sostenuto l’innocenza del giovane, evidenziando al contempo l’esiguo numero dei testimoni che l’hanno accusato e le condizioni di shock in cui hanno reso testimonianza.

Fallito anche il tentativo delle autorità di Bengasi di uno scambio: i tre amici condannati, tra cui Alla F. Hamad Abdelkarim, in cambio dei 18 pescatori che erano a bordo di due pescherecci di Mazara del Vallo sequestrati dai libici perché avrebbero pescato in acque di loro competenza.

La grazia concessa da Mattarella in questo caso è parziale, cioè estingue solo una parte della sua pena. Secondo il suo legale, l’avvocato Cinzia Pecoraro, “grazie al provvedimento di clemenza del presidente al mio cliente resteranno da scontare sei-sette anni, con la liberazione anticipata. In ogni caso potrà cominciare a fruire dei permessi e delle misure alternative alla detenzione”.

Sulla sua vicenda giudiziaria Alla F. Hamad Abdelkarim ha scritto un libro autobiografico, “Perché ero ragazzo”, pubblicato quest’anno da Sellerio, attraverso lettere inviate alla ricercatrice e attivista Alessandra Sciurba, conosciuta in un laboratorio in carcere. Nel carcere dell’Ucciardone di Palermo l’ex calciatore ha imparato l’italiano, si è diplomato una seconda volta e ha scoperto la passione per l’arte e la scrittura grazie ai laboratori proposti ai detenuti.

di: Redazione - 23 Dicembre 2025

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