Tornano i colonnelli

Il discorso del generale Carmine Masiello, la guerra come valore supremo

Un discorso del capo di stato maggiore della Difesa ai suoi allievi. La guerra come valore supremo. Vogliono rieducarci e farci capire che costruire armi e armarsi e morire è il destino degli onesti

Politica - di Luca Casarini

19 Dicembre 2025 alle 16:30

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Photo by Mauro Scrobogna / LaPresse
Photo by Mauro Scrobogna / LaPresse

C’è stato un sondaggio sugli italiani e la guerra. Bene. Voi non lo crederete ma il 40 per cento si è dichiarato pacifista. Ha detto: “no io sono pacifista e non difenderò il mio paese”. Il 25 per cento ha detto; “Ma io onestamente darei dei soldi a dei mercenari. Farei difendere il mio paese a delle compagnie di mercenari. I contractor”. Il 20 per cento ha detto: “Io scapperei dal mio paese”. Quindi rimane un 15 per cento di persone che si sacrificherebbero per il loro paese. È un dato abbastanza scoraggiante. Mi viene da pensare alla prima guerra mondiale. Voi dite: “Perché pensi alla prima guerra mondiale?” Penso alla prima guerra mondiale perché in quell’occasione l’esercito italiano, che si era costruito da 50 anni o poco più, è andato in guerra sulle trincee del Carso e sono morti 650 mila giovani che andarono a morire per difendere il loro paese Ora la domanda che dovremmo tutti porci è: come abbiamo fatto in poco più di cento anni a dilapidare questa coscienza nazionale, a dimenticarci cos’è l’Italia, a dimenticarci l’importanza della patria?

Quelle che avete appena letto sono parole pronunciate dal Generale di Corpo d’Armata Carmine Masiello, l’attuale Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Italiano dal 27 febbraio 2024 dopo essere stato Sottocapo di Stato Maggiore della Difesa. È una lezione “motivazionale “ e di formazione per gli ufficiali operativi e addetti alla comunicazione esterna e si inserisce in un quadro più ampio di “dispositivo di “ri-educazione” dell’opinione pubblica alla guerra. Sta avvenendo in tutti i paesi europei ad opera innanzitutto degli apparati militari, oltre che della politica dei governi. Le “esternazioni” dei generali, come quella di Cavo Dragone in Italia sulla “guerra preventiva”, finiscono sui tabloid anche nel Regno Unito. Anche lì, preceduto dal suo omologo francese, il capo di Stato maggiore ha fatto uscire un messaggio preciso: “le famiglie devono prepararsi a sacrificare i propri figli in una guerra imminente con la Russia”.

L’oggetto è per tutti, a cominciare dal segretario generale della NATO Mark Rutte, la ri-educazione delle riluttanti opinioni pubbliche, alla guerra e nella fattispecie a quella contro la Russia. Intesa come guerra “boot on ground”, con invio di giovani europei al fronte.
Tornando al Generale Masiello, interessante ascoltare la chiave storico culturale che utilizza per valorizzare la guerra: il “sacrificio” di oltre 650 mila giovani soldati italiani durante la prima guerra mondiale. Non una parola ovviamente sull’ampiezza di quella che fu una delle due grandi tragedie del secolo scorso: la Prima Guerra Mondiale causò una carneficina enorme, con oltre 16 milioni di morti totali (militari e civili), di cui circa 9-10 milioni di soldati, rendendola uno dei conflitti più sanguinosi della storia. Le perdite maggiori furono tra Germania (circa 1.8M) e Russia (oltre 1.7M), mentre l’Italia ebbe circa 650.000 soldati caduti su oltre 1.2 milioni di morti totali (militari e civili). Oltre 20 milioni di uomini furono feriti o mutilati.

