Ascoltare l’urlo di una generazione

Siamo di fronte ad una situazione di portata storica, a cui occorre rispondere con investimenti sulla scuola, sul diritto all’abitare, sulla salute mentale, sul cambiamento dei modelli in cui riconoscersi

News - di Sarah Brizzolara

26 Settembre 2025 alle 18:01

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Photo by Claudia Vanacore/LaPresse
Photo by Claudia Vanacore/LaPresse

I fatti di cronaca ci consegnano situazioni tragiche e allarmanti che non possiamo sottovalutare e di cui dobbiamo dare una lettura. Gli episodi di suicidio di giovanissimi, spesso legati all’ambiente scolastico a forme di discriminazione e bullismo. La crescente pressione a conformarsi a degli standard, ad una normotipicità oppressiva.

Una società sempre più prestazionalista e selettiva, in cui chi non raggiunge gli obiettivi che gli vengono imposti si sente sempre più inadeguato escluso. Chi può se ne va, magari anche all’estero, cercando e spesso trovando condizioni di vita, di riconoscimento economico e di abitabilità, anche sociale, migliori. Chi resta, spesso perché non ha gli strumenti culturali ed economici, se ne va in un altro modo, sviluppando forme di presa di distanza dalla società a volte anche violente, non rendendosi magari nemmeno conto delle conseguenze delle proprie azioni. Quelli che i media chiamano “maranza”, utilizzando una delle tante etichette che non aiuta a comprendere i fenomeni, sono ragazzi e ragazze che vivono al nostro Paese senza sentirsene parte. Respinti e rassegnati all’idea che non esistano spazi per loro.

Dobbiamo avere l’ossessione di generare nuove forme di inclusione, di apertura e di ascolto. Dobbiamo dimostrare a questa generazione che la politica non è quella che gli è stata raccontata, ma è l’occasione di cambiare davvero un mondo che ha preso una direzione in cui loro non si riconoscono (io credo giustamente). Dobbiamo essere più consapevoli che questa è un’emergenza. Quando l’OMS dice che il suicidio la seconda causa di morte in Italia nella fascia di età compresa tra i 15 e i 29 anni, che è in aumento l’uso di sostanze e il ricorso alle comunità terapeutiche, si abbassa l’età media dei detenuti nelle carceri e aumentano gli episodi di abbandono scolastico o, come sarebbe più corretto dire, di espulsione scolastica, significa che siamo di fronte ad una situazione di portata storica, a cui occorre rispondere con un impegno politico ed economico.

Con investimenti sulla scuola, sul diritto all’abitare, sulla salute mentale, sul cambiamento dei modelli in cui riconoscersi. Il contrario della ricetta della destra che colpevolizza, giudica, risponde con la repressione e la sanzione. Occorre un’alleanza sociale tra tutti i soggetti che vogliono cambiare questo paradigma e farsi davvero carico di questo urlo disperato. Ci stiamo giocando una generazione.

26 Settembre 2025

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