Il candidato
Riccardo Szumski a sorpresa in Veneto, il medico radiato era l’outsider delle elezioni: “Non chiamatemi No Vax, sono Free Vax”
Dalle proteste contro i vaccini e il Green Pass, al risultato del voto regionale. "Abbiamo fatto l'impresa ma il bello comincia adesso". Già sindaco di Santa Lucia di Piave
Politica - di Redazione Web
Non chiamatelo No Vax, si definisce Free Vax. Riccardo Szumski è riuscito nella sua impresa, una campagna elettorale partita come prolungamento della protesta all’obbligo vaccinale e all’obbligo di Green Pass. Si è candidato alla presidenza della Regione Veneto con “Resistere Veneto”. Una formazione che si rivendica essere nata e cresciuta orgogliosamente dal basso fin dal 2021: ha raccolto 30 mila firme per presentare le viste. “Abbiamo fatto l’impresa ma il bello comincia adesso”, ha commentato in quanto è riuscito a superare sicuramente la soglia di sbarramento.
Szumski è un outsider, anti-sistema che pesca nei bacini elettorali delusi sia di destra che di sinistra. È nato in Argentina, a Bernal. Quel cognome è però dovuto a origini polacche. È stato sindaco di Santa Lucia di Piave, in provincia di Treviso, circa novemila abitanti vicino Conegliano. È stato eletto la prima volta nel 1994. È stato rieletto nel 1998, nel 2012 e nel 2017. Ha avuto un passato nella Lega, corrente veneta, quella dell’indipendentismo più spinto.
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È stato medico di base. Per le sue posizioni sui vaccini anti-covid e anti-Gree Pass, nel 2021 è stato radiato dall’ordine. In particolare per aver rilasciato “certificati di esenzione dalla vaccinazione a pazienti” e per aver effettuato “cure domiciliari, non previste in alcun protocollo anti Covid”. Sosteneva che i vaccini non erano necessari mentre lo erano le terapie per curare le forme più gravi della malattia. Ha fatto comunque ricorso e sostiene che la radiazione è sospesa.
A differenza dei grandi partiti, ha chiuso la sua campagna venerdì 21 a Venezia, a Madonna della Salute, con una passeggiata-pellegrinaggio che ha messo ancora una volta al centro la Sanità. Il servizio pubblico, il burnout degli operatori, le lunghissime liste d’attesa. “È ormai evidente la deriva di una gestione impostata al risparmio con meno operatori e turni sempre più insostenibili”, aveva spiegato al Corriere della Sera. “Medici e infermieri fuggono nel privato soprattutto per difendere la loro qualità di vita. Nella sanità pubblica mancano gli approvvigionamenti, le liste d’attesa sono un problema enorme. E poi, diciamolo chiaramente, io non ho nulla contro il privato ma ormai è chiaro che se hai i soldi puoi curarti in tempo utile, se non li hai rinunci alle cure”.
La sua candidatura era una scommessa, la soglia di sbarramento era al 3%. Già alla vigilia del voto, negli ultimi sondaggi possibili, Ipsos per il Corriere della Sera lo pronosticava al 5,7%. “Faremo una battaglia per una trasformazione della sanità più attenta alle persone – le parole di Sumski a Radio Veneto24 – adesso i medici sono costretti a guardare più al risparmio che alla salute – ha spiegato – Ci interesseremo della montagna e del territorio e di una moneta veneta, usando un credito irap che trasformeremo in moneta digitale. I sognatori sono quelli che vincono, dedico questo risultato alla mia famiglia, e a Patrizia Bressan nostra volontaria prematuramente scomparsa”.