Nel programma di ri-educazione invece, il target sono quei giovani “che, non ci crederete, si dichiarano pacifisti”. O quelli che “diserterebbero” se chiamati alla guerra. Secondo un’indagine Istat infatti, i numeri del rifiuto all’arruolamento da parte dei giovani italiani, sono altissimi: 85% in una maniera o nell’altra. Il generale Masiello dice alla sua platea che sono dati “scoraggianti “. Come è potuto accadere, si domanda. Forse anche i dati della seconda guerra mondiale oltre che quelli della prima, gli verrebbero in aiuto per capire le ragioni “che in cento anni ci hanno portato a questa situazione: La Seconda Guerra Mondiale causò una perdita umana immensa, stimata tra i 50 e i 70 milioni di morti, rendendola il conflitto più sanguinoso della storia, con la maggioranza delle vittime civili, soprattutto in Unione Sovietica (oltre 20 milioni) e Cina, seguite da Germania e Giappone. L’Italia ebbe perdite significative, con centinaia di migliaia di vittime, militari e civili. Tra 415.000 e 443.000, di cui circa 330.000 militari e 85.000 civili.

Ma il programma motivazionale per far abituare di nuovo alla guerra in Europa, si sta dispiegando con interventi che non si limitano alla formazione interna, ma si espandono in una più generale “azione sociale”. Ad esempio l’operazione “Alma Mater” che ha coinvolto l’università di Bologna. È stata creata ad arte una polemica pubblica che ha avuto come bersaglio proprio una delle università più prestigiose. Il regista dell’operazione è anche questa volta il generale Masiello, che decide di montare un caso sul presunto rifiuto dell’Università di attivare un corso per ufficiali dell’esercito che affiancasse quelli per i civili, con tanto di sede e uffici all’interno della stessa università. Ovviamente, nessuno mai ha rifiutato l’iscrizione ai corsi dei militari, perché sono aperti a tutti i cittadini al di là della loro professione o status. Ma il tema non era la filosofia, o le scienze della politica, o la sociologia. L’obiettivo era aprire fisicamente dentro l’università un dipartimento militare, che si sarebbe trasformato in fretta in un ufficio arruolamento, oltre che in una vetrina di “normalizzazione” della presenza dei militari in un ambito di civili. Il target di queste “campagne” è la popolazione giovanile, quella utile ad “immolarsi per la patria” come dice nel video il generale. Quindi popolazione scolastica e universitaria in primis. A Palermo nel novembre scorso, È stato allestito in pieno centro il “villaggio dell’esercito”, con carri armati in bella mostra e armamento pesante a disposizione dei bambini perché potessero “ammirarlo”. La foto di un bimbo di pochi anni che con l’aiuto di un militare, imbraccia un rpg per il lancio di missili terra-aria, è stata quella che ha meglio spiegato il “valore educativo” dell’iniziativa, letteralmente imposta dal ministro Crosetto al capoluogo siciliano.

Il mantra è: la guerra bella o brutta, è necessaria. L’articolo 11 della Costituzione? Roba vecchia, da cancellare. D’altronde non siamo il paese nel quale la premier dichiara la sua fedeltà al motto “se vis pacem para bellum”? Curiosita’: alla fine dell’Ottocento una fabbrica di armi tedesca, la Deutsche Waffen und Munitionsfabriken, usò la seconda parte della frase, para bellum, come indirizzo telegrafico di una sua filiale. Come conseguenza, la parola parabellum, scritta senza spazi, fu usata per identificare un loro prodotto, la pistola Luger parabellum, molto diffusa fino alla Seconda guerra mondiale. Ecco, forse sarebbe meglio parlare di armi. Di produttori e venditori di armi, gli unici in questa storia della guerra, a trarre enormi profitti. Si sa, il mercato ha bisogno delle sue vittime. Giovani, preparatevi ad immolarvi per il mercato, per i dividendi, per il profitto. Lo chiamano “patria”, ma alla fine è sempre una vecchia fabbrica di armi.

19 Dicembre 2025

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