Dal 16 maggio in edicola

L’Unità sarà un problema per Giorgia Meloni

Editoriali - di Piero Sansonetti

9 Maggio 2023 alle 17:50 - Ultimo agg. 15 Maggio 2023 alle 18:02

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L’Unità sarà un problema per Giorgia Meloni

Tante storie finiscono: nella vita, nella politica, nel giornalismo. La storia dell’Unità no: non finisce. Neanche questa volta. È stata per un secolo una spina nel fianco del potere e un pilastro della politica. È stato il giornale che ha permesso al Pci, nella seconda metà del Novecento, di essere la colonna portante della nostra democrazia. È stato il giornale che ha fatto da scudo ai lavoratori e ai poveri, e ha tenuto in alto molti valori che nessun altro difendeva. Il valore dell’uguaglianza, che oggi è ripudiato dal pensiero dominante e considerato quasi un freno alla modernità. Invece l’uguaglianza è la modernità. L’Unità dalla torna in edicola fondamentalmente per questa ragione. Per ridare corpo, forza e idee a cinque valori che noi consideriamo essenziali per la modernità: l’uguaglianza, la democrazia, il garantismo, la nonviolenza e la libertà.

Vogliamo che tornino a formare una ideologia, una vera e propria ideologia che sappia opporsi e contrapporsi alle ideologie dominanti, che sono le ideologie mascherate di chi ritiene che il potere sia la chiave della modernità, e la forza sia lo strumento principale del potere. Non ci si può opporre all’ideologia dominante con idee sparse. Occorre una nuova ideologia, libera e moderna.
Questo giornale, tutti i giorni, lo troverete dalla stessa parte: dei migranti, dei prigionieri, dei lavoratori, delle minoranze, delle donne. Lo troverete contrapposto ai grandi poteri: quello della magistratura, quello dell’economia e quello della politica. Li ho messi in quest’ordine perché così, oggi, funziona la piramide del potere. E alla base di questa piramide c’è la società vera, debole, silenziosa, dolente. E dentro la quale non nasce più da tanti anni il vento della rivolta, ma scoppietta, iroso e inconsistente, il fuoco del populismo, pieno di odio e privo di lotta. Costruito sull’ipocrisia, sulla riaffermazione del potere di chi il potere ha.

Ho passato all’Unità tutti gli anni della mia giovinezza. Sono stati gli anni del successo di quel giornale. Dal 1975 fino al 2004. Entrai con Luca Pavolini direttore, e poi ho avuto Reichlin, Petruccioli, Macaluso, Chiaromonte, Mussi, D’Alema, Foa, Veltroni e Colombo. Tutti grandi personaggi della politica e dell’intellettualità italiana. Mi hanno trasmesso una visione, dei punti di vista e la grande capacità di dubitare e di dissentire sempre. Mi hanno spiegato che la politica è una cultura e un’arte, e anche che la politica senza giornalismo è debole, è teatro, ambizione, comando, ma non è ideale. E che il giornalismo è capacità di racconto, di pensiero, di commento, di obiettività, ma anche di sdegno. L’Unità che la settimana prossima torna in edicola sarà un giornale socialista, libertario, garantista, pacifista, per molti versi anche cristiano. Si opporrà allo sfruttamento, alla guerra, alla sopraffazione. Chiederà la fine della repressione e dello strapotere della magistratura, la fine del potere militare, il ritorno dell’economia all’etica e ai principi. E cercherà di ridare fiato e anima alla politica-politica.

Un giornale di sinistra è costruito su tre elementi: l’informazione, il pensiero e la lotta. Su questi principi sarà costruita la nuova Unità, che partirà dall’antico, dalla sua fondazione, dal maestro dei maestri: Gramsci. Proprio lui, il fondatore del partito comunista, della nuova sinistra italiana, l’oppositore fiero e coraggioso del fascismo, il grande intellettuale, il pensatore, il marxista, l’eroe, il prigioniero. E partendo da Gramsci ritroverà il valore dell’antifascismo non come retorica ma come lotta all’autoritarismo, al giustizialismo, al nazionalismo, alle prigioni. Cara Giorgia Meloni, per te sarà un problema. Un vero giornale di sinistra, forte e coerente, moderno e laico è sempre un problema per un governo. In particolare per un governo come il tuo, reazionario e spostato all’estrema destra come mai nessun altro governo italiano è stato. Cara Meloni, il tuo governo ci ricorda il governo di Ferdinando Tambroni, luglio ‘60, che fu rovesciato da un moto popolare poderoso, del quale furono protagonisti dei ragazzini di 20 anni che indossavano le magliette a strisce. Dalla caduta di quel governo nacque il centrosinistra, e il riformismo degli anni ‘60, e il cattolicesimo ribelle, e il comunismo che riscopriva la libertà e la fantasia. E poi il ‘68. Ora sulla tua strada c’è un avversario in più. Finora dai giornali hai avuto solo qualche sberleffo. Non sai bene cosa sia l’opposizione nell’informazione. Ci dispiace: da martedì prossimo lo saprai.

9 Maggio 2023

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