Il futuro degli Azzurri

Progetto Baggio per la Nazionale del futuro, storia del programma per rilanciare la FIGC buttato nel cestino nel 2013

Sport - di Redazione

2 Luglio 2024 alle 17:15

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Progetto Baggio per la Nazionale del futuro, storia del programma per rilanciare la FIGC buttato nel cestino nel 2013

Dopo l’ennesimo fallimento del calcio italiano, con la Nazionale di Luciano Spalletti uscita agli ottavi di finale contro la Svizzera dopo prestazioni a dir poco sottotono agli Europei di Germania, nelle “stanze dei bottoni” e sui principali quotidiani e tv è rifiorito il dibattito sulle fatidiche “riforme” necessarie per dare una svolta al mondo del pallone.

Per trovare idee non bisogna andare molto lontano: basterebbe recuperare dal cestino l’impressionante programma da 900 pagine redatto da Roberto Baggio, il “divin codino”, preparato nel lontano 2011 quando venne nominato presidente del Settore Tecnico della Federazione su proposta dell’allora presidente Giancarlo Abete in accordo col presidente dell’Aiac Renzo Ulivieri.

Baggio, l’arrivo e le dimissioni dalla Figc

Un documento messo a punto dopo un altro clamoroso fallimento della Nazionale, quello del Mondiale 2010 in Sudafrica, quando gli Azzurri guidati da Marcello Lippi uscirono nel girone con Paraguay, Slovacchia e Nuova Zelanda racimolando soltanto due punti.

Un programma sostanzialmente rimasto lettera morta per l’immobilismo dei vertici della Federazione che lo avevano chiamato per dare una svolta al Settore Tecnico, come denunciato dallo stesso Baggio due anni dopo, nel 2013, quando in una intervista al Tg1 annunciò le sue dimissioni.

Non mi è stato permesso di lavorare – dichiarò Baggio – il mio programma di 900 pagine è rimasto lettera morta. Ne traggo le conseguenze, non sono più disponibile ad andare avanti”. Nel corso dell’intervista al Tg1, Baggio spiegò i motivi alla base della sua decisione, giustificando anche le sole 3 presenze in 23 riunioni del Consiglio Federale: “Non avevo diritto di voto e ho capito che era inutile stare ad assistere a riunioni che nulla avevano a che fare con il mio incarico di presidente del settore tecnico. Faccio un esempio: quando abbiamo presentato il progetto, abbiamo fatto cinque ore di anticamera e abbiamo avuto un quarto d’ora per presentarlo. È stato approvato, sono stati stanziati 10 milioni, e sono grato al presidente Abete. Ma purtroppo al momento non ho ricevuto i fondi, e tutto è rimasto sulla carta”.

Il progetto Baggio per riformare il calcio italiano

Nel dire addio al suo incarico nella Federazione, Baggio ricordò che al suo programma avevano lavorato 50 persone per un anno,. L’obiettivo: “Rinnovare dalle fondamenta la formazione di chi insegna calcio ai bambini e a i ragazzi con l’obbiettivo di crescere buoni calciatori ma soprattutto buoni uomini”, perché “oggi più che mai l’etica e i valori devono diventare i punti fondamentali nell’educazione e nell’insegnamento anche nel calcio”.

In particolare il piano Baggio prevedeva una divisione dell’Italia “calcistica” in 100 distretti, con 3 allenatori federali ciascuno: l’obiettivo era quello di visionare 50mila partite all’anno e scovare così i talenti migliori. Ma fondamentale era anche il rapporto “quotidiano” con i settori giovanili e che la filiera fosse “informatizzata”, con la creazione di un enorme database multimediale in cui fossero presenti esercitazioni, test e partite filmate e catalogate. L’obiettivo era quello di portare i ragazzini, i calciatori del domani, a giocare con un imperativo: il “rapporto con la palla”, curare dunque l’aspetto tecnico.

All’epoca Abete nel commentare le dimissioni di Baggio sottolineò il fatto che il progetto presentato dal “divin codino” fosse rimasto ‘sulla carta non per volere della Figc: “Il progetto elaborato con l’ausilio di consulenti esterni – aveva raccontato il numero uno della Federcalcio – era stato discusso in Consiglio federale e modificato: in principio era finalizzato allo scouting di calciatori, ma quello spetta al Club Italia e ad Arrigo Sacchi. A Baggio spettava la formazione dei tecnici. Il Consiglio federale ha concordato le modifiche e stanziato i soldi, che ci sono e non sono un problema. Ma poi era il settore tecnico a dover dare seguito, con la Lega Dilettanti, per la nascita di centri federali in tutte le regioni. E invece si è fermato lì, non ha fatto il secondo passo. Evidentemente per una scelta di Baggio”.

di: Redazione - 2 Luglio 2024

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